TRIFONE E TERESA / News, la madre del militare ucciso: “Sapere che Giosuè resterà in carcere è una vittoria solo simbolica” (Oggi, 13 aprile 2016)

- La Redazione

Trifone e Teresa, le ultime notizie sul delitto di Pordenone: parla la madre di Trifone in tv e attacca Giosuè Ruotolo e Rosaria Patrone. "mio figlio e Teresa sono dei martiri"

trifone_e_teresa Trifone e Teresa

La famiglia di Trifone, il militare che perse la vita poco più di un anno fa nel parcheggio del palasport di Pordenone insieme alla fidanzata Teresa, ha tutta l’intenzione di voler conoscere la verità sull’atroce fine dei due fidanzati. La madre di Ragone, nello specifico, avrebbe affidato alle pagine del settimanale “Giallo” il suo primo pensiero dopo la notizia della conferma del Tribunale del Riesame di Trieste relativa al carcere per Giosuè Ruotolo, presunto assassino della coppia: “Sapere che Ruotolo resterà in carcere è una vittoria solo simbolica, perché mio figlio e la sua fidanzata Teresa sono stati barbaramente uccisi e non li rivedrò mai più”. La donna ha poi voluto dire la sua anche su Rosaria Patrone, inizialmente ai domiciliari ma tornata di recente in libertà sebbene continui ad essere indagata per favoreggiamento: “Anche se non la conosco personalmente, non credo che Rosaria sia una persona pericolosa. Ad ogni modo la ragazza ha coperto il fidanzato e con le sue false dichiarazioni ha messo fuori strada gli inquirenti”, ha aggiunto.

Il giallo di Trifone e Teresa, i due fidanzati protagonisti del duplice delitto di Pordenone, è stato preso in esame anche oggi nel corso della trasmissione La vita in diretta. L’ultima novità in merito avrebbe a che vedere con l’indagato ora in carcere Giosuè Ruotolo, il quale pare si sia appostato nel parcheggio del Palasport di Pordenone, luogo del delitto, ore prima e che avrebbe seguito Trifone e Teresa precedentemente al duplice omicidio. A confermare questo retroscena ci sarebbero anche alcuni testimoni. Tutti questi sarebbero stati ritenuti elementi importanti in vista del processo che sarà solo indiziario in quanto mancherebbe al momento la prova regina. Contro Ruotolo, come indicato dal pm ai microfoni della trasmissione di Rai 1, ci sarebbero elementi forti: la presenza di Giosuè sul luogo del delitto durante il delitto stesso, le falsità di Ruotolo (il falso alibi e la spiegazione contraddittoria sul luogo del delitto e sul rinvenimento dell’arma) e ricostruzione del movente. “Da questo processo ci aspettiamo la vera verità”, ha asserito il padre di Teresa.

La settimana in corso porterà importanti novità nel giallo di Trifone e Teresa. Ad annunciarlo nei giorni scorsi è stato il “Messaggero Veneto” secondo il quale ci sarà presto il dissequestro dei 19 supporti informatici di Giosuè Ruotolo, il militare 26enne di Somma Vesuviana in carcere per il duplice omicidio della coppia. La difesa del giovane, dunque, potrà nuovamente riavere tra le mani pc, tablet e cellulari iniziando così lo studio della strategia difensiva. Oltre ai dispositivi elettronici, si attende in settimana anche il dissequestro dell’Audi A3 grigia dell’indagato e il deposito delle consulenze informatiche sugli hard disk sequestrati alla caserma dove Ruotolo e Trifone prestavano servizio. L’accusa sospetta infatti che Giosuè possa aver usato il computer della caserma per la creazione e l’uso del profilo Facebook anonimo dal quale partirono le molestie indirizzate a Teresa.

Le indagini sul giallo relativo al delitto di Pordenone nel quale persero la vita poco più di un anno fa i fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza, in base a quanto riportato da Blitz Quotidiano starebbero andando avanti con enorme soddisfazione da parte della Procura. Poco alla volta tutti i tasselli dell’intricata vicenda si starebbero mettendo al loro posto. Per oltre un anno una grande squadra di circa 50 persone avrebbe lavorato in maniera costante con il fine ultimo di giungere all’attesa soluzione del caso ed ormai il cerchio starebbe per chiudersi. Ancora un dubbio, tuttavia, porterebbe la Procura a coltivare nei riguardi dell’indagato per il duplice omicidio di Trifone e Teresa, ovvero in che modo Ruotolo si sarebbe impossessato della Beretta, l’arma ritrovata sul fondale del laghetto nel parco di San Valentino, poco distante dalla palestra nel cui parcheggio fu uccisa la coppia. In merito agli indagati, a parte gli attuali (Ruotolo e la fidanzata Rosaria Patrone, sebbene quest’ultima sia accusata di favoreggiamento e sia in libertà), per qualche giorno nel mese di settembre scorso furono anche i due inquilini e commilitoni di Giosuè e Trifone ed un testimone reticente, ma le loro posizioni sarebbero state definitivamente archiviate.

Continuano le indagini sull’omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone: accusato di aver ucciso la coppia di fidanzati è Giosuè Ruotolo. Da parte sua l’indagato ha avviato delle controindagini per dimostrare che non era nell’Audi A3 fuori dalla palestra di Pordenone il 17 marzo 2015 quando furono uccisi Trifone e Teresa. Ma gli inquirenti hanno dei sospetti anche sul fratello di Giosuè, Giovanni Ruotolo tanto che gli sono state negate le visite in carcere all’indagato. A riferirlo è Il Fatto Vesuviano che riporta le dichiarazioni del legale: “La mancata autorizzazione – ha spiegato l’avvocato di Giosuè, Roberto Rigoni Stern – è legata al fatto che il fratello sarebbe sospettato di aver cancellato dei file ritenuti potenzialmente utili alle indagini contenuti nel computer di casa a Somma Vesuviana, mentre Giosuè era a Pordenone. Abbiamo già avuto modo di chiarire che si era trattato di una semplice formattazione ma il gip ha ritenuto comunque opportuno concedere solo ai genitori la possibilità di andare a trovare Giosuè in carcere dove ormai si trova da un mese. Nonostante tutto continua a mantenere un’incredibile serenità interiore. É convinto che la sua innocenza potrà essere dimostrata”.

Il caso di Teresa Costanza e Trifone Ragone prosegue con indagini parallele nell’attesa dell’inizio per il processo ai danni di Giosuè Ruotolo, l’unico indagato e accusato per l’omicidio della coppia di Pordenone, con la complicità della sua compagna Rosaria Patrone secondo l’ipotesi dell’accusa. Negli scorsi giorni sono partite anche le controindagini per provare come nell’auto Audi A3 avvistata fuori dalla palestra di Pordenone in quel tragico 17 marzo 2015 (quando persero la vita Trifone e Teresa) in realtà non vi fosse Giosuè ma un uomo misterioso che sarebbe dunque il vero colpevole della vicenda. Nel frattempo, ieri in tv è tornata sul triste evento della morte del figlio Trifone, la mamma Elonora Ragone, intervista da Barbara D’Urso in diretta a Pomeriggio 5. Ha parlato del figlio, del rapporto con Teresa e dell’odio covato per quei “mostri” che hanno ucciso Trifone. «Teresa e Trifone sono due martiri, devono essere fatti santi: hanno solo seminato il bene e sono morti in un modo orribile e continuano a infangarli. Loro hanno pagato con la vita per qualcosa che non hanno fatto, non hanno fatto nessun peccato», ha detto tra le lacrime della donna, ancora sconvolta dai fatti di Pordenone. La trasmissione di Canale 5 ha poi trasmesso alcuni messaggi inviata da Rosaria a Giosuè che appaiono a tratti deliranti e in cui si parlava di profondo coma o che in realtà Teresa fosse già morta: nulla di più falso, visto che sembra per gli inquirenti che questi messaggi siano stati fatti e mandati per far capire di avere alcuni problemi psichici, giustificando in questo modo gli ambigui e moltissimi messaggi inviati su Facebook a Trifone. Una storia sempre già complessa e che non vede soluzione a breve: «Lo stalking è un reato gravissimo e i due sono degli abili manipolatori, avevano inventato questa storia dei messaggi per sviare le denunce di Trifone», ha detto ancora Eleonora Ragone, che si scaglia in conclusione sulla totale mancanza di empatia dei due assassini, secondo lei. «Non hanno empatia quei due mostri, non hanno nessuna capacità di provare sofferenza per l’essere umano altrui, sono vergognosi!» andando forse un po’ oltre i toni consentiti, con il doloro che ancora si dimostra davvero forte dopo un anno.





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