GENOA-ROMA/ Luis Enrique dà i numeri ma i conti non tornano

- La Redazione

GENOA ROMA 2-1 (SERIE A). La Roma perde il confronto col Genoa davanti al suo presidente Tom Dibenedetto: un problema di giocatori, di tempo o di modulo? Il commento di CLAUDIO FRANCHINI

Curva_Sud_Roma_r400 Curva Sud (foto Ansa)

La Roma perde il confronto col Genoa davanti al suo presidente Tom Dibenedetto e allo stato maggiore giallorosso al completo. Un’immagine francamente bella quella dei dirigenti romanisti, la fotografia di una grande famiglia che si stringe intorno alla squadra e al suo allenatore, che l’accompagna passo passo e che la sostiene. Perchè questa Roma ne ha tanto bisogno. Ancora una volta, dopo essere passata in svantaggio nella prima frazione di gioco, la squadra di Luis Enrique è riuscita ad agguantare il pareggio al ’38 minuto del secondo tempo per poi vanificare tutto con una disattenzione al novantesimo. La “maledizione dell’ultimo secondo” sta diventando un vero handicap psicologico per il giocatori che col Genoa, più che in altre partite, avevano condotto le danze concedendo solo due tiri (purtroppo decisivi e letali) agli avversari. Il possesso palla, stavolta ben fatto, non è bastato a scardinare la muraglia rossoblù eretta da Malesani. Il Genoa, infatti, si è limitato alla fase difensiva cercando si sfruttare i contropiedi e qualche amnesia difensiva della Roma che puntualmente si è verificata e che alla fine è risultata decisiva. Questo purtroppo è un canovaccio a cui dovranno abituarsi i tifosi giallorossi. La Roma troverà quasi sempre, in Italia, squadre che conoscendo l’impostazione offensiva di Luis Enrique e le debolezze difensive della sua squadra, proveranno a impostare il contropiede “alla Mourinho”. E se la Roma dal canto suo non imparerà ad essere più fluida nella manovra d’attacco e più cinica sotto porta, il “giochetto” prima o poi si romperà. E a farne le spese sarà sicuramente l’allenatore asturiano. Per ora i conti della sua Roma non tornano. E preoccupano. Pur avendo avuto sin qui un avvio di campionato soft (Inter e Lazio le uniche “grandi”) i punti raggranellati sono una miseria e il distacco con le prime è già considerevole. Si tratta ora di capire quanto durerà questo praticantato. E se basterà il tempo a correggere alcuni difetti di impostazione e a far assimilare ai giocatori il sistema di gioco di Luis Enrique. Per ora tutti gli uomini della rosa, Totti in testa, sostengono il mister e sono convinti della bontà del progetto. Qualche miglioramento lo si è anche visto. Ma evidentemente ancora non abbastanza per portare a casa i tre pounti. E questo alla lunga può diventare frustrante. Il dubbio vero è che oltre al tempo servano gli interpreti giusti per fare un certo tipo di gioco. E questi uomini, nonostante l’ottimo calciomercato appena concluso, evidentemente non sono tutti funzionali a una idea di calcio che vuole lo spagnolo. Se l’allenatore è in qualche modo costretto a far giocare Simone Perrotta in difesa come laterale destro, significa che…

…alla Roma manca un terzino di ruolo con certe caratteristiche. Ed è solo uno dei tanti esempi che si possono fare. Ma il tempo delle chiacchiere è finito. Sabato c’è igià l Milan all’Olimpico: E c’è bisogno di un vero miracolo se si vuole evitare una dolorosa figuraccia.

 

(Claudio Franchini)





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