Doping atletica / Bragagna: i casi Powell e Gay sono un disastro. Per la Giamaica è coinvolta tutta la squadra (esclusiva)

- int. Franco Bragagna

FRANCO BRAGAGNA commenta per noi gli scandali doping che ieri hanno travolto l'atletica mondiale: pizzicati l'americano Tyson Gay e Asafa Powell più altri quattro giamaicani

gay_bolt_powell Sul podio di Berlino 2009: da sinistra Gay, Bolt e Powell (Infophoto)

Quella di ieri passerà alla storia come una delle domeniche più tristi per l’atletica mondiale. Nel pomeriggio si era diffusa la notizia che lo statunitense Tyson Gay, il più forte rivale di Usain Bolt nella velocità, era stato trovato positivo ad un controllo antidoping. In serata invece è arrivata la notizia della positività di ben cinque atleti giamaicani, fra cui spicca Asafa Powell, ma anche Nesta Carter, suo compagno di squadra nella 4×100, e la campionessa olimpica nella stessa specialità al femminile, Jerome Simpson. La notizia è disastrosa soprattutto per lo sport giamaicano, anche in considerazione del fatto che poco più di un mese fa era stata trovata positiva anche Veronica Campbell Brown, altra stella della velocità mondiale. Tanti campioni in meno ci saranno ai Mondiali di Mosca dal 10 al 18 agosto, ma soprattutto si addensano tante ombre su questo sport, la cui credibilità ha subito un durissimo colpo. Per parlare di tutto questo abbiamo sentito il giornalista di Rai Sport Franco Bragagna, tra i più competenti e appassionati esperti di atletica leggera. Eccolo in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.

Per la Giamaica è doping di squadra? Purtroppo sì, mi dispiace tantissimo per quello che è successo ma bisogna dire che questa vicenda che ha coinvolto alcuni atleti giamaicani ha colpito veramente tutti. Loro dicono di aver preso uno stimolante attraverso un integratore. Io penso personalmente che quello che hanno detto sia stata tutta una scusa. Stupisce questo fatto perché l’organizzazione scolastica e sportiva della Giamaica è molto avanzata e consente di far nascere molti campioni in modo pulito.

Ora possiamo davvero fidarci sulla bontà delle vittorie della nazionale caraibica in questi anni? Purtroppo adesso è normale avere dubbi sui tanti successi dell’atletica giamaicana.

Come è possibile che un atleta si serva ancora di mezzi illeciti come il doping pensando di non essere scoperto? Questo me lo chiedo anch’io, ma ben vengano tanti controlli, perché gli atleti si devono abituare a non servirsi più del doping, come anche nel ciclismo. Anzi spero che questi controlli aumentino anche in altre discipline come il tennis e il calcio.
Quanto perde a livello di immagine il fascino, sportivo e non, di quest’isola? Tantissimo. La Giamaica prima viveva di atletica, era conosciuta in tutto il mondo per le vittorie dei suoi campioni. Ora cambia veramente tutto.
Dispiace poi che ci sia anche Asafa Powell… Lui era stato un atleta perdente, ma molto famoso e certo vederlo invischiato in questo scandalo non fa bene a chi ama l’atletica.
Cosa pensa invece del caso di Tyson Gay? Lo stesso discorso fatto per Powell vale per Gay.

Ora la velocità è solo Bolt? Ci sarebbe anche Johan Blake, che però non è al massimo della condizione. Bolt non dovrebbe avere rivali a questo punto ai Mondiali di Mosca in agosto.

E se lo scandalo del doping toccasse anche lui? Sarebbe un disastro, torneremmo ai tempi di Ben Johnson, con tutte le conseguenze del caso. Bolt poi ha dato una scossa incredibile all’atletica avvicinando a questo sport tantissime persone.

Come ne esce quindi l’atletica, e soprattutto la velocità, da così tanti casi di doping? Male, malissimo, perché tanti ragazzi avranno meno voglia di praticare la velocità. Io però credo nello sport puro, che non si serva di sostanze chimiche. La vera immagine dell’atleta deve essere così: magari risultati meno importanti, ma una serietà agonistica perfetta. (Franco Vittadini)







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