Inter-Cagliari (1-4)/ Ansia + insicurezze = debolezza mentale

- Giovanni Piolli

Giovanni Piolli analizza la sconfitta dell'Inter in casa contro il Cagliari, con il clamoroso punteggio di 1-4, nella partita valida per la quinta giornata del campionato 2014-2015

dodo_kovacic (INFOPHOTO)

Clamorosa sconfitta dell’Inter a San Siro che contro il Cagliari torna ad essere un’incognita discontinua. La squadra di Mazzarri si ritrova in dieci alla mezz’ora del primo tempo sul risultato di 1-1. Nagatomo, già autore di un assist disgraziato a favore dell’avversario Sau, si fa espellere per due falli da ammonizione e i suoi compagni cedono mentalmente. Il primo gol di Ekdal arriva dopo un minuto dall’uscita del capitano giapponese, troppo presto per spiegarlo con l’alibi dell’uomo in meno. La paura assale i calciatori neroazzurri, che dimostrano tutto la debolezza e la mediocrità a livello di testa, e prendono altre due reti. Solo un super Handanovic, che para un rigore a Cossu, evita la cinquina dei rossoblu. Nel secondo tempo l’Inter prova a fare la partita, l’uomo in meno non si avverte, ma a provarci davvero sono solo Osvaldo e Guarin ed il risultato non cambia. La tenuta psicologica dell’Inter è preoccupante. Prendere tre gol in quindici minuti, sebbene in dieci e nonostante l’allenatore non faccia nulla per aggiustare gli equilibri di squadra, dimostra l’insicurezza e la paura che questa squadra ha nella sua identità. Mazzarri, che siamo abituati a vedere grintoso a bordo campo, ha probabilmente trasmesso troppa ansia ai propri giocatori. La discontinuità che accompagna le squadre allenate dal tecnico toscano, dimostra che più che carattere forte, Walter Mazzarri trasmette ansia ed insicurezze. Il tecnico neroazzurro è un allenatore esperto e sarà capace di ritrovare l’equilibrio perso dai propri ragazzi. L’impressione che l’Inter continua a dare è quella di essere una squadra fragile, che alla prima difficoltà non è in grado di reagire. Il dna e la storia di questi colori raccontano un’altra storia, fatta di un carattere forte e capacità di combattere; una squadra che fino al novantesimo onora la maglia e che a black out clamorosi risponde con lampi di grande calcio all’interno di novanta minuti, in poche parole: la “pazza Inter”. È chiaro che troppi titolari non sono giocatori da Inter e che l’allenatore, non all’altezza della storia dell’Inter, è forse al momento l’unico che può costruire qualcosa di positivo con questi interpreti. È importante in questa stagione che i giovani che devono esplodere acquisiscano la maturità necessaria, che si arrivi in Champions e che si sanino le casse del club. Il futuro passa per queste tre tappe, altrimenti è anche inutile parlare di un futuro degno dei colori del cielo e della notte. I punti persi contro squadre più che abbordabili ricordano la stagione passata, nonostante la squadra di quest’anno sia migliore di quella della scorso anno. Serve tutt’altra mentalità e cattiveria. Non a parole nelle dichiarazioni, ma sul campo e subito.







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