SCIALLA!/ Un film sul rapporto padre-figlio che diventa una sorpresa

- Emanuele Rauco

Francesco Bruni arriva allesordio alla regia con un piccolo film per ragazzi che ha vinto un premio a Venezia. La recensione di Scialla! da parte di EMANUELE RAUCO

Scialla2R400 Una scena del film Scialla! (Foto Ansa)

Bravissimo sceneggiatore, co-autore dei film di Paolo Virzì e scrittore dei film tv tratti dai romanzi di Montalbano scritti da Camilleri, Francesco Bruni arriva allesordio alla regia con un piccolo film per ragazzi (più che sui ragazzi) che ha aperto e vinto il Controcampo Italiano della 68a Mostra del Cinema di Venezia: e nonostante il titolo ammiccante allimmaginario di Maria De Filippi, Scialla! (che significa stai sereno) si rivela un discreto prodotto.

Bruno è un ex insegnante svogliato, completamente disilluso del proprio ruolo, che dà ripetizioni a pagamento e scrive biografie conto terzi (arenandosi sulla vita di una prostituta, anche lei ex) e passando il resto del proprio tempo a lasciar scorrere le giornate, ad ammazzare il tempo. Ma la sua vita cambierà quando scopre che uno dei ripetenti a cui fa lezione, più o meno, è suo figlio; e ora deve prendersene cura, visto che la madre parte per lAfrica. Bruni, ovviamente, sceneggia assieme a Gianbattista Avellino (il regista dei primi film di Ficarra e Picone), una commedia quasi didattica tra lultimo Nick Hornby e gli omologhi prodotti allamericana, che ha un certo coraggio nei temi e nellapproccio morale a porsi in netto e sano distacco dai modelli del genere, come per esempio i film di Brizzi sugli esami di maturità (Notte prima degli esami e Notte prima degli esami oggi).

Lungi dallessere moralista o paternalista, il film ha uno sfondo etico giusto e importante nel descrivere la società contemporanea senza enfasi, né edulcorazioni, parlando del valore dello studio, del lavoro e del denaro in unItalia dominata dalla fascinazione per la fama e la ricchezza, ancora meglio se condite da fascino criminale (le frecciate al culto delle saghe criminali, evidenziate dal cameo di Vinicio Marchioni, Freddo nella serie tv Romanzo criminale e qui un delinquentello locale che ha fatto soldi, ma ama Virgilio).

Bruni mette alla berlina questi elementi e gli pseudo-valori dellItalia che per comodità potremmo definire berlusconiana e li fa scontrare con la caparbietà e lumiltà ideologica di Bruno, un personaggio che pare letterario, coraggioso (e con lui il suo autore) nel non nascondere ogni sua debolezza, anche sessuale, come quando fa balenare un accenno di impotenza – o quantomeno difficoltà – alla donna che vorrebbe frequentare, idea impossibile nellItalia dellostentata virilità, del celodurismo, del ghe pensi mi.

Ne esce così un film che riscatta la convenzionalità dell’intreccio con la verve del tono, la simpatia di personaggi e battute (anche se la parte dell’attrice hard interpretata da Barbora Bobulova abbassa il livello) e un bel rapporto/padre figlio che gioca sulle icone della classicità. Bravo il regista e autore a tenere un registro acuto e non scolastico – nonostante la trama – e ancora più bravi i due protagonisti, Fabrizio Bentivoglio e Filippo Scicchitano, affiatati nel delineare scambi di battute e affetto che lasciano nello spettatore un piacevole ricordo. Tutti insieme per una discreta sorpresa.







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