SAN VALENTINO 2012/ Rondoni: contro l’amore ridotto a nevrosi, torniamo a Dante
14 febbraio 2012 INT. Davide RondoniFoto: Fotolia
E’ come se l’uomo contemporaneo riduca l’amore a una variante della nevrosi, mentre per gli antichi l’amore è certamente una forza che può far impazzire un uomo, ma in modo certamente diverso. Un’altra cosa da sottolineare è che il moralismo borghese, non quello cristiano, con le sue paure e censure ha molto spesso ridotto l’amore a qualcosa di grottesco, tra erotismo continuo e censura. Questo è il tipico prodotto di matrice non certo cattolica ma borghese; e non a caso Dante, per fare un esempio, pone Paolo e Francesca, cioè le due vittime della passione amorosa, non nel profondo dell’Inferno ma fuori dalla città di Dite, perché considera questo peccato meno grave di tanti altri.
Quanto è lontano l’Amore descritto da Dante da quello attuale?
L’amore di Dante è molto più moderno di quello che si può immaginare, e se un uomo riflette sulla propria esperienza d’amore potrà capire che anche solo ammettendo di essere “innamorato” dà per scontato che sta entrando in un qualcosa, una forza che non è lui a produrre, ma che già c’è. Quindi, rispetto all'attuale riduzione sentimentalistica di cui parlavo, aveva ragione Dante quando diceva che l’amore non è una forza che nasce da noi e che sentiamo, ma che ci prende, ci attraversa e ci porta anche dove non vorremmo.
(Claudio Perlini)
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L'Amore a Dante: "Ego tamquam centrum circuli, cui simili modo se habent circumferentiae partes; tu autem non sic" (Dante, Vita Nuova XII, 22 e ss)