IN TIME/ Un mondo diviso in classi dove si impara a “usare” il tempo

- Ilenia Provenzi

Nelle sale il film di Andrew Niccol con Justine Timberlake che descrive un futuro in cui il tempo diventa un bene prezioso come il denaro. La recensione di ILENIA PROVENZI

In_TimeR400 Una scena del film In Time

Cosa succederebbe se, nel futuro o in una realtà parallela, la moneta degli scambi fosse il tempo? Niente banconote o assegni, soltanto un orologio digitale tatuato sul braccio che indica gli anni, le ore, i minuti e i secondi a nostra disposizione e con cui possiamo fare la spesa, comprare il giornale, pagare laffitto, i pedaggi e le tasse. E persino giocare dazzardo. questo il mondo di In Time, il film di Andrew Niccol che sembra partire dal celebre assunto il tempo è denaro per raccontare una storia sul significato del presente, descrivendo unumanità in cui la gente è programmata per raggiungere i venticinque anni e, in seguito, deve affannarsi a guadagnare del tempo extra.

Il protagonista, Will Salas (Justin Timberlake), vive nel ghetto, dove la gente è costretta a vivere alla giornata ed è abituata a svegliarsi la mattina sapendo di avere a disposizione unora, un giorno, magari un mese se è fortunata. Come in tutte le società, il costo della vita continua ad aumentare e gli abitanti si ritrovano sempre più spesso in bolletta. Quando il tempo finisce, la persona muore nel punto in cui si trova, senza alcuna possibilità di salvezza.

Anche qui ci sono i filantropi che combattono per allungare la vita dei cittadini, come il defunto papà di Will; i ladri che uccidono senza pietà per conquistare unora in più, come il personaggio interpretato da Alex Pettyfer; e i custodi, che lavorano per mantenere lequilibrio prestabilito. Perché avere più tempo è pericoloso. Basta spostarsi nella Time Zone per trovare il quartiere abbiente, dove gli abitanti hanno centinaia di anni e puntano allimmortalità. Come dei moderni Achille, hanno a disposizione un tempo potenzialmente infinito, ma devono proteggersi da una morte accidentale e così vivono sotto scorta, attenti a non correre alcun rischio.

Quando Will si ritrova in possesso di un secolo, donatogli da un uomo ricco di tempo che intuisce la sua sensibilità, entra nel mondo straordinario degli aspiranti immortali e incontra Sylvia (Amanda Seyfried), unereditiera bella e annoiata a caccia di qualcosa che dia un senso a ogni singolo giorno. Dallincontro tra i due, inseguiti dal guardiano e dai ladri, nasce unavventura alla Bonnie & Clyde, dove la posta in gioco è la vita.

Davvero l’uomo sarebbe felice, se fosse immortale? Se avesse più tempo? Alchimisti, fanatici, artisti hanno da sempre accarezzato l’idea di sconfiggere la morte. Scrittori come Goethe e Oscar Wilde hanno dato la loro interpretazione del tema nel Faust e nel Ritratto di Dorian Gray. A suo modo, In Time sembra riprendere la frase del filosofo latino Seneca, “non è vero che abbiamo poco tempo, abbiamo troppo tempo che non riusciamo a utilizzare”, rivelando che non si può dominare il tempo. Se non sappiamo farne buon uso, finirà per dominarci. Il migliore amico di Will spreca un decennio bevendo fino a morire, incapace di gestire quella che, ai suoi occhi, è una ricchezza immensa. Il padre di Silvia rinchiude la famiglia in una gabbia dorata, terrorizzato dalla morte accidentale. E il ladro finisce vittima della propria avidità.

Come già Gattaca, In Time divide il mondo in due classi, i mortali e gli immortali, gli eletti e gli schiavi, e presenta un eroe che lotta per liberarsi dal ghetto e per offrire agli uomini un’occasione di giustizia. Niccol imposta la storia sulle logiche che dominano il mondo contemporaneo, dove il denaro può comprare tutto e si identifica con la vita, portando alla perdita del senso e dei valori più autentici. Il messaggio è ripetuto più volte, tanto da risultare quasi ridondante: non sarebbe stato male lasciare un velo di allegoria più intellettuale, più implicito, per stimolare la riflessione.

Invece, sembra che dalla metà in poi il film cada nella classica trappola americana, puntando sulle scene action (inseguimenti, fughe, omicidi e colpi di scena) e rinunciando ad approfondire gli spunti antropologici lanciati nel corso della storia. Eppure, In Time resta un film che porta la riflessione sulle tematiche proposte anche fuori dalla sala, un evento che ormai accade di rado.

Alla fine torna in mente una delle tante bellissime frasi di Tolkien, tratta dal Signore degli Anelli: “Non tocca a noi scegliere. Tutto ciò che possiamo decidere, è come disporre del tempo che ci è dato”.





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