FACEBOOK/ Dal naso di Asia Nuccetelli alle vite degli altri, come mettere fine agli “odiatori” seriali

- Mauro Leonardi

Sui social, specialmente su Facebook, domina irrefrenabile desiderio di regalare infelicità al prossimo. Gli haters spopolano, occorre denunciarli e segnalar le infrazioni. MAURO LEONARDI

grande_fratello_rodriguez_nuccetelli_cobos_lapresse_2016 Mariana Rodriguez, Asia Nuccetelli e Bosco Cobos al Grande Fratello Vip (LaPresse)

Continuano su internet gli insulti ad Asia Nuccetelli, la figlia dell’imprenditore romano Alex Nuccetelli e della showgirl Antonella Mosetti. Se la pigliano con lei perché s’è rifatta il naso. Trovo scandaloso, ha dichiarato Roberto Alessi, che ci siano su internet delle persone che scaricano tutte le loro frustrazioni contro una ragazza solo perché si è ritoccata un po’ il naso: ed io concordo con lui. Trovo pazzesco questo irrefrenabile desiderio di regalare infelicità al prossimo. Prima di essere vip o quasi vip, prima di essere partecipanti del Grande Fratello e prima del nostro giudizio sulla qualità delle trasmissioni televisive e dei settimanali di gossip, non dobbiamo mai dimenticare che, prima di tutto, siamo delle persone. E abbiamo il dovere di dare a tutti il rispetto che desideriamo e rivendichiamo per noi stessi. 

La violenza, anche verbale, non va mai giustificata e gli “haters” — coloro che odiano — sbagliano sempre. Anche le persone famose, le veline, i tronisti sono persone. Con famiglie, sensibilità e vite da rispettare anche se può accadere di condividere poco o nulla delle loro scelte di vita. E quand’anche fossero persone “nude” per scelta, nessuno ha diritto di denudarle ancora di più o di ferirle, grazi ad internet, attraverso l’arma velenosissima dell’insulto per di più anonimo. 

Se poi chi attacca, insudicia ed odia lo fa ammantato di cristianesimo, davvero non ci sono parole. Nel momento in cui Papa Francesco — non l’anno scorso ma pochi giorni fa — ha di nuovo ripetuto che “non si può chiudere la porta in faccia a nessuno” (Santa Marta 19 ottobre 2017) e che “il chiacchiericcio è come un atto terroristico” (Ai sacerdoti brasiliani, 21 ottobre 2017) l’haters “moralista” deve proprio sentirsi rimordere la coscienza. Quando Mario Adinolfi subì delle critiche vergognose per il suo aspetto fisico o per la sua moralità, quel linciaggio on-line contro i suoi chili, contro la sua persona e le sue scelte di vita furono e sono davvero vergognose. 

Stigmatizzare questa violenza, mettere in luce che affonda le proprie radici in quanto di più lercio c’è nel cuore umano, non è sufficiente. È arrivato anche il momento che colossi come Facebook investano parte dei loro ingenti guadagni per ridurre al minimo l’olezzo nauseabondo che gli haters diffondono. Ma ogni sforzo sarà inutile se non ci sarà collaborazione da parte di tutti, se non nascerà una vera e propria coscienza civica anche nel mondo dei social e della rete. Perché si può “ignorare”, si può “bloccare”, ma si può anche “segnalare”. Ricordiamoci che in linea di principio i profili di Facebook dovrebbero essere tutti veri: eliminare quelli finti è un compito che riguarda tutti, non solo Zuckerberg. Ci sono segnali di inadempienza del regolamento che l’algoritmo del social può cogliere da solo ma spessissimo c’è bisogno anche della segnalazione da parte degli utenti. Per chiamare l’inadempienza bisogna avere un ruolo attivo, bisogna spiegare agli amministratori: dobbiamo comportarci come dovremmo fare tutti scoprendo che la strada di casa nostra è sporca. Non basta “pensare” delle critiche verso chi governa, è necessario fermarsi a raccogliere le cartacce e segnalare all’autorità l’infrazione.





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