LETTURE/ La lezione di Alipio al “partito degli onesti”

- Laura Cioni

Riandando ai tempi della giovinezza, Agostino ricorda la personalità di uno dei suoi più cari amici, Alipio. Nessuno riuscì a coprromperlo, perchè amava la giustizia. LAURA CIONI

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Riandando ai tempi della giovinezza, Agostino ricorda la personalità di uno dei suoi più cari amici, Alipio.

A Roma egli “aveva esercitato per tre volte la mansione di giudice, meravigliando i colleghi con la sua integrità, ma meno di quanto si meravigliava lui di essi, che anteponevano l’oro alla rettitudine. Viveva in quel tempo un senatore potentissimo. Costui pensò di permettersi, secondo l’usanza dei potentati suoi pari, non so quale atto non permesso dalla legge. Alipio gli resistette. Gli fu promessa una ricompensa, ed egli ne rise di cuore; furono proferite minacce, ed egli le calpestò, indifferente all’amicizia e imperturbabile all’inimicizia di un personaggio tanto potente e notissimo per le infinite possibilità che aveva così di giovare come di nuocere. Una sola passione per poco non l’aveva sedotto, la letteratura, per la quale fu tentato di farsi trascrivere alcuni codici usando la cassa del tribunale. Interpellata però la virtù della giustizia, mutò in meglio il suo parere, giudicando più vantaggiosa la rettitudine, che glielo proibiva, della possibilità, che glielo permetteva”.

Sono passati tanti secoli da allora e ancora di più da quando Sallustio aveva scritto che a Roma tutto è in vendita. Pare proprio, stando alla cronaca, che tale prerogativa si sia molto diffusa anche altrove.

Ma c’è uno come Alipio? Non esente dalle tentazioni, ma in grado di resistervi interrogando la giustizia, come se fosse una donna in carne e ossa nel racconto di Agostino, e di preferire l’amore suo a quello pur lodevole per le lettere. Preferire questo amore, perché più vantaggioso. E’ dunque un calcolo, poiché nessuno, a meno che non si voglia bene, rinuncia a qualcosa per un bene minore. Un uomo notevole Alipio, sottoposto come tutti al ricatto dell’illecito e dotato di una ragione così limpida e cogente da fargli mutare proposito.

Forse gli uomini oggi sono più fragili o più cattivi? Non è detto. Forse è meno evidente il criterio del bene, inquinato dalla paura della morte che tiene l’avaro stretto al suo denaro, il corrotto al suo potere. Troppo spesso il criterio del bene è gelido come pietra e non si può amarlo e servirlo. Tacito scriveva che valgono di più i buoni costumi rispetto alle buone leggi. Esse sono da interpretare, il bene invece è da riconoscere. Opera non facile, ma qui si misura la stoffa di un uomo.





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