MANOVRINA/ Sapelli: tasse, Telecom, cig, chi sta “frenando” Letta?
Ieri sera il Consiglio dei ministri ha approvato la cosiddetta manovrina per rientrare sotto il 3% del deficit/Pil. Su altri temi si è scelto il rinvio. Il commento di GIULIO SAPELLI
Forse il ministro per l’Economia e le Finanze, Fabrizio Saccomanni non è un grande comunicatore e probabilmente non riesce a entrare in sintonia con le aspettative che gli italiani si aspettano dal Governo. Ma è evidente che la breve conferenza stampa rilasciata ieri sera, dopo le 20:00, lascia un po’ tutti sconcertati e anche un poco disillusi. Sul tavolo del Consiglio dei ministri c’erano un bel pacco di problemi e alcune scelte da mettere a fuoco, da inquadrare nell’immediato futuro se non da risolvere subito. In sostanza, si è saputo che l’Italia rispetterà i parametri che l’Unione europea impone, cioè resterà con il deficit sotto il 3% del Pil grazie a un intervento da 1,6 miliardi di euro che verranno recuperati dalla vendita di alcuni immobili dello Stato e dalla riduzione delle spese ministeriali e dei trasferimenti agli enti locali. È possibile, anzi altamente auspicabile, che altri problemi siano stati presi in considerazione e magari in via di risoluzione. Ma le perplessità restano anche a un grande economista come Giulio Sapelli, che apprende al volo le dichiarazioni di Saccomanni e le decisioni del Governo.
Che ne pensa del risultato di questa riunione del Consiglio dei ministri e della cosiddetta “manovrina”?
Un intervento da un miliardo e seicento milioni per onorare l’impegno del 3% del deficit/Pil con la vendita di immobili (un recupero in questo caso di 500 milioni) mi sembra una cifra non molto consistente rispetto alle valutazioni fatte in passato da Commissioni di tutto rispetto. Ma quello che mi colpisce è l’assenza di un intervento del Governo su altri problemi all’ordine del giorno.
Quali erano secondo lei le priorità?
Insomma, vorremmo sapere qualche cosa sul rifinanziamento della Cassa integrazione. Magari anche qualche cosa sul destino di Telecom e della “banda larga”. E poi anche su Alitalia. Sto facendo solo alcuni esempi, con sullo sfondo il problema dei problemi italiani, il cuore del problema, è cioè una diversa pressione fiscale, una riduzione di questa pressione che sta letteralmente piegando in due questo Paese.
A suo parere doveva uscire da questa riunione del Consiglio dei ministri almeno una linea chiara e precisa sulla questione fiscale?
E che cosa si aspetta ancora a pronunciarsi chiaramente e poi a mettere in atto alcune misure? Esiste un problema di credito, c’è una pressione fiscale che sta mettendo in ginocchio le piccole imprese che sono un patrimonio italiano. Lo vogliamo salvare questo patrimonio o no? Ce lo facciano comprendere dopo il processo di de-industrializzazione che ha colpito il Paese. Prima delle dichiarazioni di Saccomanni c’è stato questa conferenza stampa dei ministri del Pdl, che si sono dichiarati “sentinelle” contro il partito delle tasse, ma la riunione del Consiglio dei ministri a questo proposito è stato deludente. Al momento, pare, si è scelto un rinvio. Ma con tutti i problemi che ci sono sul tappeto e che devono essere affrontati (cuneo fiscale, ceto medio in difficoltà, nuove povertà), la sensazione è che il rinvio assomigli ai desideri di una parte della burocrazia e di altri ambienti.
Quali scelte dovrebbe operare concretamente il Governo in materia fiscale?
Colpire la rendita e non il profitto, il lavoro, l’impresa e il ceto medio. Ma tutto questo va fatto al più presto.
(Gianluigi Da Rold)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori