SPY FINANZA/ Gli "interessi" della Fed sulla crisi greca
25 giugno 2015 Mauro BottarelliInfophoto
Terzo, il Paese è ormai fuori controllo. Solo nel mese di maggio è mancato, rispetto a quanto programmato, 1 miliardo di euro in entrate fiscali, sintomo che i greci stanno seguendo l'esempio del loro governo: non pagano e aspettano. Tanto più che la decisione dell'esecutivo di congelare i pagamenti ai fornitori della Pubblica amministrazione non è stato proprio un esempio edificante. In un servizio del Financial Times, scopriamo che ormai il pagamento business-to-business in Grecia non esiste più, vige la regola dell'assegno post-datato che, viste le scadenze, appare più una cambiale. E, cosa ancora più inquietante, il 70% dei mutui erogati è a rischio default dopo la loro ristrutturazione, visto che le dichiarazioni del governo a difesa proprietari di casa meno abbienti ha portato questa vasta platea di greci a pensare che i pignoramenti riguarderanno solo le ville.
Quarto, anche la Grecia qualche ragione ce l'ha. Ora, al netto dei minuetti in atto a Bruxelles, chi decide sa che la Grecia ha bisogno di un terzo programma di salvataggio e lo ha anche quantificato: circa 35 miliardi di euro, il cui esborso comincerà ad accordo fatto. Il problema, però, è un altro: dove andrà a finire quel denaro, prendendo come esempio quanto accaduto nel 2011? Ce lo mostra il primo grafico a fondo pagina, dal quale desumiamo che dei 226,7 miliardi sborsati alla Grecia fin dal primo bail-out (circa il 125% del Pil greco dello scorso anno), l'allocazione combinata per le esigenze operative dello Stato era dell'11% del totale, circa 27 miliardi.
E il resto? Tutto il resto è andato in rimborsi alle varie entità creditrici, Fmi e Bce in testa. Pensate stavolta sarà diverso? Guardate il secondo grafico, il quale ci mostra i rimborsi - tra interessi e maturazioni obbligazionarie - che Atene dovrà onorare da oggi a dicembre. Quindi, se anche ci fosse un terzo salvataggio da 35 miliardi, alla Grecia come Paese resterebbero poco più di 3 miliardi: abbiamo forse risolto qualcosa, tanto più che anche quei 3 miliardi non finirebbero nell'economia reale e nel credito, ma in pagamento di pensioni e stipendi statali? Cosa si vuole fare, andare avanti a colpi di salvataggi, facendo aumentare sempre di più lo stock di debito di fatto inesigibile greco, fino a quando Atene non avrà finito il collaterale, riserve auree incluse? Una ristrutturazione del debito serve, sono il realismo e l'onesta intellettuale ed economica a imporla. Ma servono anche riforme serie e Tsipras dovrebbe ammetterlo.
Quinto, ovvero il possibile scenario "complottista" che potrebbe ammantare di oscuro presagio le parole di Tsipras contro i creditori che non vogliono l'accordo. Al netto del fatto che questo tira e molla sta indebolendo e dividendo Syriza, con il forte rischio di elezioni anticipate dalle quali Tsipras uscirebbe con le ossa rotte, l'extrema ratio di un default greco potrebbe essere utile anche a un'altra finalità, oltre a quella della Bce di cui vi ho parlato ieri. Insomma, per capirci: se la Grecia saltasse e inviasse uno shock di contagio ai mercati europei, chi potrebbe salvare l'Ue intervenendo? La Fed con i soldi dei contribuenti statunitensi, nessun altro potrebbe (vedo l'ipotesi Cina o Russia come impraticabile per varie ragioni). E cosa dovrebbe fare però la Fed per operare in maniera risolutiva in uno scenario d'emergenza simile? Un bel Qe4, con annesso rinvio sine die dell'aumento dei tassi.
la riforma previdenziale greca sia fatta come quella italica : in ballo i 40 miliardi del prestito italico nel fondo salva stati saranno così ben risposti!