DALLA GRECIA/ Le “pugnalate” a Tsipras da Francoforte e Atene

- Sergio Coggiola

In Grecia la situazione si fa ancora più difficile, dato che è stato scoperto un buco nei bilanci e la compagine di governo non sembra essere molto solida. Di SERGIO COGGIOLA

tsipras_zoom_discorsoR439 Alexis Tsipras (Infophoto)

Una settimana da brivido: 2,5 miliardi da pagare per interessi al Fmi e rinnovo di alcuni buoni del tesoro. Ieri il ministero delle Finanze ha versato 584 milioni al Fondo monetario internazionale. Le casse sono vuote, “ma stipendi e pensioni verranno regolarmente pagati”, assicura Alexis Tsipras che si prepara al prossimo vertice europeo, durante il quale dovrebbe chiedere una “soluzione politica” al problema dello “strangolamento finanziario” della Grecia. 

In un’intervista, dai toni perentori, il primo ministro ricorda agli europei (leggi tedeschi) che se pensano di fare pressione sul governo perché applichi le regole di austerità che hanno caratterizzato il governo Samaras avranno una delusione. “In Grecia – ha aggiunto – ci sono state le elezioni e il governo Samaras è stato sconfitto dal voto popolare”. Per Tsipras la chiave per raggiungere un onesto compromesso è quello di “riconoscere che la precedente politica della dura austerità è fallita non solo in Grecia ma in tutta Europa”.

Per il momento non è chiaro se la sua analisi politica-economica trova i favori degli altri governi europei e se alcuni di loro (leggi tedeschi) sono disposti a non dare seguito a dichiarazioni di politici e ministri che parlano apertamente di “guerra” (polemos) che ha come obiettivo finale la caduta dell’esperimento ellenico della sinistra al governo. In questa atmosfera surriscaldata e incerta, ad Atene è sbarcato, ieri, un altro gruppo di tecnocrati che nei prossimi giorni dovrà valutare lo stato delle casse pensioni, la solvibilità delle banche e le riforme. 

Ci sarà un intenso andirivieni nelle hall dei due alberghi dove alloggiano e una frenetica corsa a una qualche indiscrezione (vietate infatti sono le riprese televisive). Nel frattempo, i primi tecnocrati che hanno verificato la disponibilità finanziaria hanno scoperto un buco di 2 miliardi nel bilancio del 2014. Inutile riferire le dichiarazioni a scaricabarile sulle responsabilità tra l’attuale governo e il precedente, non se ne verrà mai  a capo. Indipendentemente dal “buco” di bilancio, i tecnocrati sono dell’avviso che per il 2105 i bisogni finanziari ammontano a 5 miliardi. E specificano le due ragioni: la prima dovuta al “congelamento” delle privatizzazioni (circa 2 miliardi); la seconda all’abbassamento dell’attivo di bilancio dal 3% del Pil all’1,5% (circa 3 miliardi).

Numeri e percentuali che problematizzano l’opinione pubblica, ma che sembrano lasciare indifferenti buona parte dei politici e dei ministri di questo governo di coalizione, al punto che c’è da chiedersi quale sia la sua vera strategia. Di certo l’inflessibilità dell’Europa (leggi tedeschi) e della Banca centrale europa ha preso in contropiede Tsipras e compagni, così come la rigidità dell’ala sinistra del partito sta creando non pochi problemi all’elettorato moderato che ha offerto la possibilità a Tsipras di rinegoziare i termini dell’accordo. 

Nonostante l’ordine di scuderia “Più lavoro e meno interviste” dettato dal primo ministro, le dichiarazioni di ministri e parlamentari si sprecano. Ognuno espone la propria analisi senza mettere in conto la confusione che ne deriva. Per dire, a proposito dei negoziati: “No. Non ci sarà un incidente. Si tratta di decisioni politiche. Per capirci, gli oltre 10 miliardi di debito che ha accumulato l’Europa, chi glieli ha prestati? O sono un  plusvalore dell’economia reale oppure sono ‘aria fritta’ (..) È ‘aria fritta’, per questa ragione noi li pagheremo con ‘aria fritta’”. Analisi di Alekos Flaburaris, ministro di Stato per il coordinamento del lavoro del governo. Che ha aggiunto: “Il nemico è di fronte a noi e non dentro di noi”. E qual è il nemico? “Il capitalismo”! 

E che dire delle proposte del giacobino  Kostas Lapavitsas, economista e parlamentare, fautore della rottura con la Ce e del ritorno alla dracma? “Il governo deve procedere immediatamente al controllo dei movimenti di capitale e delle banche. Dobbiamo agire come ha fatto la Ce con Cipro”. E poi la “perla”: in caso di uscita dall’euro occorre il razionamento di benzina e generi di prima necessità.







© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie

Ultime notizie