Papa Francesco & Scalfari/ Borghesi, “la commozione dell’ateo giornalista vale più di tanti discorsi”

- Niccolò Magnani

Papa Francesco e Eugenio Scalfari: il prof. Massimo Borghesi legge l'incontro tra Bergoglio e il giornalista anticlericale, «la commozione dell'ateo vale più di 30 trattati di teologia»

papa_francesco_milano_2_monza_lapresse_2017 Papa Francesco (LaPresse)

Papa Francesco è amico di Eugenio Scalfari e questo già di per sé crea qualche piccolo scandalo: se poi il giornalista ateo e illuminista, nonché fondatore di Repubblica, scrive e pubblica da anni le interviste all’amico Bergoglio con alcune “libere” interpretazioni allora sono tanti ad arricciare e non poco il naso, chi già di per suo fatica ad accettare e comprendere il Magistero e Pontificato di Papa Francesco. Con un lungo intervento sul Vatican Insider, il professore Massimo Borghesi ha voluto provare a “leggere” cosa è successo nell’ultimo dialogo importante tenutosi in Vaticano tra Scalfari e Bergoglio, con la famosa intervista sui migranti e sugli errori del G20 che ha tanto fatto discutere ambienti interni ed esterni alla Chiesa Cattolica. «La relazione di Eugenio Scalfari con Papa Francesco, le sue interviste più o meno attendibili, sono state al centro, com’è noto, di attacchi e critiche da parte del settore dei cattolici che non amano questo pontificato. Le simpatie verso Bergoglio dell’ex direttore di Repubblica, per anni punta di diamante dell’anticleralicalismo e del laicismo, sono la conferma, per gli antipapalini, della “svendita” al secolo di Francesco, simbolo evidente del suo inginocchiamento al mondo», scrive Borghesi sulla Stampa, provando in un sol colpo a segnalare gli errori di prospettiva sia di chi vede di cattivo occhio le frequentazioni di Scalfari (la “sinistra laica”) e sia chi non condivide alcune linee di pensiero del Papa argentino (la “destra cattolica”), secondo le “definizioni” adottate dallo stesso Borghesi. Un Papa fedele alla tradizione come fa ad incontrare chi per anni, anzi decenni, ha dato provare di odiare tutto ciò che sapesse di “clericale” e “religioso”, opponendosi ai grandi papati di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il passaggio che secondo Borghesi dà la lettura di incontro e non più di scontro tra questi due mondi apparentemente lontanissimi avviene proprio nell’ultima intervista apparsa su Repubblica, nella parte finale: «Il mio autista scende per salutare il Papa (si stringono la mano) e cerca d’aiutarmi a entrare in automobile. Il Papa lo invita a rimettersi alla guida e ad accendere il motore. “L’aiuto io” dice Francesco. E accade una cosa che secondo me non è mai accaduta: il Papa mi sostiene e mi aiuta a entrare in macchina tenendo lo sportello aperto. Quando sono dentro mi domanda se mi sono messo comodo. Rispondo di sì, lui chiude la portiera e fa un passo indietro aspettando che la macchina parta, salutandomi fino all’ultimo agitando il braccio e la mano mentre io – lo confesso – ho il viso bagnato di lacrime di commozione».

BORGHESI, “SCALFARI RICONOSCE LA TESTIMONIANZA DI PAPA FRANCESCO”

LA COMMOZIONE VALE PIÙ DELLA TEOLOGIA

Secondo Borghesi quelle lacrime di commozione del giornalista ateo e illuminista rappresentano «più di trenta trattati di teologia. In un incontro profondo, dettato da una corrispondenza dell’anima, quest’uomo navigato, scettico, disilluso nel suo razionalismo, riconosce, al di là di ogni ideologia, la testimonianza umanissima del Successore di Pietro». Secondo il professore ordinario di Filosofia morale nell’Università di Perugia la commozione di un laico e vecchio anticlericale, malato da tempo e nella parabola finale della sua lunga esistenza: come ha ripetuto spesso Padre Antonio Spadaro su Civiltà Cattolica, «Francesco è sensibile alle «fratture» del pensiero unico» e proprio su questo punto che Borghesi insiste per capire più da vicino lo strano e particolare rapporto tra il papa cattolico e il giornalista illuminista. « evidente che entrambi comunicano attraverso una “fessura”, uno spiraglio, che, in qualche modo, li unisce. Questa “fessura” non è solo una evidenza che contraddistingue il vecchio Scalfari, la necessaria inquietudine che accompagna l’appuntamento con la morte. La fessura è in lui una “frattura” che lo segna da lungo tempo», spiega Borghesi andando a riportare varie citazioni nelle opere passate di Scalfari, non solo degli ultimi anni, dove già quello “spiraglio” sembrava scorgersi. Pascal, Montale, Leopardi, per tutti questi grandi autori Scalfari ha saputo leggere quella malinconia e tensione religiosa, «una domanda di senso inappagata che trascende le pseudo certezze del razionalismo moderno» afferma ancora Borghesi, convinto che quell’incontro con Papa Francesco abbia risvegliato un “sentimento” già esistente nel cuore del pur miscredente e ateo Eugenio Scalfari. Questo “incontro” è definito pericoloso, secondo Borghesi, sia per i laici intransigenti che per gli “anti-papalini”: «Che un uomo, in un incontro, possa trovare respiro per la ferita che lo abita, è una ipotesi che va al di là dell’immaginazione della sinistra laica come della destra cattolica. Al di là di questi opposti, alleati nella loro lotta, si situa lo spazio dell’incontro tra un Pontefice e un intellettuale laico assillato, nonostante tutto, dal mistero della vita», chiosa il professore su Vatican Insider.





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