ISTAT/ Indagine sullo stato di salute della scuola. Quali punti di debolezza e di forza?
Il rapporto dell’Istat “100 statistiche per il paese” fa emergere alcuni progressi, ma molti più dati preoccupanti sull’istruzione del nostro paese. Leggi il commento dell’esperto di politiche scolastiche GIOVANNI COMINELLI
Il 48,2% degli italiani tra i 25 e i 64 anni ha come titolo di studio più elevato solo la licenza media. Il dato si riferisce al 2007 e fa sì che il nostro paese, nel contesto della Ue a 27 membri, si sia piazzato nel 2007 in fondo alla graduatoria insieme a Spagna, Portogallo e Malta. Le cifre, sconfortanti, emergono dal rapporto dell’Istat “100 statistiche per il paese”, presentato ieri a Roma.
Investimenti nell’istruzione – L’Italia si conferma un paese che spende meno di altri per l’istruzione. Nel 2005 l’incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil è stata pari al 4,4%, ampiamente al di sotto della media dell’Ue27 che era del 5,1% nel 2004. Sempre nel 2007, in Italia poco più del 75% dei giovani tra i 20 e i 24 anni ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore. Nel contesto europeo, riferito all`anno 2006, l`Italia presenta un tasso di scolarizzazione inferiore alla media Ue-27 (77,8%) e confrontabile con quello di Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca e Romania, mentre il tasso risulta più elevato (oltre l`88%) nei paesi di nuovo ingresso: Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Lituania.
Per quanto riguarda l’istruzione universitaria, in Italia circa il 41% dei giovani tra i 19 e i 25 anni risulta iscritto a un corso universitario nell’anno accademico 2005-06.
Gli abbandoni scolastici – L’Italia resta fuori dalla media europea anche per quanto riguarda gli abbandoni precoci degli studi: l’obiettivo Ue fissato nell’ambito della strategia di Lisbona sarebbe del 10%, ma se nel 2006 il valore medio della Ue a 27 si attesta al 15,3%, la corrispondente media per l`Italia è pari a 20,8%.
L`Italia si colloca così nelle posizioni più distanti dall`obiettivo, dopo Spagna (29,9%), Portogallo (39,2%) e Malta (41,7%). Tra i Paesi più virtuosi, con una bassa percentuale di abbandono degli studi da parte dei giovani, si segnalano invece la Slovenia (5,2%), la Repubblica Ceca (5,5%) e la Polonia (5,6%). Un miglioramento nell’arco degli ultimi 4 anni si è comunque registrato. Tra il 2004 e il 2007 l’incidenza di abbandoni precoci in Italia è infatti scesa del 2,8% al Mezzogiorno e del 3,6% al Centro-Nord. Nel 2007 solo la provincia autonoma di Trento e il Lazio hanno raggiunto obiettivi vicini a quelli di Lisbona (10,6% e 10,9%). Altre regioni con valori contenuti sono Friuli (12,6%) e Umbria (12,7%). Quelle più distanti dagli obiettivi di Lisbona sono Campania (29%) e Puglia (25%). Tra il 2006 e il 2007 gli abbandoni sono aumentati in Valle D’Aosta, Liguria, Toscana, Molise e Campania e, in particolare, il fenomeno risulta preoccupante anche in alcune regioni del Nord tra le quali spiccano le alte percentuali della provincia autonoma di Bolzano e della Valle d`Aosta.
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