ATTACCO ALL’OLIO D’OLIVA/ Il vero nemico dell’Italia non è la Tunisia ma Bruxelles
Il Parlamento europeo ha approvato il regolamento che ammette l'import senza dazi di 35mila tonnellate in più di olio tunisino. Le proteste dei produttori. ANTONIO INTIGLIETTA
L’azienda che presiedo, da parecchio tempo, è impegnata a condurre nel mondo e, in particolare, nell’Estremo Oriente i migliori prodotti artigianali italiani. Per questa ragione, in numerose occasioni, mi è capitato di visitare negozi o di analizzare piattaforme con l’obiettivo di effettuare un’attività di benchmark utile per verificare eccellenza, qualità e costi dei nostri prodotti nei Paesi orientali. Spesso ci siamo imbattuti in sedicenti “made in Italy” di dubbia provenienza: basti pensare ai presunti oli extravergine di oliva, il cui prezzo dimostrava palesemente la totale inaffidabilità del prodotto.
Oggi il nostro principale impegno è quello di spiegare al grande pubblico cinese, coreano, giapponese, iraniano e arabo la differenza tra un’eccellenza artigianale e ciò che viene semplicemente tacciato come prodotto italiano. Di un olio, per esempio, occorre distinguere la qualità, se è “extravergine”, “vergine” o nessuna delle due. È, inoltre, necessario conoscerne la provenienza e apprendere in che modo avviene la raccolta delle olive. Sapere, infine, se il produttore ha fatto ricorso a una spremitura a freddo o utilizzato macchinari che, per effetto del processo di riscaldamento, apportano comunque una modifica dei valori organolettici.
Questa battaglia sembra non interessare chi si occupa delle politiche nazionali a tutela dei nostri marchi. Poco importa ai più della difesa dell’originalità e dell’autenticità. Si tratta, piuttosto, di un tema che è costretto ad affrontare chi, come noi, sente come proprio il compito di promuovere e di comunicare l’eccellenza dei prodotti italiani nel mondo.
Lo scenario descritto è reso ancor più complesso dalla rigidità della normativa Ue, che nulla ha a che vedere con la tutela dell’originalità dei prodotti in Europa (penso, ad esempio, alle recenti indicazioni in materia di produzione lattiero-casearia). Sembra che le leggi promosse dalle istituzioni comunitarie, in alcuni casi, tutelino nel continente gli interessi finanziari ed economici di lobby o potentati, isolando chi in modo eroico e coraggioso lavora e produce all’insegna dell’autenticità e dell’originalità.
Davanti a questo dato la prima vera questione che si pone non è legata all’opportunità di riconoscere o meno l’immissione di olio tunisino nel mercato europeo. Del resto, se ci fosse una politica reale di tutela e sostegno alle produzioni del nostro Paese, non recherebbe alcun danno l’apertura alla promozione dell’attività produttiva degli altri.
Il tema che ci sta a cuore è un altro: in che modo i prodotti che provengono dall’estero sono trattati e tracciati prima di essere venduti al pubblico? Ciò che interessa è, infatti, la trasparenza e la chiarezza dell’origine, elementi utili al consumatore affinché, legittimamente, possa scegliere. Nessuno, insomma, mette in discussione la solidarietà a una nazione, come la Tunisia, che merita di essere aiutata nel grande processo di trasformazione che la riguarda. Non vi è alcun tentativo di contrapporre, in una sorta di guerra tra poveri, un Paese a un altro. È, però, necessario comprendere le caratteristiche e le qualità di un prodotto, affinché ognuno possa valutare ciò che ritiene migliore per sé.
C’è, inoltre, un’altra questione di fondo. Occorre chiedersi in che modo sia possibile favorire e supportare la valorizzazione dell’autenticità dell’olio extravergine italiano, avendo anche il coraggio di contrastare le logiche che animano alcune lobby imprenditoriali e industriali. Soggetti che spesso, con una facilità e un’indifferenza estrema, contraffanno i marchi, i prodotti e le loro origini.
Rimane aperta un’ultima domanda: in che modo possiamo promuovere la qualità e l’originalità dei nostri prodotti nel mondo? Noi, che proviamo a farlo, ci rendiamo conto come questo sforzo sia compiuto nella più totale indifferenza del sistema politico nazionale ed europeo. L’imprenditoria artigiana e noi — che ne siamo voce ed espressione — ci chiediamo chi, oggi, abbia davvero a cuore le realtà che salvaguardano il patrimonio naturale e agroalimentare del nostro Paese. Questa condizione di isolamento e di solitudine che avvertiamo rende ancora più eroico il nostro impegno quotidiano, teso alla difesa e alla promozione dell’originalità e dell’autenticità.
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