EVENTI/ La politica è un’arte? Una Winter School per capirla

- La Redazione

Intervista a SILVIO MAGLIANO, presidente del Centro Servizi per il Volontariato a Torino, sull’iniziativa recentemente intrapresa di tenere lezioni per avvicinare i giovani alla politica

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Una scuola sull’arte della politica? Perché? La politica è un’arte e si può insegnare? Così pare. L’idea – quattro week-end residenziali a Valdellatorre (Torino) con moduli di argomentazione, economia, diritto, giurisprudenza – è originale e ho partecipato anch’io alla sua creazione, e alle prime due sessioni. Per questo l’intervista al direttore, Silvio Magliano, presidente del Centro Servizi per il Volontariato di Torino, è un’intervista difficile: le inside interviews o sono delle “marchette” (come dicono i giornalisti per ogni articolo che parli bene di qualcuno, avvallando così l’idea illuminista che ogni appartenenza sia contraria alla verità… e che in fondo non ci siano verità per cui valga la pena battersi) o sono pericolose perché si fanno domande su cose che si conoscono così bene da essere indiscreti.

Cominciamo dall’idea: in che cosa consiste?

La “Winter School” è un percorso di quattro week end residenziali di formazione politica, sociale e culturale. L’idea è che la politica non sia solo “stringere le mani” ma anche preparazione tecnica, un’arte che si può insegnare e imparare, e che la “tecnica” non sia affatto indifferente alla verità. Constatando il vuoto di offerte del panorama culturale, almeno piemontese, abbiamo deciso di realizzare una scuola aperta a tutti coloro che sentono ancora la voglia di imparare su un aspetto della vita tanto decisivo quanto denigrato come la politica.

Come funziona? È una scuola di destra o di sinistra?

La scuola si articola dal venerdì sera alla domenica pomeriggio. Le giornate sono invece divise in due moduli da tre ore ciascuno: argomentazione, storia, diritto ed economia. I docenti che abbiamo invitato sono docenti delle materie o grandi esperti. Per citarne alcuni: Modiano, Caramelli, Poggi, Odifreddi, Poletto, Rosboch, Miglietta, Gili, Chiarini, Ferrucci. Nelle serate si alternano proiezioni di film a tema e incontri con personaggi di spicco del panorama pubblico italiano: è già stato nostro ospite Marcello Maddalena, Procuratore generale della Repubblica di Torino e ci verranno a trovare nei prossimi week end (6-8; 27-28 marzo) Oscar Giannino, Claudio Artusi, Umberto La Rocca, Vice Direttore de La Stampa e Mario Prignano, cronista parlamentare di Libero.

La scuola non è né di destra né di sinistra: è nostra. Mi spiego: vogliamo capire, approfondire ciò che sentiamo o leggiamo sui giornali, proviamo a “farci un’idea” partendo da ciò che dicono i nostri docenti e studiandoci su. Abbiamo chiesto a loro di modulare le lezioni con brevi introduzioni sui temi generali della loro area e poi di farci vedere gli esempi concreti che ci sono oggi nella nostra società. Finora ha funzionato bene.

Che cosa ha imparato Lei personalmente dalle prime due sessioni della Winter School?

Personalmente mi sono fatto un’idea più chiara sulla crisi della finanza. Pietro Modiano e Vincenzino Caramelli ci hanno introdotto alla comprensione di cosa non ha funzionato. E ho un concetto molto più strutturato di cosa sarà anche tecnicamente il federalismo fiscale e quanto cambierà il Paese. Poi ho visto che cosa funziona o non funziona nel diritto europeo. Abbiamo capito, e questo è il fine della scuola. Ora c’è da ripassare e riprendere gli appunti, proprio come all’università.

La gente è interessata davvero o ha dovuto fare carte false per riempire la sala?

Pensavo di dover riempire la sala con delle comparse e invece alla prima sessione c’erano 60 persone, alla seconda 75 e per le prossime due ne aspettiamo oltre 90. È un buon segno. La sala si è inaspettatamente riempita da sola: le persone hanno ancora interesse a capire, solo che forse aspettano che la proposta venga da mondi diversi dai partiti. I giovani sono ancora interessati – e molto – alla politica e all’impegno sociale, ma non ai partiti. È un dato significativo, confermato dalle conversazioni durante i giorni della scuola.

Il Papa dice che i giovani cattolici devono fare politica e devono essere competenti e responsabili. Lei è giovane e vuol fare politica in prima persona. Sente di avere qualcosa di nuovo da portare nella società italiana? Che cosa vuole dire facendo politica?

Il tema della competenza e della responsabilità è decisivo se l’interesse per la politica è vero e non solo l’abbaglio di un mondo patinato o un modo più veloce per diventar qualcuno. Proprio per questo abbiamo creato questa scuola: certo, le relazioni sono decisive se si vuole essere eletti, ma una volta che hai raggiunto una responsabilità anche decisionale, che fai? Cosa proponi? Se non sei adeguatamente formato e informato puoi solo far danno o, se va bene, non fare nulla.

Ciò che sento personalmente necessario per il nostro Paese è riscoprire il concetto e la sostanza della “ragionevolezza”, che consiste nel guardare alle cose come sono, con il sano senso comune che è alla radice di ogni esperienza vera di popolo, senza ideologia. Il caso Englaro lo dimostra. Ma – per fare un esempio rimanendo alle nostre lezioni – anche il fatto che in Europa funzioni bene l’unità commerciale (e forse funzionerebbe quella militare) e non quella culturale, suggerisce un modello leggero e non ideologico.

Un seggio in parlamento vale più della verità?

Sarebbe grave se fossero in alternativa.

(Intervista di Giovanni Maddalena)





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