SPY FINANZA/ Banche, i numeri che rendono gli stress test una “farsa”

- Mauro Bottarelli

La situazione bancaria europea è ben più grave di quella dipinta dai risultato degli stress test condotti dalla Bce. Nella sua analisi MAURO BOTTARELLI ci spiega perché

Trader_Computer_TantiR439 Infophoto

C’è voluta l’ennesima velina delle 4 di pomeriggio, gentilmente offerta ancora dalla Reuters, per placare un po’ i mercati, mandati in altalena ieri dai risultati degli stress test bancari della Bce, i quali hanno visto due istituti italiani bocciati e altri due diciamo rimandati con qualche credito formativo, situazione che ha innescato ribassi generalizzati e costretto la Consob a vietare le vendite allo scoperto sul titolo Monte dei Paschi (come se non si potesse shortare un titolo operando sulle opzioni). È bastato però che l’ennesima fonte accreditata ma anonima dicesse all’agenzia di stampa che il Qe è un’opzione sul tavolo cui la Bce sta pensando attentamente per far passare Milano da quasi – 3% a -1,20% a un’ora dalla fine delle contrattazioni: questa volta l’annuncio rispecchia la realtà?

Non lo so e poco mi interessa a questo punto, so che la situazione bancaria europea è ben più grave di quella dipinta dagli stress test, per una ragione semplice: quegli esercizi sono stati fatti con criteri che hanno credibilità zero. Lo dimostra il primo grafico a fondo pagina, il quale ci offre i livelli di inflazione per quest’anno e per i prossimi nello scenario più avverso elaborato dalla Bce: sono tutti dati positivi fino al 2016, quindi negano la realtà, ovvero la deflazione già presente nel Continente. E non è una mia elucubrazione: rispondendo alle domande della stampa, il membro della Bce, Constancio, ha dichiarato che «lo scenario della deflazione non è presente perché non abbiamo considerato il fatto che la deflazione possa accadere». Ecco a voi, invece, nel secondo grafico, la situazione del livello inflazionistico in Europa nel mese di settembre: otto nazioni europee sono già in deflazione conclamata oggi!

Ma sapete perché la Bce non ha voluto contemplare lo scenario deflazionistico nei suoi stress test? Basta andare a pagina 75 del report della Banca centrale (in totale 175 noiosissime pagine che hanno allietato la mia domenica) per scoprire che grazie a definizioni interne differenti date dalle banche nei loro bilanci il quadro generale dell’esposizione è molto “truccato”, un maquillage che è stato in grado di nascondere al mercato qualcosa come altri 136 miliardi di euro di Npe, “non-performing exposure”, ovvero debito attraverso prestiti che non verrà mai ripagato agli stessi istituti. Insomma, gli stress test hanno evidenziato un buco di bilancio ulteriore e si è fatto finta di niente: peccato che aggiungendo questa bella sommetta, fresca fresca, il totale di quei prestiti inesigibili raggiunga quota totale per le banche europee di 879 miliardi di euro, pari però a 1,114 triliardi del tasso di cambio attuale, nientemeno che il 9% del Pil dell’eurozona.

Capite ora, senza un aumento generalizzato dei prezzi che possa portare a un’inflazione di quel debito folle, la Bce è stata costretta a non contemplare la deflazione attuale, condizione che di per sé rende quel numero ancora peggiore e in via di ulteriore crescita se gli scenari inflazionisti, come la Bce stessa è stata costretta ad ammettere in sede di rivisitazione gli ultimi dati, non muteranno al rialzo. Insomma, qualche istituto non solo non è sano, ma se si contemplasse la realtà dei fatti sarebbe già oggi insolvente. Et voilà, ecco allora che nello scenario avverso degli stress test i tassi di inflazione sono quelli che invece vorremmo tanto avere, cioè come worst-case scenario abbiamo invece il nostro sogno di condizione inflattiva per poter sperare di ripartire.

Il tutto senza voler aggravare il quadro, almeno per le banche della cosiddetta periferia, con le detenzioni monstre di debito pubblico, solo in Italia poco meno di 400 miliardi di euro. Ecco spiegata, quindi, la necessità che a poco meno di due ore dalle contrattazioni qualcuno abbia sentito la necessità di far trapelare l’ennesimo rumour riguardo il Qe in arrivo da parte di Francoforte: dopo il doping monetario, quello informativo.

E c’è un altro motivo che ha reso necessario questo intervento magico: ovvero, il fatto che la Bce la settimana scorsa ha comprato solamente 1,17 miliardi di covered-bonds, come ci mostra il grafico a fondo pagina, un inizio quantomeno inglorioso del piano presentato a giugno e che avrebbe dovuto sbloccare il meccanismo incrostato della trasmissione del credito in Europa, aumentando lo stato patrimoniale dell’Eurotower sul modello della Fed. La pressione che è venuta a crearsi sugli acquisti “front-load” ci conferma quindi quanto vi ho detto settimane fa, ovvero che non ci sono sufficienti assets di qualità eligibile in Europa per fare in modo che gli acquisti della Bce abbiano davvero una qualche efficacia. Insomma, un fallimento su tutta la linea con cotè di presa in giro sui criteri stessi di attuazione degli stress test: attenzione, anche sparando una bugia al giorno sul possibile Qe, il mercato potrebbe presto perdere la pazienza. E venire a vedere il bluff: lì allora saranno davvero dolori.

 







© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie

Ultime notizie