DIARIO OLIMPICO/ San Giuseppe Freinademetz, il Patrono delle Olimpiadi
Partito dalle dolomiti italiane, “Beppino” raggiunse la Cina fondando una missione. Nel 2003 la consacrazione da parte di Giovanni Paolo II. ANTONIO QUAGLIO ne fa un breve ritratto 11 agosto 2008 Antonio Quaglio(Foto)
Per i suoi fedeli cinesi - che lo seppellirono il 28 gennaio 1908 a Ji Ning, nello Shandong - era Fu Shen-fu, padre della fortuna. Ma i suoi genitori, poveri contadini di Ojes, in Val Badia, lo chiamavano Ujop: Beppino nella lingua della Dolomiti ladine.
Alla celebrazione solenne del centenario della morte del santo - svoltasi nella cattedrale dell'Immacolata concezione di Pechino, nell'area meridionale di Xuanwumen - ha partecipato anche l'ambasciatore italiano in Cina Riccardo Sessa, che ha ricordato la figura quasi unica di questo “primo della classe”: in una povera scuola di montagna, poi al seminario di Bressanone, infine al quartier generale olandese dei missionari verbiti fondati da sant'Arnoldo Janssen, poi canonizzato assieme al suo allievo altoatesino.
Dopo aver appreso perfettamente la lingua e i costumi locali, Freinademetz raggiunge lo Shandong, dove la presenza cattolica è quasi inesistente. Con 158 battezzati fonda la prima di molte missioni, in un clima sempre difficile.
(Antonio Quaglio)