NAPOLITANO/ Il capo dello Stato chiede alla Fiat di obbedire alla sentenza dei giudici

- La Redazione

Intervento del capo dello Stato per far rispettare la sentenza dei giudici sul caso degli operai licenziati dalla Fiat

napolitano_R375 Foto Ansa

Napolitano interviene sulla vicenda dei tre operai dello stabilimento Fiat di Melfi licenziati, reintegrati dal giudice ma ai quali l’azienda non ha permesso di riprendere il lavoro. Agli operai è stato permesso l’ingresso in fabbrica ma non di riprendere il proprio posto al lavoro.

Il Capo dello Stato ha oggi diramato una lettera in cui chiede “che il grave episodio sia superato”. Nella lettera si esprime “vivissimo auspicio – che spero sia ascoltato anche dalla dirigenza della FIAT – che questo grave episodio possa essere superato, nell’attesa di una conclusiva definizione del conflitto in sede giudiziaria, e in modo da creare le condizioni per un confronto pacato e serio su questioni di grande rilievo come quelle del futuro dell’attività della maggiore azienda manufatturiera italiana e dell’evoluzione delle relazioni industriali nel contesto di una aspra competizione sul mercato globale Bisogna rimettersi all’autorità giudiziaria”.

Napolitano fa dunque riferimento alla lettera che i tre operai avevano inviato proprio al presidente della Repubblica per chiedere si facesse garante e difensore della loro situazione, appellandosi alla costituzione e alle leggi dello stato..

“La decisione della Fiat Sata di non reintegrarci” scrivevano i tre operai “nel nostro posto di lavoro è una palese violazione dell’articolo 28 della legge 300 del 1970 e della norma penale da esso richiamata. In uno Stato di diritto non dovrebbe essere neppure consentito di dichiarare a tutti (stampa compresa) di voler disattendere un provvedimento legalmente impartito dall’autorità giudiziaria con ciò mostrando disprezzo per la Costituzione e per le leggi civili e penali del nostro ordinamento giuridico”.

Anche il ministro Matteoli era intervenuto sulla vicenda, parlando al Meeting di Rimini, dichiarando che le sentenze vanno sempre rispettate, anche quando non fanno piacere.





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