ATTACCO ALL’ITALIA/ Il colpo di Stato dell’Ue è pronto per l’Italia

- Giovanni Passali

Il consigliere di Angela Merkel Volker Wieland chiede che l’Italia si rivolga al fondo Esm. Per GIOVANNI PASSALI sarebbe una mossa suicida da parte del nostro Paese

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Un fantasma si aggira per l’Europa. Ed è il fantasma della richiesta d’aiuto dell’Italia al fondo Esm. Un fantasma che viene ciclicamente ricordato e paventato, prima e dopo ogni scadenza importante. E quindi non poteva mancare la sua rievocazione subito dopo il risultato del referendum, che comunque ha messo in crisi la politica italiana e in particolare il Governo Renzi. “L’Italia chieda aiuto al fondo Esm”, ha tuonato Volker Wieland, consigliere di Angela Merkel, due giorni dopo il referendum. E non nasconde il vero obiettivo: secondo il consulente, dove essere coinvolto anche il Fondo monetario internazionale, così “Esm e Fmi insieme potrebbero esercitare le giuste pressioni per sbloccare le riforme”. Capito cari italiani? Avete bocciato il referendum per riformare l’Italia, ma le riforme si devono fare. Avete bocciato le riforme ispirate dalla banca americana JP Morgan nel 2013? D’accordo, ma le riforme si devono fare!

A proposito di Esm, occorre ricordare di quale obbrobrio giuridico e strangolamento economico stiamo parlando. Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes o Esm in inglese), detto anche Fondo salva-Stati, è entrato in vigore con le modifiche al Trattato di Lisbona approvate il 23 marzo 2011 e ratificate dal Consiglio europeo dopo due giorni. Il fondo è divenuto operativo nel luglio 2012 con una dotazione di 650 miliardi, sostituendo i fondi Fesf e Mesf. L’operato del Mes e tutti i membri del personale sono completamente immuni da qualsiasi inchiesta riguardante la propria attività. L’operato del Mes, i suoi beni e patrimoni ovunque si trovino e chiunque li detenga, godono dell’immunità da ogni forma di processo giudiziario. Soltanto un collegio di cinque revisori esterni, indipendente e nominato dai governatori del fondo, ha accesso ai libri contabili e alle singole transazioni del Mes.

A oggi sono 17 gli stati che hanno aderito al Mes. La quota dell’Italia è del 17,9%. Occorre parlare di quota, perché tutti gli aderenti al fondo hanno l’obbligo di contribuire e tale obbligo è “irrevocabile e incondizionato”. In altre parole, il Mes decide e noi paghiamo senza nemmeno poter capire perché hanno deciso, senza poter intervenire, senza poter indagare in qualsiasi modo. Si tratta chiaramente di una perdita di sovranità.

Per carità, la nostra Costituzione prevede, nell’ambito di trattati internazionali, la cessione parziale di sovranità (necessaria “a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”, ma in questo caso non si capisce cosa c’entri) e “in condizioni di parità con gli altri Stati” (Art. 11). Ora proprio qui è il problema. Infatti, in Germania la Corte Costituzionale ha vagliato il trattato che costituiva l’Esm per verificare la sua compatibilità con la Costituzione tedesca; la risposta è stata, nel settembre 2012, un sì condizionato, con due condizioni cruciali. La prima è che l’impegno economico non deve superare i 190 miliardi (mentre l’Italia è impegnata per ora con 125 miliardi) e quindi ogni ulteriore impegno deve superare l’approvazione parlamentare. La seconda condizione è che l’obbligo di riservatezza sulle attività dell’Esm non si applichi nei confronti del Parlamento tedesco, che deve essere sempre debitamente informato. 

Questo pone due gravi problemi. Il primo è che abbiamo firmato un trattato con quale ci siamo impegnati a fondo perduto per un ammontare ignoto, stabilito da altri. Praticamente abbiamo fornito la corda a chi ci vorrebbe impiccare. Il secondo è il vincolo della nostra Costituzione, che permette limitazioni alla sovranità solo in condizioni di parità. Le condizioni di parità c’erano quando abbiamo firmato l’accordo, ma ora non ci sono più, vista la sentenza della Corte Costituzionale tedesca. Il trattato dovrebbe essere annullato unilateralmente e senza farsi tanti scrupoli, perché la nostra Costituzione non è una carta tenuta segreta nel cassetto: tutti gli altri stati la conoscevano e non possono certo lamentarsi se noi la vogliamo rispettare fino in fondo, così come hanno fatto i tedeschi.

Quindi tutti questi problemi si riducono a uno solo: trovare un politico con gli attributi che sia determinato a cancellare, cioè annullare e dichiarare nullo, questo trattato. Altrimenti sarà la nostra rovina. prima o poi. Basterà uno scrollone di Borsa e una banca troppo grossa per essere lasciata fallire. E nel caso in cui lo Stato sia costretto a intervenire, poi sarà lui costretto a chiedere aiuto. Sarebbe la catastrofe per il popolo di quello Stato.

Una catastrofe economica, ma soprattutto morale. Infatti, siamo anche noi ad aver finanziato con 125 miliardi il Mes. Ora, se chiederemo aiuto al Mes, lui ci presterà i soldi, i nostri soldi, ma a prezzo di condizioni che attueranno quelle riforme che con il referendum avevamo respinto.

Ci presteranno i soldi che noi abbiamo dato al Mes: ci presteranno i nostri soldi. Ma con l’aggiunta delle condizioni che ci toglieranno definitivamente la sovranità.

E lo scrollone che potrebbe innescare la catastrofe sembra sia arrivato, per mano della Bce, il Giuda di turno (o il Giuda predestinato?). Infatti, Mps, centenaria banca italiana, è in crisi perché ha bisogno di mettere a posto i bilanci secondo le normative europee. In sostanza non c’è un problema di liquidità, perché le banche di fatto posso creare denaro dal nulla. Ma è una questione di regole e regolamenti, che il sistema bancario stesso si è dato, in modo cervellotico. Regole uguali per tutte, come se tutte fossero uguali. E secondo queste regole, Mps ha un numero eccessivo di Npl (Non performing loans), cioè prestiti non produttivi: in altre parole, a causa della crisi, i soldi prestati non stanno tornando indietro alle scadenze pattuite. Allora i regolatori hanno preteso che Mps aumentasse il proprio capitale, cioè lo chiedesse a potenziali investitori in cambio di propri titoli. Data la difficoltà di reperire tali investitori, Mps ha chiesto un breve prolungamento rispetto alla scadenza (appena 20 giorni). Eppure tale richiesta, quattro giorni dopo il risultato del referendum, è stato negato dalla Bce.

Da notare che mentre il titolo Mps crollava in borsa del 10%, le borse dopo il referendum festeggiavano con rialzi record, in particolare la borsa di Milano. Gli squali della borsa e della finanza stanno festeggiando, l’Italia è senza governo e Mps sta per cadere. Stiamo per chiedere aiuto al Mes? 





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