MINE ANTIUOMO/ Bosnia, 43 anni per la bonifica (Le Iene Show, 18 ottobre 2016)

- La Redazione

Mine antiuomo, una piaga ancora presente in Bosnia fin dal termine della guerra degli anni '90. Gli ordigni attirano anche l'interesse dei trafficanti. Le Iene Show, 18 ottobre 2016.

le_iene_show_martedi_R439 Le Iene Show, in onda su Italia 1

Luigi Pelazza arriva in studio a Le Iene Show annunciando che ancora non è stato contattato dalla procura della Bosnia che lo aveva accusato di aver manipolato i filmati sull’acquisto delle armi in Bosnia. La iena è tornata in Bosnia per parlare delle mine antiuomo. Dopo la guerra la Bosnia è diventata un mercato a cielo aperto di esplosivi perché è piena di mine, non solo di armi che vengono vendute a chiunque, compresi i combattenti dell’Isis. C’è un’enorme quantità di esplosivo che è stato rubato per produrre bombe. Dalla fine della guerra ad oggi più di 1500 persone sono state vittima delle mine. Pelazza segue poi direttamente la ricerca di mine, facendo vedere come oltre ai metal detector servano anche i cani che captano l’esplosivo sotto terra. Il cane sente il tritolo fino a tredici centimetri. Viene fatta vedere poi la bonifica di un territorio completamente pieno di mine. Viene trovata una mina durante il servizio: con una paletta si scava intorno alla mina, la mina viene poi presa a mani nude e ne viene svitato l’innesco che la farebbe esplodere. Ci sono diverse tipologie di mine, ciascuna con una capacità esplosiva diversa. Ce ne sono di quelle che possono far esplodere gambe, cavigli o tutto il corpo. Di mine ce ne sono veramente tante ed è molto facile potersene impossessare prendendo l’esplosivo contenuto al loro interno. La fabbricazione di ordigni creati con questo esplosivo è un business senza freni e senza limiti. Con i fondi attualmente presenti serviranno almeno altri 43 anni per bonificare i territori.

Torna stasera l’appuntamento del martedì con Le Iene Show, condotto su Italia 1 da Ilary Blasi, Giampaolo Morelli e Frank Matano. Tra i vari servizi che saranno proposti ci sarà anche un’inchiesta di Luigi Pelazza sulle mine antiuomo in Bosnia. L’inviato intervisterà un membro della ong Pro Vita che dal 1999 si occupa dello sminamento di questi territori. Oltre al problema delle vittime – un numero ancora molto alto – delle mine antiuomo, c’è la questione che migliaia di mine ancora disseminate costituiscono un’enorme quantità di esplosivo a disposizione di chi voglia impossessarsene. Molti ordigni, infatti, come raccontano i membri di Pro Vita, vengono trovati vuoti: l’ipotesi è che l’esplosivo sia venduto al mercato nero di armi che sopravvivono alla fine del conflitto. Inoltre la Iena incontrerà un ex soldato che, con le sue informazioni, insieme ad altri ex militari, contribuisce all’individuazione e recinzione delle zone non ancora mappate come campi minati e bonificate. Nel servizio de Le Iene show saranno documentate le procedure che vengono seguite per l’attività di sminamento, grazie anche all’impiego di metal detector e di cani addestrati.

Nell’aprile di quest’anno, le autorità di Sarajevo hanno confermato che la Bosnia sarà libera dalle mine anticarro ed antiuomo solo nel 2019. Un dato che era già stato spostato nel futuro, otto anni fa, segno che non ci può essere garanzia di alcun tipo sull’esito di questa battaglia interna. La Bosnia non è l’unico territorio rischioso in tutto il mondo: altri 59 Paesi rappresentano infatti un rischio per le diverse popolazioni. Le Iene Show, durante la puntata di stasera, martedì 18 ottobre 2016, approfondiranno questo tema scottante sotto molti punti di vista. Sono infatti molte le persone che ancora oggi muoiono a causa delle mine seminate in oltre 19 mila campi bosniaci. Un dato che è destinato a crescere, dato che in seguito alla crisi, molte persone si spingono all’interno delle aree boschive minate, in cerca di metalli abbandonati o semplicemente legna da ardere. Le analisi degli organi preposti, riporta radiopopolare.it, parlano di oltre 120 mila ordigni sparsi in tutto il Paese, con all’attivo 129 milioni di metri quadrati di suolo in cui sono presenti le bombe. Il bollettino delle vittime evidenzia invece che sono state più di 1.600 le persone morte a causa degli ordini dal 1996, anno in cui è finita la guerra, fino ad oggi. L’allarme è stato lanciato dall’organo designato per l’attività di sminamento, che ha sottolineato come il problema non riguarda solo la popolazione locale, ma anche i migranti. Le zone considerate rosse interessano infatti i confini di Croazia e Serbia, senza considerare che i cartelli di trafficanti di armi si avvalgono spesso degli ordini per effettuare lo smercio con altri criminali. 





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