FINMECCANICA/ Ansaldo e Drs, qual è la strategia delle vendite?

- Augusto Lodolini

AUGUSTO LODOLINI commenta le voci su possibili dismissioni di società Finmeccanica nel settore della difesa, facendo notare come non sia molto chiara la strategia del gruppo e del governo

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La nomina di Mauro Moretti ad amministratore delegato aveva subito dato luogo a discussioni su quale sarebbe stato il suo atteggiamento nei confronti delle dismissioni di società Finmeccanica per rafforzare la situazione finanziaria del gruppo. Vista la provenienza “ferroviaria” di Moretti, l’attenzione si era particolarmente appuntata sulla decisione del precedente amministratore delegato Alessandro Pansa, in accordo con il governo, di diminuire la presenza nel settore trasporti mettendo in vendita Ansaldo Breda e Ansaldo Sts.

Le possibili obiezioni da parte di Moretti, in particolare verso la vendita di Ansaldo Sts, una azienda avanzata tecnologicamente e attiva che opera nei sistemi di segnalazione, sono condivisibili anche da chi ha provenienze diverse. Significative le due lettere di intenti firmate da Moretti nei giorni scorsi in Cina di cui una relativa proprio ad Ansaldo Sts, una interessante apertura in un mercato importante come quello cinese.

L’altro accordo riguarda Agusta Westland, un’operazione quest’ultima che potrebbe far recuperare quasi per intero la commessa persa dalla società in India. Come si ricorderà, a causa di un’inchiesta della nostra magistratura, il governo indiano all’inizio dell’anno ha cancellato l’ordine per l’acquisto di elicotteri Agusta per 560 milioni di euro. Gli elicotteri previsti dall’accordo con la Cina non sono però militari, lasciando così aperta la domanda su quale sarà l’atteggiamento di Moretti nei confronti del settore difesa, attualmente centrale per Finmeccanica.

Ed ecco arrivare le voci su una possibile dismissione in questo settore, precisamente della Drs Technologies, azienda americana specializzata nell’elettronica di difesa acquisita nel 2008. La Borsa, rimasta indifferente alla notizia degli accordi in Cina, ha accolto con indubbio favore la notizia, premiando Finmeccanica in un giornata piuttosto negativa per Piazza Affari.

Gli analisti stimano un ricavo dall’eventuale vendita di Drs attorno a 1,5 miliardi di euro, ma la società fu pagata nel 2008 circa 3,5 miliardi di euro e sconta margini operativi migliori della media. Inoltre, gli stessi analisti finanziari fanno presente che la sua vendita comporterebbe serie ripercussioni sulla presenza di Finmeccanica negli Stati Uniti, che rimane, malgrado i tagli al budget della difesa, un mercato di primaria importanza, oltre che un Paese di cui siamo alleati, a differenza di Russia e Cina, per esempio.

In passato, il gruppo italiano aveva potuto usufruire dei buoni rapporti esistenti tra Bush e Berlusconi, intesa che si è raffreddata con l’avvento di Obama. Può darsi che ora si pensi alla possibilità di ripristinare una simile intesa tra Obama e Renzi, ma sarà bene ricordare che tra due anni l’inquilino alla Casa Bianca sarà comunque diverso.

La principale obiezione che sembra essere fatta nei confronti di Drs è che non si è integrata nel gruppo e si comporta come una società autonoma, dato il protezionismo vigente negli Stati Uniti in questo settore che non vede di buon occhio la dipendenza da società straniere. Se questo è vero, rinunciare a Drs vuol dire rinunciare a gran parte delle operazioni con gli Usa (attualmente rappresenta l’80% del fatturato negli Usa), perché difficilmente si potranno fare grandi cose solo con accordi commerciali. Tanto più con le attuali polemiche nei confronti degli F35 e della loro dipendenza dagli americani.

Qualche giorno fa è uscito negli Usa un rapporto del Center for a New American Security in cui si sostiene che il Pentagono e i suoi fornitori devono “tener conto delle forze di globalizzazione e commercializzazione” in atto nel mondo, se vogliono mantenere il proprio vantaggio competitivo tecnologico. Il gruppo di lavoro è stato copresieduto da William Lynn, già vice segretario americano alla Difesa e, guarda caso, attuale capo di Drs Technologies.

Il rapporto chiede maggiori investimenti di governo e industria nella ricerca tecnologica e l’allentamento dei limiti all’esportazione, che stanno danneggiando le aziende americane. Di recente Lynn ha dichiarato che il fatturato di Drs è calato a seguito dei tagli al bilancio della Difesa, ma che la società ha cercato di continuare a investire consistentemente nella ricerca e sviluppo, affermando che “siamo disposti a subire qualche diminuzione a breve termine nei margini, moderatamente, per proteggere la nostra competitività a lungo termine”. Direi una posizione condivisibile, dato il settore in cui opera.

Senza mettere in secondo piano gli aspetti finanziari, forse la questione dovrebbe essere affrontata dal punto di vista strategico e sarebbe importante che Moretti, e soprattutto il governo, chiarissero qual è la strategia nei confronti di Finmeccanica, essenziale per decidere anche le eventuali dismissioni. A meno che si voglia lasciare tutto in mano alla prossima iniziativa di qualche Pubblico Ministero in cerca di notorietà.





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