SARA BOSCO / News, l’avvocato della comunità: “Non è un carcere, se uno vuole scappare ci riesce anche facilmente” (Chi l’ha visto, 22 giugno 2016)

- La Redazione

Sara Bosco, il mistero sulla morte della 16enne ritrovata in overdose al Forlanini di Roma. Se ne parlerà oggi, mercoledì 22 giugno 2016, a Chi l'ha visto: giallo sui soccorsi. 

chilhavisto_sciarelliR439 Chi l'ha visto?, conduce Federica Sciarelli

Pochi giorni prima che Sara Bosco venisse trovata in un padiglione in disuso del Forlanini a Roma, vittima di una overdose mortale, la sedicenne aveva messo a segno la sua fuga dalla comunità di recupero nella quale era ospite. Mario Tedesco, avvocato della Comunità Il Piccolo Carro, nei giorni scorsi è intervenuto su FanPage.it commentando il caso di cronaca: “La fuga è avvenuta verso le 6 ed è stato subito lanciato l’allarme. Non è un carcere, se uno vuole scappare ci riesce anche facilmente”. Proprio la mancata vigilanza da parte della struttura, tuttavia, sarebbe stata sottolineata dalla magistratura. Sara probabilmente sarebbe ancora viva se non fosse scappata dalla comunità nella quale si trovava. Un aspetto tuttavia smentito dallo stesso avvocato: “Nessuno è stato sentito dai magistrati, questa è una cooperativa d’eccellenza, per 45 ospiti ci sono 80 operatori”. Probabilmente non è comunque bastato questo ad evitare che Sara Bosco scappasse e la madre della ragazzina trovata morta sarebbe convinta che la figlia facesse uso di droghe anche all’interno della struttura. Anche su questo aspetto è intervenuto l’avvocato commentando duramente: “Non commento le dichiarazioni della madre, perché sono un gentiluomo”.

Proseguono le indagini sulla morte di Sara Bosco, la sedicenne morta in seguito ad una overdose e rinvenuta dalla madre presso l’ospedale Forlanini di Roma. In attesa delle ultime novità sul giallo che verranno rivelate nel corso della trasmissione Chi l’ha visto, riportiamo le parole della madre Katia Neri al sito FanPage.it. La donna ha rivelato le telefonate avute con la figlia mentre era in comunità. A sua detta, le chiamate erano registrate: “C’è un operatore vicino, tu parli in viva voce ed è normale che devi dire che stai bene, anche se non è così. Se stava bene non sarebbe scappata. Se stava così bene, nella meraviglia, non scappava”, ha dichiarato la madre. La 16enne era scappata svariate volte dalla comunità nella quale era ospite, ma a ritrovarla era stata sempre la madre, anche l’ultima tragica volta. “Io per un anno ho riacchiappato mia figlia, io lo sapevo dove riprenderla. Se voi andate a guardare i verbali, ci stanno dieci verbali, in dieci volte non l’ha ripresa mai la Polizia, l’ha ripresa la madre. Perché ormai avevo capito dove stava, dove trovarla. Pure quando sono andata da Chi l’ha visto, chi l’ha ritrovata? L’ho ritrovata io, non è riuscita a trovarla la Polizia per un mese e mezzo. Io l’ho ritrovata mia figlia”, ha dichiarato ancora la donna al sito.

Dallo scorso 8 giugno, giorno della sua morte, di Sara Bosco si è spesso parlato come la ragazzina sedicenne morta di overdose e ritrovata nel totale degrado presso un’ala abbandonata del Forlanini a Roma. In attesa dei nuovi aggiornamenti sul caso e che emergeranno nel corso della puntata odierna di Chi l’ha visto, il sito Vanity Fair ha dato spazio alle parole di Daniela Di Fiore, una professoressa che ebbe modo di incontrare e conoscere Sara. Ciò che emerge dal suo racconto è decisamente un’altra Sara Bosco rispetto a quella che abbiamo fino letto sulle pagine di cronaca nera. La professoressa ha ammesso di essere rimasta molto colpita dalla bellezza della 16enne: “Io voglio raccontare il mio personale ricordo di Sara Bosco perché sono stata la sua insegnante di Lettere al Gemelli e vorrei ricordarla così. Come una studentessa gentile che mi chiedeva di spiegare ed approfondire la Shoah”, racconta la donna. “Sara era una ragazza sensibile e profonda, di questo sono certa. Abbiamo lavorato sul Diario di Anna Frank, le regalai anche il libro e lo prese tra le mani come se le avessi regalato un diamante. Leggevamo e commentavamo le pagine e lei mi confessava che attraverso quella lettura aveva capito che la vita non va sprecata. Che Anna Frank era un esempio perché così piccola aveva saputo affrontare la tragedia che l’aveva colpita”, ha aggiunto la professoressa, convinta che la storia di Anna Frank avrebbe potuto davvero cambiare quella di Sara Bosco. “Questa poteva essere una storia a lieto fine ma purtroppo maledettamente non lo è. E oggi anche io, invece di parlare con lei della Shoah e di Anna Frank, sono qui a leggere sui giornali la storia di Sara, la ragazza morta di overdose su una lettiga tra l’immondizia del sottoscala del Forlanini”, ha chiosato Daniela Di Fiore.

Continua a shockare l’Italia il caso di Sara Bosco, la sedicenne di Santa Severa morta per un’overdose in un’area dismessa dell’ospedale Forlanini di Roma. Soprattutto per le dichiarazioni, sempre più particolareggiate, rilasciate dalla madre al programma Chi l’ha visto. Sarà proprio la conduttrice Federica Sciarelli a riprendere in mano il caso nella puntata di questa sera, 22 giugno 2016. Nei giorni scorsi Katia Neri ha infatti descritto con dolore gli ultimi momenti di vita della figlia, una ricostruzione che parte fin dall’attimo in cui la donna si è accorta della sua scomparsa. Non era la prima volta che Katia Neri si rivolgeva alla tramissione per cercare la figlia Sara Bosco e più volte aveva temuto il peggio, ora confermato dai tragici eventi. La madre l’aveva cercata inizialmente in zona Pigneto, il luogo in cui era stata ritrovata più volte. “Ho girato tanto”, riferisce Katia Neri, “sino a quando si sono fatte le 7:30 del mattino. Poi ho incontrato un ragazzo che sapevo che conosceva Sara e mi ha detto che era in uno stanzino del Forlanini”. Da lì la corsa disperata della donna verso quell’area fatiscente della struttura ospedaliera e poi, la realtà che arriva come uno schiaffo sul viso. “Ho fatto le scale”, continua, “un corridoio. C’era una porta e dentro c’era Sara su questa barella con un materasso ed un lenzuolo. Stava solamente in reggiseno e mutandine, poi è arrivato un altro ragazzo per sentire se aveva battiti”. Le condizioni di Sara Bosco in quel momento sono critiche ed è il ragazzo che si trova con la madre a fermare un’ambulanza. Nulla da fare, bisogna chiamare il 118, gli spiegano. Il tentativo di rianimazione è del tutto inutile perché Sara ormai è “viola e fredda”. La madre ha giusto il tempo di darle due baci in fronte prima che la portino via. Sono particolari decisivi su cui si stanno concentrando le indagini del pm Antonino Di Maio, che nel frattempo ha iscritto un pusher nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario. Soprattutto per quell’arco di tempo in cui Katia Neri si trova in compagnia di questo ragazzo che chiama i soccorsi e poi rimane sola, inspiegabilmente. Tornano tutti quando la ragazza è già morta. Perché? Sara Bosco si poteva salvare?

Clicca qui per vedere la videointervista della madre di Sara Bosco a Chi l’ha visto





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