PRIMA ASCENSIONE MONTE BIANCO / Oggi la vetta si può raggiungere con Skyway, la nuova funivia

- La Redazione

Monte Bianco, il racconto della prima ascensione sul tetto d’Europa avvenuta nel 1786 ad opera di Jacques Balmat e Michel Gabriel Pacard per un’impresa della durata di 14 ore e mezzo.

montebianco_chamonixR439 Monte Bianco

L’impresa compiuta da Michel Gabriel Paccard e Jacques Balmat che, per primi, nel 1786 raggiunsero la vetta del Monte Bianco, sembra davvero un ricordo lontano di fronte alla modernissima funivia Skyway, inaugurata a giugno di quest’anno. Un’opera di alta ingegneria, realizzata in quattro anni di lavoro che permette di raggiungere comodamente la quota di 3466 metri, partendo da Pontal d’Entrèves a 1300 metri di quota, il tutto in circa 20 minuti. In vetta la terrazza circolare, a 350° si apre su Punta Helbronner e offre la splendida vista del Monte Rosa, il Cervino e il Gran Paradiso. Il percorso è suddiviso in tre tappe, con tre stazioni intermedie, perfettamente armonizzate con l’ambiente. Un’opera imponente, in grado di portare in cima al Bianco anche chi non avrebbe mai potuto pensare di farlo, essendo accessibile anche alle persone disabili.

Le 14 ore e mezzo impiegate da Balmat e Paccard nel 1784 per raggiungere la vetta del Monte Bianco da Chamonix sembrano impallidire di fronte ai tempi che gli alpinisti moderni sono in grado di far registrare quando replicano l’impresa e, negli ultimi anni, sono stabiliti numerosi record. Il primo record di ascesa e discesa, ma da Courmayeur, è del 1995, quando Fabio Meraldi ha raggiunto la vetta in 6 ore e 45 minuti, coprendo un dislivello di 3800 metri circa, il record è stato battuto solo 20 anni dopo, nel 2015 da Marco De Gasperi, che ha impiegato due minuti in meno. Il record invece per l’ascesa e la discesa da Chamonix è del 2014, ed è merito dello spagnolo Kílian Jornet i Burgada, che ha impiegato solo 4 ore e 57 minuti e una manciata di secondo. Il cammino da Chamonix è lungo 30km con un dislivello di 3800metri, questo record ha battuto quello compiuto da Pierre-André Gobet che nel 1990 aveva impiegato 5 ore e 10 minuti circa.

Oggi google dedica il proprio doodle al 229° anniversario della prima ascesa del Monte Bianco. Nel doodle è rappresentata una bellissima veduta della montagna, sulla cui cima sono impegnati i due alpinisti Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard, che compirono per primi l’impresa. Dietro alla montagna, come delle nuvole bianche, il logo di google. Il doodle è disponibile in tantissimi stati, gran parte europei, come Italia, Germania, Francia e Spagna, ma anche in Canada, Argentina e India. L’ascesa, realizzata nel 1784, venne sponsorizzata dallo scienziato Horace-Bénédict De Saussure che nel 1760 aveva promesso un premio a chi avesse scalato il Monte più alto d’Europa. Dopo alcune ricognizioni, durante la quale Balmat si perse e dovette passare la notte all’addiaccio, i due riuscirono, con l’aiuto della guida valdostana Jean-Laurent Jordaney. Il percorso dei due venne monitorato dal barone prussiano Adolf Von Gersdorff, che da Chamonix con un cannocchiale seguiva i giovani, segnando su un diario le diverse tappe. La sera dell’8 agosto, dopo una salita di più di quattordici ore, i due riuscirono a raggiungere la vetta per poi ripartire poco meno di mezz’ora dopo, solo dopo aver effettuato alcune misurazioni. 

Insieme a Jean Charlet-Straton durante l’impresa della prima ascensione invernale del Monte Bianco nel gennaio 1876, c’era anche la moglie Isabella. Nata in Inghilterra nel 1838, la donna si appassionò alla montagna durante un viaggio sui Pirenei quando era adolescente. Dopo aver conosciuto il futuro marito a Chamonix, lo accompagnò nei vari primati che l’alpinista fece nella seconda metà del 1800. La coppia tentò la prima scalata invernale del Monte Bianco nel 1875 prima di portarla a compimento il 30 gennaio 1876. Per questo la punta Isabella del massiccio della montagna italo-francese è dedicata a lei e al suo nome. Gli Charlet-Straton ebbero due figli e li fecero diventare alpinisti come loro: il primogenito scalò poi la vetta a soli 11 anni. La donna morì nel 1918 in Francia. 

La prima ascensione invernale al Monte Bianco ha visto tra i protagonisti Jean Charlet-Straton, conosciamo meglio questo personaggio. Nato nel 1840 ad Argenterie nell’Alta Savoia, Straton divenne sin da giovanissimo un vero esperto di scalate, arrivando sulle maggiori vette delle Alpi nella sua regione e fu il primo a scalare il picco dell’Aiguille du Moine e del Les Drus nel massiccio del Monte Bianco. Insieme alla moglie Isabella Charlet-Straton e agli amici scalatori Sylvain Couttet e Gaspard Simond tentò la scalata d’inverno del Monte Bianco nonostante il parere contrario degli scienziati dell’epoca. Dopo un primo tentativo fallito nel dicembre del 1875, la comitiva guidata da Charlet-Straton ci riuscì un mese dopo. Morì nel 1925 dopo una vita dedicata alla montagna insieme alla moglie.

Oggi è il 229mo anniversario della prima ascensione del Monte Bianco, che con i suoi 4810 metri è la montagna più alta d’Europa. La sua cima, condivisa tra Italia e Francia, è stata salita per la prima volta l’8 agosto 1786 da Michel Gabriel Paccard, medico a Chamonix, con Jacques Balmat, contadino della valle e cercatore di cristalli. Il Monte Bianco è la montagna più alta delle Alpi nonchè il Tetto d’Europa con i suoi 4 mila e 810 metri sul livello del mare, e rappresenta da sempre una della mete più ambite da scalatori e semplici appassionati della montagna. A proposito di scalate ed ascese, pochi conoscono i retroscena della prima ascensione sul Monte Bianco avvenuta, appunto, nel 1786. A realizzare questa impresa furono due abitanti di Chamonix: il 24enne cercatore di cristalli Jacques Balmat ed il 29enne medico condotto Michel Gabriel Paccard. A sollecitare l’impresa fu lo scienziato Horace – Benedict De Saussure che affascinato dall’alta vetta che osservava dalla propria casa sita a Ginevra, decisa di mettere in palio un premio di tre ghinee (moneta britannica interamente d’oro) a chi riuscisse ad arrivarvi. Dopo varie ricognizioni vi riuscirono l’8 agosto 1786 alle ore 18,23 per un’ascensione durata complessivamente 14 ore e mezzo. L’impresa venne annotata su un diario passo dopo passo dal barone Adolf von Gersdorff che la seguì da un poggio con un cannocchiale. Il primo a mettere piede fu Pacard con i due che dopo la prima ascensione al Monte Bianco rimasero in cima per 34 minuti ed ossia il tempo di effettuare delle misurazioni relative alla pressione atmosferica con il classico barometro di Torricelli. La discesa fu molto più rapida ed infatti vi impiegarono solo quattro ore per arrivare prima alla capanna da dove erano partiti.

L’idea di effettuare la prima ascensione del Monte Bianco e raggiungere la vetta comincia in realtà molto prima, e precisamente quando lo scienziato naturalista di Ginevra Horace-Benedict de Saussure, inizia ad esplorare le pendici del Monte Bianco per fare osservazioni e rilievi. De Saussure, autore di un celebre reportage di viaggio, come usava tra gli uomini colti dell’epoca, dal titolo “Voyages dans les Alpes”, comincia a ipotizzare la possibilità di raggiungere la vetta della montagna, compie numerosi tentativi – l’ultimo nel 1785 – con guide locali e portatori, ma non riesce, e promette una ricompensa a chi gli indicherà la via della vetta. Riescono nell’impresa Paccard e Balmat, compiendo una salita che rappresenta di fatto l’inizio della storia dell’alpinismo. L’anno successivo alla prima ascensione, nel 1787, de Saussure ingaggia Balmat e arriva in cima. Non solo: nel momento in cui comincia la narrazione di quanto è accaduto sulla montagna, de Saussure fa di tutto per sminuire il ruolo di Paccard.

Invidia? Sì. Il motivo principale dei dissapori tra gli storici protagonisti della prima ascensione sul Monte Bianco fu proprio questo. Lo scienziato de Saussure vuole essere il primo uomo di cultura ad essere ricordato per una impresa non soltanto avventurosa, ma anche conoscitiva (come quella della prima misurazione della montagna) destinata ad avere grande risonanza nell’Europa dell’epoca. Balmat tenta dunque di ridimensionare il ruolo di Paccard, e questo accreditano le prime ricostruzioni del tempo. Paccard non replica perché non ha prove, nel corso della prima salita con Balmat infatti gli si rompe il barometro e con esso la possibilità di ricavarne le misurazioni altimetriche. Ma appunterà scrupolosamente tutto nei suoi taccuini, e col tempo l’impresa verrà circostanziata attribuendo a ciascuno, Balmat e Paccard, il merito storico che gli spetta. Così nella piazza di Chamonix, dove c’è il monumento eretto nel 1887 (centenario de Saussure), accanto alla figura di Balmat che col dito indica plasticamente allo scienziato la “via” per la prima ascensione al Monte Bianco, nel 1986 troverà posto anche la statua di Michel Gabriel Paccard, primo vero alpinista moderno.





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