SVUOTA CARCERI/ Da 66mila detenuti a 63mila, il decreto non risolve il problema

- int. Patrizio Gonnella

Per PATRIZIO GONNELLA, il provvedimento al massimo arresterà la crescita o ridurrà di pochissimo gli ingressi: da 66mila, i detenuti potranno scendere a 63mila. Non è questa la via maestra

carceri_nuovo_R439 Carceri (Fonte Infophoto)

La Camera ha dato il via libera al decreto “svuota carceri” che ora passa al Senato per il voto definitivo. Contro il provvedimento si sono espressi Lega, M5S e Fratelli d’Italia che a Palazzo Madama annunciano opposizione dura. Per Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone che dal 1991 è impegnata nella tutela dei diritti dei carcerati, il provvedimento inciderà in misura minima sul sovraffollamento dei nostri penitenziari e non basterà all’Europa per toglierci la condanna.

Soddisfatto?

Il decreto legge del Governo, che nella formulazione originaria era di buon senso anche se timido, è stato ulteriormente annacquato nella discussione parlamentare.

Cos’è successo alla Camera?

Mi sorprende che ancora ci sia stato un dibattito politico di vecchio stile, che ha nuovamente evocato rischi di riempire le strade di criminali, facendo impaurire le persone, dicendo che usciranno delinquenti e così via. Per di più chiamando questo provvedimento “svuota carceri”, cosa mai più lontana dal vero. Questo provvedimento non “svuota” proprio nulla.

Perché?

Noi dobbiamo rientrare nella legalità penitenziaria. E perché ciò avvenga dobbiamo ridurre quel gap di 30mila unità tra detenuti presenti e posti letto regolamentari. Il decreto “svuota carceri” non basterà a colmarlo? Se va bene, questo provvedimento potrà al massimo arrestare la crescita o ridurre di pochissimo gli ingressi: da 66mila, i detenuti potranno scendere a 65, 64, 63mila. Non è questa la via maestra.

Qual è la via maestra?

Lo dico soprattutto a chi ieri ha costruito “l’asse securitario”, a Lega, M5S e Fratelli d’Italia: dobbiamo superare l’idea che viviamo accerchiati da criminali pericolosi. La nostra vita non è questa. Dobbiamo decidere chi vogliamo mettere in carcere, perché e per quanto tempo. Dobbiamo chiederci se è giusto tenere in carcere gli immigrati anche se non hanno particolari colpe. O se è giusto tenere in carcere circa 20mila tossicodipendenti, senza curarli, aiutarli, sostenerli. Dobbiamo domandarci se è giusto che si vada in carcere per pochi grammi di sostanze stupefacenti, o perché si vendono cd contraffatti. Se si risponde sì, allora costruiamo carceri all’infinito; se si dice no, allora togliamo quelle persone dalla galera.

Sta dicendo che all’Europa non basterà questo provvedimento per togliere la condanna al nostro sistema carcerario?

No, assolutamente. Nella migliore delle ipotesi, se il Senato non lo cambia in peggio – e l’eventualità c’è visto che Pd e Sel al Senato non fanno maggioranza e il Pdl al Senato aveva votato una versione molto più arretrata – nella migliore delle ipotesi, come le dicevo, questo provvedimento farà sì che da 66mila si passi a 64-65mila detenuti. Ma i posti letto sono 37mila. E l’Europa ci dice che possiamo avere tanti detenuti quanti sono i posti letto.

 

Nei giorni scorsi si è sentito spesso parlare di piani di edilizia penitenziaria che consentirebbero di recuperare spazi nelle carceri esistenti. Cosa ne pensa?

E’ inutile fare propaganda. Vadano a raccontarlo agli operatori. Sa cosa significa?

 

Ce lo spieghi.

Vuol dire stipare ulteriormente la gente. Significa togliere tutti gli spazi ricreativi, buttare fuori le organizzazioni laiche e religiose che organizzano attività a favore delle persone detenute e costruire così posti letto. Non è questa la via.

 

Cosa occorre?

Bisogna avere il coraggio di fare riforme che incidono. Anche se va dato atto al ministro Cancellieri di aver impostato un testo che aveva una sua fondatezza, bisogna intervenire nuovamente e ulteriormente su altri provvedimenti – penso alla legge sulle droghe, sull’immigrazione, sulla carcerazione preventiva –. Poi, se questi provvedimenti hanno bisogno di tempo per funzionare, bisogna avere il coraggio di dire: facciamo un provvedimento di clemenza. E se questo provvedimento di clemenza aiuta un ricco e 10mila poveri, per come la penso io, ma anche per la nostra storia e la nostra cultura, preferisco 10mila poveracci incolpevoli fuori piuttosto che sacrificarli in nome di un ricco colpevole dentro.







© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie

Ultime notizie