STONEHENGE/ Il mistero ad un passo dalla soluzione? Ecco le ipotesi: le pietre le hanno spostate…
Stonehenge, l'affascinante mistero continua: gli ultimi studi effettuati, le ipotesi e le annose domande attorno al sito archeologico più enigmatico della storia.
Uno dei misteri più affascinanti di sempre è rappresentato dal sito archeologico di Stonehenge, considerata tra le più visitate attrazioni del Regno Unito, nonché tra i monumenti più enigmatici del mondo. In tanti, ad oggi, si sono ritrovati ad ammirare questo sito neolitico, a poca distanza da Salisbury, domandandosi come, perché e soprattutto da chi siano stati messi questi grandi pilastri di pietra iconografici. Se lo domandano archeologi, turisti, storici ma anche neopagani e studiosi delle prime forme aliene. Nell’ultimo decennio in particolare, come riporta un reportage della BBC, i ricercatori hanno concentrato la loro attenzione non solo sul monumento in sé quanto sull’area attorno ad esso al fine di trovare indizi utili a chiarire questo grande mistero che ancora oggi non smette di affascinare. Le numerose domande attorno ai reperti emersi dal sito di Stonehenge circa il perché della presenza di questi monoliti e la loro data, hanno portato alla nascita di un progetto da parte dell’Università di Birmingham, lo Stonehenge Hidden Landscape Project, attivo tra il 2010 ed il 2014. Per un errore del radar, emerse la convinzione della scoperta di un potenziale “Superhenge”, un grande cerchio di pietre nei dintorni di Stonehenge ma di dimensioni più grandi, con un diametro di 500 metri. Una notizia che fece impazzire i media, frenesia destinata ad avere breve durata poiché si scoprì ben presto come quelle sottoterra indicate dal radar non fossero pietre bensì tronchi in legno.
STONEHENGE, LE DOMANDE SULL’AFFASCINANTE SITO
IL MISTERO DEI TRONCHI A DURRINGTON
Da un errore grossolano, tuttavia, Vincent Gaffney, archeologo dell’Università di Bradford e capo del progetto, sottolineò anche un aspetto positivo: “A seguito di questo sondaggio, sappiamo non solo dove sono le cose, ma anche dove non lo sono”. Le indagini, infatti, permettono di indagare in modo più ampio ed interpretare le prove in maniera più sofisticata. Dal precedente progetto, emerse un “una fase monumentale completamente ignota delle mura di Durrington”. Senza questo studio, dunque, non sarebbe mai emerso il sistema di tronchi circolare a Durrington che, pur introducendo un nuovo mistero ribadisce al tempo stesso l’attività presente durante il Neolitico nella zona di Stonehenge. La presenza di “cursus” e sentieri potrebbe ad esempio provare l’esistenza di processioni religiose o cerimoniali legati ai monumenti presenti. Secondo Mike Pearson, dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Londra quei tronchi in legno ad esempio potrebbero aver segnato il perimetro di un grande villaggio ormai abbandonato. Non è escluso che il legno rimasto sottoterra possa essere considerato come una sorta di monumento funebre di chi aveva lavorato alla costruzione di Stonehenge. Secondo il progetto Stonehenge Riverside, Stonehenge fu costruito in due fasi: la prima avvenne 4500 anni fa, mentre la seconda 500 anni dopo la precedente, quando fu costruito il più grande cerchio esterno iconico.
COLLEGAMENTO TRA PRESELI, STONEHENGE ED AVEBURY?
Gli studi hanno cercato di comprendere la presenza dell’uomo nell’era Neolitica proprio nell’area di Stonehenge, tale da giustificare l’esistenza, a 30 km di distanza, di un altro sito meno noto ma comunque importante, quello di Avebury, dove si trova il più grande cerchio di pietre d’Europa. E’ probabile che nella medesima Era, la presenza umana si estendesse fino al Galles da dove la pietra di entrambi i monumenti sembra provenire. Il dubbio, dunque, è che i tre diversi luoghi fossero collegati e a tenere vivo questo legale potrebbe essere stato proprio Stonehenge. Secondo Parker Pearson, in Galles da dove provengono le pietre, abitava un popolo diverso da quello di Stonehenge, e l’impiego proprio di quella pietra potrebbe rappresentare simbolo di unione e collaborazione tra quelli che potrebbero essere stati i due principali popoli neolitici nel Sud della Gran Bretagna. Non è un caso se ancora oggi, proprio sulle colline del Galles sia possibile trovare numerosi dolmen, ovvero tombe monumentali del Neolitico, a testimonianza di come la zona fosse abitata già 700 anni prima che Stonehenge venisse costruita. Sebbene non sia ancora chiara la ragione, dunque, non si può escludere che colline di Preseli, Stonehenge ed Avebury fossero in qualche modo connessi tra di loro.
COME E CHI HA SPOSTATO LE PIETRE?
Ma il vero mistero, senz’altro il più affascinarne, resta un altro: come è stato possibile spostare quelle enormi pietre? Secondo alcune teorie non furono i preistorici a spostarle bensì i ghiacciai. A fermare sul nascere questo dibattito è stata la presenza di due antiche cave di pietra a Preseli. Sono circa 260 i km che separano il Galles da Stonehenge: secondo Parker è possibile che gli uomini abbiano compreso che spostare “piccole” pietre del peso di circa 2 tonnellate fosse possibile attraverso una sorta di slitta. Il fatto che nel 2008 fossero state scoperte poi delle sepolture, 58 in tutto tra cui almeno 9 uomini e 14 donne, ha posto l’accento sul ruolo di queste ultime nel Neolitico. Nonostante tutto, Stonehenge continuerà a sollevare domande nel corso degli anni, indipendentemente dagli studi in atto. E’ pur vero che la perfezione con la quale è stato eretto ad oggi appare di difficile comprensione anche nel mondo moderno e veloce, ma soprattutto tecnologico nel quale viviamo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori