STATO-MAFIA/ Napolitano contro i giudici di Palermo: conflitto fra poteri dello Stato

- La Redazione

Il Capo dello Stato ha fimraotun decreto che solleva il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, mettendosi così contro i giudici di Palermo impegnati nel caso Stato-mafia

napolitano_2_r439 Foto InfoPhoto

Giorgio Napolitano contro i giudici di Palermo? E quello che si potrebbe dire a prima vista leggendo le notizie che stanno rimbalzando fra i media nazionali. Il Capo dello Stato ha firmato un decreto che affida all’Avvocatura di Stato il compito “di sollevare  il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato”. In parole povere, il presidente della Repubblica si metterebbe contro i giudici di Palermo impegnati nelle indagini sulla presunta trattativa Stato-mafia. In particolare il caso sollevato dal Quirinale è quello delle telefonate intercettate tra l’ex ministro degli interni Nicola Mancino e il consigliere del presidente per gli Affari giuridici Loris D’Ambrosio. Nel dettaglio ci sarebbero anche telefonate tra Mancino e Napolitano. Tali telefonate, come impone la legge, sarebbero dovute andare distrutte perché interessavano appunto il Capo dello Stato. Telefonate secondo la tesi di alcuni, in cui Mancino avrebbe chiesto protezione al Quirinale dal coinvolgimento nel processo su Stato-mafia. Il procuratore di Palermo Francesco Messineo non ha ancora disposto la distruzione di tali telefonate Adesso questo conflitto dovrà essere giudicato dalla Corte costituzionale. Come si sa, l’inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia riguarda le accuse secondo le quali lo Stato avrebbe concesso di togliere il carcere duro a decine di mafiosi in galera affinché la mai interrompesse la strategia degli attentati messa in atto nella stagione 1992-93. Molte le personalità politiche allora con incarichi di governo coinvolte, tra cui appunto l’ex ministro Mancino. Nei fatti, dopo la pubblicazione di tali intercettazioni da parte di diversi giornali, Napolitano era intervenuto dicendo: “In questi giorni è stata alimentata una campagna di insinuazioni e sospetti sul presidente della Repubblica e sui suoi collaboratori costruita sul nulla”. IlSussidiario.net aveva intervistato il penalista Carlo Federico Grosso, che aveva dichiarato di essere d’accordo con il Capo dello Stato: “Sono assolutamente d’accordo con lui. Il presidente ha assunto, secondo quanto ho avuto modo di verificare e leggere, un’iniziativa che secondo la valutazione, non solo mia ma di moltissimi giuristi, costituiva un’attività assolutamente legittima. Era stato fatto presente al Capo dello Stato che le Procure che si occupavano della questione trattativa non erano perfettamente allineate. A questo punto Napolitano ha scritto al Procuratore Generale una lettera in cui lo sollecitava a esercitare il potere di controllo sulle attività di tutte le Procure della Repubblica del Paese”. Secondo il giudice Rosario Priore intervistato anche lui da IlSussidiario.net, l’ipotesi della trattativa Stato-mafia è una ipotesi verosimile: E’ un’ipotesi verosimile. “Di fatto, dal momento in cui la trattativa sarebbe stata avviata, stragi mafiose non ce ne sono state più. Posso dirle che, ogni volta che lo Stato si è trovato di fronte ad entità forti e organizzate, si è riusciti a contrastarle con enormi difficoltà. Sappiamo, ad esempio, che vi furono lunghe discussioni in sede legislativa per deflazionare la violenza del terrorismo”. 

Priore aggiungeva nella sua intervista che “Ne derivò una legislazione premiale che prevedeva larghi benefici a chi si fosse dissociato o avesse collaborato. I terroristi addirittura affermarono che si era scoperta una sorta di bomba atomica per attenuare o eliminare i pericoli che derivavano da quel fenomeno. Con il terrorismo internazionale, le cose sono andate ancora peggio. Siamo giunti ad una sorta di patto che via via si è esteso a tutte le organizzazioni della resistenza palestinese”.





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