FINANZA E POLITICA/ Usa e Ue, i “muri” che aiutano solo la crisi

- Carlo Pelanda

Integrazione europea, Ttip e Tpp sono in stallo almeno fino al 2018. Se per allora non fossero ripresi, dice CARLO PELANDA, ci sarebbe probabilmente una crisi da impoverimento

obama_discorso_rossoR439 Barack Obama (Infophoto)

L’abbattimento dei muri economici porta ricchezza perché crea un mercato più fluido e grande dove aumentano le opportunità per tutti gli attori. Questa idea, in una variante evoluta dove i mercati sono integrati da regole e standard comuni, ha ispirato la formazione di un mercato unico europeo, ancora da completare, e, dal 2013, la creazione di un mercato euroamericano, in sigla Ttip.

Fino a qualche mese fa era realistica la prospettiva di un sistema europeo omogeneo che avviasse la fusione con il mercato nordamericano e con l’area di libero scambio del Pacifico formata dall’America e altre 11 nazioni, in sigla Tpp. In sintesi, era vicino al traguardo il progetto di un mercato globale delle democrazie basato su standard comuni compatibili con le democrazie stesse, per esempio i costi del welfare e della tutela ambientale, che coinvolgesse i produttori del 70% del Pil mondiale. C’era ottimismo perché tale nuova architettura politica globale appariva come soluzione efficace della crisi delle democrazie. In particolare: a) un mercato internazionale più aperto e dinamico poteva bilanciare la poca crescita nei mercati nazionali ed evitarne la temuta stagnazione secolare; b) la nuova area Ttip+Tpp avrebbe definito nuove regole di accesso che avrebbero ridotto al minimo la concorrenza sleale di nazioni autoritarie senza i costi di una democrazia, quali la Cina; c) la convergenza euroamericana avrebbe formato un pilastro solido per la stabilità finanziaria globale.

Ora questa prospettiva è a rischio perché parti rilevanti degli elettorati in America e in Europa la vedono con paura, stimolata da leader politici e movimenti che cercano consensi con offerte politiche protezioniste, in un contesto di disinformazione che facilita demonizzazioni del mercato aperto. Il Tpp, pur firmato da Obama, non sarà ratificato dal Congresso entro il 2016. La Francia si è chiamata fuori dal negoziato Ttip tra Ue e Stati Uniti per non facilitare i lepenisti nelle elezioni del 2017 e, probabilmente, per un ricatto da parte della Cina. La Germania, meno apertamente, lo stesso. Il completamento del mercato unico europeo, tra cui l’unione bancaria, è fermo per il riemergere dei nazionalismi economici.

In sintesi: integrazione europea, Ttip e Tpp sono in stallo almeno fino al 2018. Se per allora non fossero ripresi, se il progetto d’integrazione delle democrazie saltasse, gli scenari dovrebbero scontare una frammentazione del mercato globale e una crisi da impoverimento delle democrazie stesse. Argomento realistico per contrastare l’irrazionalità di “muristi” e protezionisti.

 

www.carlopelanda.com





© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie

Ultime notizie