Napoli, ucciso calciatore Raffaele Perinelli/ Ultime notizie, killer:”Avevo coltello per paura di incontrarlo”

- Niccolò Magnani

Raffaele Perinelli ucciso a Napoli: calciatore dilettante accoltellato da 31enne che si è costituito. Ultime notizie, il padre fu ucciso nel 1999 in un agguato di Camorra: è mistero

incidente_omicidio_carabinieri_3_lapresse_2017 (LaPresse)

Era un ragazzo perbene Raffaele Perinelli, il 21enne calciatore ucciso a Napoli al culmine di una lite con un venditore ambulante che si è costituito confessando tutto. Un cognome pesante, quello della vittima figlio di un esponente del clan camorrista Lo Russo ucciso in un agguato nel 1999. Ma sono stati gli stessi carabinieri a delineare per il momento il ritratto di un giovane che nulla aveva a che fare con la criminalità organizzata: una vita fatta di calcio e lavoro, in un’impresa di pulizie. A raccontare agli inquirenti come sono andate le cose questa notte è stato proprio il killer: come riportato da Il Messaggero, i due si sono incrociati, Raffaele in sella al suo scooter e l’omicida in macchina:”Negli ultimi giorni mi ero munito di un coltello perché avevo paura di incontrarlo e quando è nata la colluttazione ho deciso di impugnare l’arma. Così è nata la lite al termine del quale l’ho colpito al petto”. (agg. di Dario D’Angelo)

KILLER, “HO ROVINATO LA SUA VITA MA ANCHE LA MIA”

Si è costituto durante la scorsa notte l’omicida di Raffaele Perinelli. Si tratta di un 31enne venditore ambulante, incensurato, che abita presso il quartiere Miano, lo stesso dove il 21enne calciatore è stato colpito a morte. I due hanno litigato per motivi banali, quindi l’aggressore ha estratto un coltello a e colpito a morte il giovane al petto. Si è presentato presso i carabinieri di Casoria a fianco del suo avvocato, Rocco Maria Spina. Non era la prima volta che i due avevano avuto un alterco, come ha spiegato lo stesso aggressore durante l’interrogatorio pre-fermo: «Tra noi due c’era stato un litigio appena una settimana fa, ma per banali motivi, all’esterno di un locale notturno. Sette giorni fa gli avevo consigliato di non intromettersi in una lite e ci eravamo azzuffati. Abitavamo nello stesso quartiere e siamo venuti alle mani». Poi l’omicida ha aggiunto, rendendosi conto troppo tardi di quanto fatto: «Ho rovinato la vita di quel ragazzo, ma anche la mia». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

21ENNE UCCISO

È mistero attorno all’orrore e tragedia avvenuta a Napoli poco prima della mezzanotte: un giovane calciatore dilettante è stato accoltellato a morte e lasciato davanti all’ospedale Cardaelli con diverse ferite al petto. Si è spento poco dopo Raffaele Perinelli, promessa della Turris qualche anno fa e attualmente “svincolato” dopo l’esperienza a Gragnano e al San Martino Valle Caudina. Sognava la serie D con la “sua” Turris, dove era cresciuto nelle giovanili e voleva continuare nel mondo del calcio dopo un’infanzia infelice segnata dall’assassinio del padre Giuseppe, esponente del clan camorrista Lo Russo ucciso in un agguato nel 1999. Di fatto, la medesima “fine” del padre per un ragazzo però amato e fino a prova contraria assolutamente fuori dalle vicende della Camorra odierna: come spiega Il Mattino, il 21enne incensurato è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale da uno sconosciuto che si è dileguato prima di poter essere identificato. Il mistero viene “alimentato” dal fatto che l’omicida si sarebbe già costituito ai carabinieri di Casoria: si tratta di un 31enne venditore ambulante incensurato che ha confessato di aver accoltellato Raffaele dopo una lite feroce per motivi ancora non chiari risalenti a qualche giorno prima.

PERINELLI, IL PADRE FU UCCISO IN AGGUATO DI CAMORRA

Era in attesa di un nuovo club dopo che solo due settimane fa la sua ex squadra, la Turris, era stata condannata a risarcirgli 3 mila euro per non avergli corrisposto gli stipendi concordati. Il sogno della serie D rimaneva però e si stava attrezzando per continuare a cercare nell’ambito: poi qualcosa si insondabile è avvenuto e ora indaga la Procura napoletana. Nella zona dove viveva il giovane calciatore, nel quartiere Milano, è in corso una lotta ad alta tensione tra i vari clan dell’area un tempo roccaforte dei Lo Russo ma oggi teato di guerriglia urbana per il pentimento dei capiclan, con conseguenti agguati numerosi avvenuti negli ultimi mesi. Il padre venne ucciso nella “vendetta” per la strage di Acerra, uno dei periodi più bui e complessi della storia della Camorra: non è chiaro se l’omicidio di Raffaele possa comunque c’entrare con quei fatti, di certo però una giovanissima vita innocente (fino a prova contraria) è stata spezzata di colpo senza un vero perché (per ora).





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