MORTE WEYLANDT/ Esclusiva Moser. Wouter come Casartelli: purtroppo può capitare ma il Giro d’Italia è sicuro

- int. Francesco Moser

FRANCESCO MOSER indimenticato campione della due ruote parla del tragico fatto accaduto oggi durante la terza tappa della corsa rosa che ha visto la morte di un giovane belga

weylandt_cadutoalto_R400_9mag11 Il luogo dell'incidente (Foto: ANSA)

Wouter Weylandt non doveva correre questo Giro d’Italia. Fino all’ultimo il suo nome non era presente nella lista stilata dal direttore sportivo del team Leopard. Poi il Destino ha reso chiaro ed esplicito il suo disegno. Il suo compagno Daniele Bennati si frattura la clavicola durante una corsa in Svizzera. Il belga viene chiamato in tutta fretta e prende il posto dell’italiano nella lista per la corsa rosa. Fino al tragico incontro con la morte, oggi, scendendo i tornati che dal passo del Bocco portano fin giù al mare di Chiavari. «Bisogna andare avanti, ricordardo Wouter. Ogni corridore – racconta Francesco Moser in esclusiva a ilsussidiario.net – fa i conti sempre con la paura che possa capitare una caduta o qualcosa di più grave ma la vince. Altrimenti è meglio che cambi mestiere…».

Moser ha visto cos’è successo oggi al Giro?

Ho visto purtroppo, perchè sono qui anch’io a Rapallo…

Cosa ci può dire della caduta di Weylandt?

Sono cadute che possono succedere tutti i giorni: anche oggi ne sono successe di simili ma nessuno si è fatto male. Il belga invece è caduto da solo e ha picchiato rovinosamente la testa. Mi torna alla memoria quanto successe al nostro Casartelli, durante il Tour del 1995. In quella tappa ci furono tre cadute ma nessun corridore riportò fratture. Poi Fabio cadde e se ne andò via… Le cadute sono cose che in tutte le corse che si fanno bisogna mettere in preventivo.

Quali sono le cause che possono aver creato tutto questo?

L’alta velocità è la prima. Poi se sei nel gruppo con tanti corridori, aumenta il rischio di cadere. Bisogna lottare tantissimo per mantenere la posizione: affrontare una discesa così difficile in 200 corridori non è semplice. La caduta del belga credo sia avvenuta in coda. Quando si è in fondo si tira tanto per non staccarsi dal gruppo e non si può rallentare per non perdere altro terreno.

Il Giro è sicuro?

Sicurissimo. E poi i partecipanti sono tutti corridori professionisti che sanno andare in bici. Lo stesso belga era abituato a correre su piste e strade ben peggiori di quelle liguri. Ripeto: la caduta purtroppo può capitare e anche se hai il casco, non c’è niente da fare. Sono cose che succedono e che bisogna mettere in conto. Per evitarle bisognerebbe non correre più.

 

Un ciclista pensa mai al fatto che gli possa capitare qualcosa di brutto?

Sì, lo pensa: c’è chi ha più paura e chi meno. Da ex corridore dico che non si può andare alla partenza con questa paura. Se non ci fai i conti, ti conviene startene a casa.

 

Il Giro si deve fermare?

Non sono io a decidere, ma credo che debba andare avanti. Oggi è successa una irreparabile fatalità, un lutto che colpisce tutti noi, appassionati e amanti della due ruote.

 

Questo fatto che impatto avrà sugli altri corridori?

I corridori sono abituati a fare i conti con le possibili cadute ma è chiaro che da domani presteranno ancora più attenzione. Non credo serva a molto l’idea di modificare alcune strade o alcuni percorsi. Il giro è sicuro, bisogna andare avanti. Ricordando però in ogni istante l’amico Wouter.







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