LODO MONDADORI/ Marina Berlusconi presenta esposto contro la sentenza d’Appello di Milano
Oggi Marina Berlusconi ha presentato al ministro della Giustizia e al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione un esposto relativo alla sentenza del 9 luglio scorso
Oggi il Presidente di Fininvest e di Mondadori, Marina Berlusconi, ha presentato al ministro della Giustizia, Nitto Francesco Palma, e al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione un esposto relativo alla sentenza che il 9 luglio scorso ha condannato Fininvest a versare 564 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti, nell’ambito del processo relativo al cosiddetto “lodo Mondadori”.
Marina Berlusconi sostiene infatti che nella sentenza della Corte d’Appello di Milano dello scorso 9 luglio è stato tagliato un passaggio di una pronuncia della Corte di Cassazione ritenuto determinante, oltre ad altri passaggi considerati decisivi. Il risultato, sostiene il Presidente di Fininvest, è che si fa dire alla Cassazione l’esatto contrario di quanto invece la Cassazione stessa chiaramente afferma nella sua sentenza, in modo da creare un “falso” precedente che è stato poi utilizzato per condannare il suo gruppo.
In particolare, nella sentenza di luglio la Corte milanese, ritenendo che il verdetto della Corte d’Appello di Roma del 1991 – che aveva annullato il Lodo dando ragione a Fininvest – fosse frutto di corruzione, ha stabilito che poteva e doveva rifare la causa del 1991 e rideciderla, e ha dato ragione a Cir. Il codice di procedura civile – sostiene Fininvest – dispone esplicitamente, invece, che per ottenere l’annullamento e l’eventuale sostituzione di un verdetto già passato in giudicato bisogna proporre azione di revocazione. Azione che Cir non aveva proposto. Nella sentenza di luglio la Corte d’Appello di Milano ha però dichiarato di volersi attenere al principio affermato dalla Cassazione penale in una sua decisione secondo cui, in caso di corruzione del giudice, la sentenza è inesistente e qualsiasi giudice civile può e deve rifare la causa e rideciderla.
Nell’esposto si dimostra – sempre stando a Fininvest – che la Cassazione ha invece affermato esattamente l’opposto, e cioè che non esiste altra via – diversa dalla revocazione – per rimettere in discussione quanto deciso dalla Corte d’Appello di Roma.
«È un fatto la cui gravità è fuori discussione», ha commentato Marina Berlusconi. «Di fronte a un’enormità del genere, la presentazione dell’esposto, in cui si sottopone quanto è successo alla valutazione delle autorità competenti, è un atto dovuto. Questo naturalmente al di là del ricorso per Cassazione, che seguirà la sua strada».
«Non saremmo mai arrivati a pensare – ha aggiunto – che una condanna a pagare 564 milioni di euro potesse fondarsi addirittura sul “taglio” materiale di una frase e su altre incredibili omissioni nel riportare una sentenza della Cassazione. È stato creato, insomma, un precedente decisivo “su misura” per condannare la Fininvest».
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