IL CASO/ Così la criminalità “fa affari” grazie alle leggi anti-tabacco

- La Redazione

Aumentano le leggi per contrastare il tabagismo. Tuttavia arrivano spesso al paradossale risultato di aiutare la criminalità organizzata. THOMAS LESNAK spiega come

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“Vaco p’aiuto e trovo sgarrupo” (cerco aiuto, e mi procuro un danno), recita un proverbio napoletano ottocentesco. E’ quello che, secondo gli analisti più competenti, sta facendo l’Unione europea, con la stretta probizionista sul fumo che ha raggiunto ormai un’intensità…controproducente. Anziché arginare il tabagismo lo incentiva, determinando l’immissione sul mercato di crescenti quantitativi di sigarette di contrabbando, a prezzi scontatissimi nonché impreziosite dal fascino del proibito. Lo argomenta in modo molto incisivo in questo articolo Thomas Lesnak, un professionista che ha lavorato per oltre 26 anni presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e il Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms & Explosives statunitense. Oggi è un importante consulente privato specializzato nel settore dell’integrità e della sicurezza dei marchi a livello internazionale. 

NEW YORK — Alla base di ogni impresa criminale c’è una verità fondamentale: se la vendita di qualsiasi cosa produce denaro, si deve vendere. E vendere il più possibile. Droga, armi, musica, film, abiti firmati, apparecchiature elettroniche, alcol, petrolio o esseri umani in carne e ossa, non fa alcuna differenza. Se ci sono prodotti da vendere, ci sono dollari da intascare. Dopo aver svolto per trent’anni indagini contro la criminalità organizzata a livello mondiale in più di cinquanta paesi, ho intervistato centinaia di criminali che hanno cantato tutti la stessa canzone, quella del sistema facile per fare soldi. 

Il mastodontico traffico mondiale delle droghe è un fenomeno ormai acclarato. I boss internazionali della droga in molti casi possono vantare profili in grado di rivaleggiare con quelli delle principali celebrità hollywoodiane. Ultimamente uno di questi è stato perfino intervistato da un attore premio Oscar, mentre era ricercato dalla polizia messicana a seguito di una nuova evasione. 

Oggi, c’è però è (anche) il momento di un altro commercio illegale, praticamente ignoto al pubblico e al grande schermo, che per dimensioni e profitti compete a livello mondiale con il traffico di droga e che si sta rapidamente trasformando nell’attività privilegiata delle organizzazioni criminali e terroristiche internazionali: il traffico illegale di tabacco. 

Per i non addetti ai lavori, è facile pensare al tabacco illegale come a qualcosa che viene venduto senza arrecare alcun danno, nel retro di un minimarket di un quartiere o all’angolo di una strada. La realtà è molto più tragica.  Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, l’Interpol, le Nazioni Unite e altri organismi considerano il tabacco illegale alla stregua di un’epidemia mondiale che finanzia le organizzazioni criminali e terroristiche. A marzo, 700 agenti di polizia canadesi hanno condotto la più grande operazione contro il contrabbando di tabacco mai realizzata prima nella storia dell’America del Nord. L’obiettivo era quello di convogliare i profitti per acquistare cocaina e riciclare denaro sporco il più possibile lontano dall’Europa. Recentemente le autorità sono riuscite a intercettare tabacco e armi destinati a gruppi terroristici presenti in Libia. 

Nel mondo ogni anno più di 400 miliardi di sigarette vengono vendute illegalmente, trasformandole nel prodotto legale di contrabbando più diffuso al mondo. Perché? Nessun altro prodotto è così semplice da contrabbandare; basta attraversare un confine e rischiare un’eventuale blanda sanzione in cambio di un ingente guadagno. 

Il sistema delle organizzazioni violente dedite al traffico di tabacco sta assumendo dimensioni sempre più ampie a livello mondiale e allo stesso tempo i governi propongono nuove normative che verranno rispettate solo dall’industria del tabacco legale. I trafficanti di tabacco internazionali ci hanno più volte ribadito di non aver alcuna intenzione di pagare le tasse o attenersi alla legge, il che, ovviamente, fa di loro dei criminali. 

L’introduzione di “confezioni generiche” per tutti i prodotti del tabacco venduti in Australia è il perfetto esempio di come un governo renda inconsapevolmente un reato, già considerato semplice, ancora più semplice e redditizio. L’Australia è stato il primo paese ad adottare il confezionamento generico che bandisce l’uso di tutti i marchi commerciali sulle confezioni di tabacco e prevede che tutti i prodotti del tabacco siano venduti in scialbe confezioni, praticamente identiche, studiate dal governo. L’obiettivo: ridurre il tabagismo. Il risultato finora conseguito: una vittoria per la criminalità.   

Quest’anno l’Organizzazione mondiale della sanità ha fatto del confezionamento generico il tema dell’annuale Giornata mondiale senza tabacco. Si parlerà molto dell’uso del confezionamento generico come di uno strumento prezioso per contribuire a migliorare la salute pubblica. Purtroppo, si parlerà poco di come l’uso di questo tipo di confezionamento migliorerà il conto in banca di criminali e terroristi di tutto il mondo.  

Da un rapporto KPMG completo del 2014, ad esempio, è emerso che, a soli due anni dall’adozione del confezionamento generico, in Australia si è registrato un aumento dell’uso di tabacco illegale pari a quasi il 25%. Il problema si è diffuso così tanto che il governo australiano è stato costretto a istituire un team specifico per contrastare il fenomeno del tabacco illegale.

La criminalità non è stupida. Si prenda, ad esempio, il Provisional IRA che figura tra i più prolifici contrabbandieri di sigarette al mondo. Da recenti informazioni emerge che questa organizzazione stia studiando come l’adozione del confezionamento generico, che verrà attuata in Irlanda a maggio, abbia fatto balzare alle stelle le vendite di tabacco illegale in Australia. Quasi il 30% delle sigarette vendute in Irlanda è illegale, privando le casse dello stato di 600 milioni di euro all’anno. Si prevede che dopo maggio entrambi i dati tenderanno ad aumentare. 

Al di là del Mare d’Irlanda, il commercio del tabacco illegale costa al governo del Regno Unito un’esorbitante perdita annuale di entrate statali pari a GBP 2 miliardi. Il Regno Unito imporrà a breve l’uso del confezionamento generico e senza dubbio anche la criminalità locale osserverà da vicino l’IRA, per constatare come poter rimpinguare il proprio portafoglio.   

In Canada, teatro della maxi operazione di polizia a marzo, il governo Trudeau ha annunciato l’introduzione del confezionamento generico: musica per le orecchie di coloro che sono stati appena acciuffati dalla polizia canadese.  

Naturalmente, i prodotti messi in vendita dalle organizzazioni criminali non offrono alcuna sicurezza. Il tabacco illegale comporta gravi rischi per la salute. Queste organizzazioni infatti non si attengono alle rigide norme di fabbricazione, facendo spesso ricorso a sostanze come lo sporco dei pavimenti o peggio, né tanto meno sono interessate alla salute di chi compra i loro prodotti. Non si fanno scrupoli a vendere sigarette a buon mercato a minorenni e non ci sono misure in grado di fermarle. 

A livello globale, il Protocollo sull’eliminazione del traffico illecito di prodotti del tabacco dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) può avere il potenziale per ostacolare le vendite di tabacco illegale, ma può essere anche pregiudicato dall’ignoranza dell’OMS di fronte ai risultati del mondo reale. Il mondo reale si è espresso: il confezionamento generico è un grande alleato dei contrabbandieri di tabacco. 

Thomas Lesnak 





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