COME ERAVAMO/ L’Italia dagli anni ’30 ai ’50 vista da un occhio imparziale

- Luca Cottini

LUCA COTTINI recensisce l’opera dei due studiosi inglesi David Forgacs e Stephen Gundle “Cultura di massa e società italiana 1936-1954”. Un’opera che ha il raro pregio di giudicare senza preconcetti ideologici il nostro passato e le origini della nostra democrazia

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Un manuale di storia culturale è una sfida ardita. Intercettare la storia attraverso la sua ricezione, poi – più che attraverso il discorso della storiografia o l’analisi dei suoi prodotti culturali – è impresa, data la natura eterea delle fonti primarie, decisamente più complicata. Ed è proprio su questo terreno impervio che con maestria, eleganza e rigore il duo Forgacs-Gundle si impone ed interviene con successo.

Sotto il loro microscopio sono gli elementi del consumo, della produzione e della distribuzione dei media culturali (cinema, editoria, radio) – in altre parole, la cultura italiana di massa – dell’Italia tra gli anni ’30 e gli ’50.

Il metodo dei due studiosi è capillare ed estensivo, nel comparare e intrecciare diversi tipi di fonti: dalle interviste alla gente comune (dettagliate con precisione nell’appendice finale) alle testimonianze letterarie, dalle statistiche alle leggi o altri documenti storici. L’originalità (e il coraggio) dei due autori consiste nella loro temporalizzazione dell’argomento, che non segue la tradizionale separazione tra anni del fascismo e anni del dopoguerra, ma che deliberatamente abbraccia la continuità del loro passaggio e la transizione graduale da un’identità locale a un’identità nazionale mediata.

L’analisi di tale processo formativo di un costume nazionale condiviso, a cavallo della seconda guerra mondiale, non ha il solo scopo di dettagliare l’impatto dei media sull’habitus italiano, ma di articolare almeno tre tesi fondamentali. Innanzitutto, l’analisi del modus vivendi degli italiani attraverso i loro consumi culturali – con la descrizione delle loro abitudini di lettura, di ascolto della radio e il resoconto del cambiamento progressivo del rapporto con loro stessi – ha lo scopo di documentare come i media abbiano svolto non solo la funzione unificante di rendere la società italiana visibile a se stessa e ai suoi membri, ma anche di introdurre nuovi modelli provenienti da altre culture, specialmente quella americana.

In secondo luogo, l’attenzione dedicata all’industria e al mercato culturale – insieme alla rassegna comparata delle case editrici, delle manifestazioni musicali e del rapporto tra cinema italiano e americano – descrive questo ventennio come un graduale processo di costruzione, con i consumatori, di un aggregato e di un tessuto civile unitario. Da ultimo, la messa a fuoco dell’intreccio tra storia, politica e abitudini – con l’analisi delle varie tipologie di intervento dello stato nell’attività culturale, e delle varie forme di associazionismo – pone in rilievo come dal PNF alla DC e al PCI si instauri una linea comune: di propaganda e censura; di sfruttamento dei media e di creazione di uno spirito di appartenenza.

Pieno di ricchissimi spunti di ricerca e animato da una lodevole onestà intellettuale nel ritrarre, al di là di costrizioni ideologiche, il ruolo della Chiesa Cattolica e del Partito Comunista, il testo ha il pregio di colmare la storia ufficiale dell’Italia con quella non scritta degli italiani, con l’effetto di una ricostruzione fedele e stimolante. La padronanza assoluta del narrato, consente poi agli autori di offrire spunti penetranti di contestualizzazione storica nel campo della linguistica, dell’editoria (con le interessanti notazioni sull’interazione delle riviste con il mercato o sul successo delle traduzioni) e della critica cinematografica. Di lettura godibilissima, il manuale di Forgacs e Gundle non solo offre un contributo notevole alla scholarship sul periodo, ma introduce con sapienza anche il lettore comune (italiano e non) alle origini complesse dell’identità italiana contemporanea.







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