SERVIZIO PUBBLICO/ Ultima puntata: “Lascia o Raddoppia”, la crisi della televisione italiana (video). 7 giugno 2012

- La Redazione

Nella puntata andata in onda ieri, l'ultima di questa stagione, Servizio Pubblico torna a parlare della televisione italiana, stretta ancora da molti limiti legati alla censura e dalla crisi

santoro_servizio_r439 Michele Santoro (Infophoto)

Servizio Pubblico, riassunto ultima puntata. 7 giugno 2012 – Nella puntata andata in onda ieri sera, l’ultima di questa stagione, Servizio Pubblico torna a parlare della televisione italiana, stretta ancora da molti limiti legati alla censura e da una profonda crisi. Proprio questultima ha dei precedenti, come la cacciata di Enzo Biagi e i vari licenziamenti, tra cui quello dello stesso Santoro: è partendo da qui che la trasmissione affronterà il legame che soggioga il piccolo schermo alla politica. Ospiti della trasmissione saranno Paolo Mieli (direttore di Rcs libri), Paolo Bonolis (conduttore televisivo), Antonio Padellaro (il Fatto Quotidiano), Carlo Freccero (direttore di Rai 4), Luisella Costamagna (giornalista e conduttrice), Neri Marcorè, Massimo Ghini e Claudio Santamaria (entrambi attori). In collegamento anche Vittorio Sgarbi (critico d’arte e politico), e a “bordocampo” anche le battute di Ficarra e Picone (il duo comico al timone di Striscia la notizia). Durante la trasmissione, anche due interviste: la prima alla giornalista Milena Gabanelli (conduttrice di Report) e la seconda a Simona Ventura (passata dalla Rai a Sky lo scorso anno). Un servizio di Luca Bertazzoni, a inizio puntata, lo vede andare a stuzzicare i vari onorevoli chiedendo come mai nella Agcom siano stati elette persone tutt’altro che svincolate dalla politica, come ad esempio Martusciello e Soro. L’ente dovrebbe essere infatti composto da persone senza appartenenza politica. Ignazio Larussa parla di regolari elezioni meritocratiche, mentre qualcun altro ammette che i curriculum potrebbero non essere stati nemmeno vagliati. Poi Santoro fa parlare di televisione prima di tutto Bonolis, chiedendogli qual è secondo lui il motivo che ha portato il piccolo schermo alla situazione attuale. Bonolis, rimanendo nel suo ambito, ha un’idea chiara in merito: non solo manca la passione, ma anche la competenza, per cui si cerca di andare sul sicuro e accaparrarsi format a basso tasso di rischio. Con lui concordano Ghini e Santamaria, che si dilungano a spiegare come questo fattore si riscontri anche nel panorama cinematografico. Milena Gabarelli, nella sua intervista, parla di meritocrazia: “Monti ha tanto parlato di meritocrazia, ma se come temo che accada si nominano persone incompetenti, queste sono capaci distrarre dai problemi principali dello stato. I partiti sono gestiti, e gestita è anche l’informazione e tutto ciò che ne consegue. Quindi la televisione segue come un convoglio”. Vittorio Sgarbi è d’accordo in toto con la Gabanelli: “Una volta i partiti avevano idee programmatiche. Ora la corruzione ha cancellato tutto. Il problema è che non saprei suggerire una soluzione per eliminare questi ‘nani insignificanti’ che hanno strozzato la possibilità di autonomia di tutto il sistema politico e televisivo. Per farvi un esempio, l’ascolto e il guadagno sono gli unici metri di paragone per proporre novità. E’ forse giusto questo?”. La Costamagna si riconduce al tema iniziale: “La televisione generalista poteva fare di più con l’Agcom. C’è un totale controllo politico della questione, è palese”. Massimo Ghini riporta alcuni dati relativi agli investimenti delle varie reti, raccontando come le pubblicità e le fiction avranno molto meno fondi destinati alla loro realizzazione nel prossimo anno. Un video è poi andato a “scovare” Piero Chiambretti, che al di fuori del centro di produzione Rai di Torino testimonia la crisi della tivù nazionale: “Il problema principale è che la tv nazionale è fatta da politici i quali, per forza di cose, non capiscono granchè di televisione”. Poi, ha tutta una sua teoria riguardo all’andamento delle televisioni: “Il migliore investimento è quello di non fare oggigiorno”. Mieli racconta invece il suo punto di vista sulla “prudenza” delle assunzioni in Rai: “Secondo me hanno paura di quello che successe venti anni fa, quando la Rai rischiando perse la battaglia con Berlusconi in termini di nomine, programmi e personaggi televisivi “. Padellaro poi fa un’aggiunta: “Dobbiamo anche ricordare, attenendoci alla politica, che si potrebbe arrivare alle elezioni a Ottobre. E per me la partita si sta giocando su due livelli: da una parte c’è un paese che non ne può più, dall’altra un sistema che sta mettendo di nuovo le mani sulla torta”. Freccero a questo punto interviene a dare ordine alla questione: “Ci tengo a far presente che la TV generalista sia frutto di un lungo processo fatto di ascolti e consensi politici. Ma si tratta di una logica superata, nella quale ricercare le colpe è compito arduo”. Nella parte finale della trasmissione, la promessa intervista alla Ventura, che racconta brevemente i motivi che l’hanno spinta ad abbandonare la Rai per passare a Sky: “Le pressioni erano diventate eccessive, e i dirigenti non guardavano assolutamente quello che veniva prodotto. Io amavo questa azienda, loro un po’ meno. E per chi come me doveva tanto alla rete, vi era un sottile ricatto, per cui ti facevano capire che ti avevano portato in alto e dovevi a loro molto. Mi auguro per la Rai che qualcosa cambi”. Infine, è la volta delle vignette di Vauro, che riassumendo la puntata chiude definitivamente, coi suoi disegni, la stagione di Servizio Pubblico.







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