CRISTIANI E MUSULMANI/ Troppa religione o troppo poca?

- Maria Laura Conte

"Troppa religione o troppo poca? Cristiani e musulmani alla prova della secolarizzazione" è il titolo di una serie di eventi pensati da Oasis e aperti al pubblico. MARIA LAURA CONTE

islam_R439 Immagine di archivio

Costruire una grande moschea nel centro città, si, no, perché? È giusto che le donne di religione musulmane portino il velo nei luoghi pubblici? È ammissibile l’obiezione di coscienza per motivi religiosi rispetto ad alcune leggi dello Stato? Sono solo alcune delle domande che quotidianamente stanno sottese alle notizie della cronaca delle nostre città e non sempre trovano risposte soddisfacenti, quanto piuttosto riduzioni su alcune posizioni spesso ideologiche che non aiutano l’affondo nella realtà dei problemi a cui rimandano. Si resta in superficie.

Risultato? La ripetizione fino alla noia di luoghi comuni e l’inaridimento del dibattito pubblico. A questo non si arrende Oasis, che ha raccolto la provocazione per osare un ulteriore affondo culturale, ancora una volta controcorrente: dal confronto con queste domande, generate dal fatto che viviamo in società sempre più plurali, tendenzialmente conflittuali, è nato il progetto “Conoscere il meticciato, governare il cambiamento” promosso Oasis con il contributo di Fondazione Cariplo. 

Oggi tale progetto propone una prima tappa aperta al pubblico, il primo di una serie di eventi sul tema “Troppa religione o troppo poca? Cristiani e musulmani alla prova della secolarizzazione”. Presso l’Università Cattolica (oggi, giovedì 27 novembre, ore 17) Hassan Rachik, antropologo dell’Università Hassan II di Casablanca, Jean Duchesne, direttore dell’Académie catholique de France, e Maurizio Ambrosini, dell’Università Statale di Milano, si confronteranno sul fatto che sia i cristiani che i musulmani sono investiti, per quanto in forme e con modalità diverse, dalla secolarizzazione che invade le nostre società. 

Secolarizzazione è una parola che rimanda a significati diversi: fa pensare allo Stato “laico”, a una società in cui credere in Dio è un’opzione tra tante, o addirittura in cui Dio diventa irrilevante. Si impone come una “prova” comune tanto in Occidente quanto in Oriente, dove la secolarizzazione genera allo stesso tempo reazioni violente (il fondamentalismo terrorista) e comportamenti di revivalismo contaminato da una modernità sfrenata.  

Da dove viene la secolarizzazione? Come evolve e quali forme assume quando si manifesta all’interno di culture diverse? Che cosa comporta nel mondo contemporaneo, in cui la religione – data per spacciata da alcuni – si sta piuttosto trasformando? Inizia dunque dall’approfondimento di questi interrogativi il progetto di ricerca che punta a conoscere il meticciato per governare quel cambiamento che ciascuno può misurare a tanti livelli nel suo quotidiano.

Il progetto, avviato lo scorso settembre, si propone come un percorso di ricerca articolato in issues diverse indagate da gruppi di giovani ricercatori esperti in aree disciplinari differenti. Questa l’originalità: sono giovani filosofi, giuristi, teologi, esperti di politiche internazionali, massmediologi, sociologi che grazie a un’interazione trans-disciplinare, insieme produrranno idee e contenuti nuovi per leggere i processi e le tensioni che avvertiamo sulla nostra pelle. Questi gli ambiti indagati: secolarizzazione, domanda antropologica e nuove forme di religiosità; fondamentalismo e violenza; religioni, media e comunicazione; dialogo islamo-cristiano; libertà religiosa e di espressione; l’idea di Europa e il mondo musulmano.

Ognuno di questi temi, preso singolarmente, è già stato oggetto di indagini parziali, ma l’idea cardine del progetto è di formare un nucleo di persone che li percorra tutti, per offrire una visione sintetica dell’intero processo di meticciato. Inseriti nella rete internazionale di rapporti di Oasis, possono beneficiare del confronto con il contesto globale, in particolare attraverso gli esperti invitati, come già nel primo evento pubblico in Cattolica. L’ideale obiettivo non sarà rispondere (solo) alle domande di cui sopra, ma rilanciarne ancora altre, iniettare nuovi contenuti nel contesto dello spazio pubblico, aumentare la curiosità e condividere la ricerca. Per concorrere alla costruzione della vita buona comune e alla rimessa in moto dell’irrinunciabile amicizia civica, per citare ancora il fondatore di Oasis.





© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie

Ultime notizie