ESCLUSIVA CALCIOMERCATO/ Juventus, Corini: tutti i segreti di Gigi Delneri

- La Redazione

EUGENIO CORINI ex di Juventus, Chievo e Palermo racconta il neo tecnico bianconero. Caratteristiche, pregi e difetti raccontati da chi per anni ha vissuto a stretto contatto con l'allenatore nativo di Aquileia 

delneri_R375x255_17mag10 Del Neri pensieroso (Foto Ansa)

Nel grande giorno del matrimonio di Luigi Del Neri con la Juventus, il sussidiario.net ha chiamato in causa come testimone di nozze Eugenio Corini, l’ex centrocampista di Chievo e Palermo, che con il mister di Aquileia ha condiviso tante emozioni. Chi meglio di Corini (è stato un suo calciatore nel Chievo dei miracoli e al Palermo), che a luglio dovrebbe ottenere l’abilitazione del patentino di allenatore, può raccontare Del Neri, svelando anche qualche caratteristica tattica dell’ex allenatore blucerchiato.

Eugenio vuole sgomberare subito il campo dagli equivoci e dalle mille voci che si sono sentite in questi giorni: Del Neri è pronto per un club come la Juventus. «In queste ultime ore – afferma Corini – si è fatta molta letteratura sul suo passato: quando ha allenato ha sempre fatto bene. Se con il Porto non è giudicabile perché si è fermato praticamente solo venti giorni, con la Roma ha avuto il difficile compito di arrivare dopo Capello. Comunque, nonostante tutti i problemi, fin quando è rimasto alla guida dei giallorossi, era riuscito a trovare un certo equilibrio e la squadra era settima, poi dopo le sue dimissioni si è salvata solo alla penultima giornata con l’Atalanta. Non si può, quindi, discutere il percorso professionale di Del Neri».

Fra i miti da sfatare, c’è senza dubbio quello legato al carattere di Del Neri, accusato troppo spesso di essere permaloso e non all’altezza nel gestire i grandi campioni. Sul primo punto Corini chiarisce che «il mister è una persona molto disponibile e rispettosa con una gestione chiara nel rispetto, come è giusto che sia, dei ruoli. Dà ed esige rispetto». Mentre per quanto riguarda la gestione e l’impiego dei giocatori di qualità, va ricordato che «da quando è passato per Bergamo con Doni e a Genova con Cassano ha dimostrato che anche questi giocatori possono trovare una collocazione nel suo sistema di gioco».

Il 4-4-2, si sa, è il credo di Del Neri o per lo meno è il modello tattico che meglio conosce. «Questo presuppone che i due centrocampisti centrali corrano molto (ma a un certo livello è quasi scontato) e che soprattutto sappiano fare tutte e due le fasi (difesa e attacco)». Questo, però, non preclude, se facciamo riferimento al suo caso, che uno dei due centrocampisti abbia i piedi buoni: «Io avevo più qualità nella costruzione e al mio fianco c’era uno con più passo e più corsa. Così eravamo complementari. In mezzo al campo ci vuole equilibrio».

Guardando alla rosa attuale della Juve, quale sarebbe secondo lei la coppia meglio assortita tra Melo, Marchisio e Sissoko? «Sono tre calciatori molto forti, ma particolari. Nel gioco di Del Neri forse solo un regista alla Xabi Alonso o alla Pirlo potrebbe essere complementare ai tre, perché nessuno di questi ha una spiccata sensibilità al gioco e al lancio lungo. Questo tipo di giocatore serve in quanto in molti casi sarà la Juve a fare la gara». Si può ipotizzare un impiego di Diego come centrocampista centrale? «No, può agire da trequartista, ma non certo a centrocampo».

 

Nel frattempo il trentanovenne Corini potrebbe essere il Guardiola italiano, provando a imitare il curriculum da allenatore dello spagnolo, dopo che quando erano in attività sul campo avevano caratteristiche simili. Di certo Corini sa che nella sua nuova avventura («ho già qualche contatto con alcune squadre. In che categoria? Nella mia testa vorrei partire dalla B, poi è ovvio che se dovessero arrivare altre offerte importanti, sarei contento») non avrà un modulo di riferimento («preferisco conoscere le caratteristiche dei giocatori a disposizione»). Allo stesso tempo attingerà molto da Del Neri, da quel mister che l’ha rilanciato: «Sì, mi ispiro al sua solidità difensiva, al modo di difendere che poi diventa sempre propositivo in attacco».

 

(Luciano Zanardini)





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