MONTE DEI PASCHI DI SIENA / Ultime notizie Mps: novità sui i criteri di rimborso per gli obbligazionisti subordinati (oggi 4 gennaio 2017)

- La Redazione

Monte dei Paschi di Siena, Mps news di oggi 4 gennaio 2017: ultime notizie live riguardanti Montepaschi e l'intervento dello Stato nella banca toscana in crisi

Mps_Montepaschi_PortarcoR439 Monte dei Paschi di Siena, Lapresse

Pier Paolo Baretta ha ribadito che il decreto varato dal Governo sulle banche prevede che gli obbligazionisti subordinati retail di Mps avranno un rimborso del 100%, mentre quelli istituzionali del 75%. In un’intervista a Class Cnbc, il sottosegretario all’Economia ha anche cercato di replicare alle critiche circa la disparità di trattamento che si viene a determinare tra i risparmiatori coinvolti nella vicenda Montepaschi e quelli che invece hanno dovuto fare i conti a fine 2015 con il fallimento di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara, spiegando che si tratta di due situazione in diverse, in quanto le quattro banche erano in risoluzione ed è quindi stata seguita una procedura che non era ancora quella del bail-in, “ma sicuramente una procedura da banche in fallimento. Qui invece non siamo di fronte a una banca fallita ma di fronte a una banca che ha sì dei problemi ma anche una forte capacità di ripresa. Il problema politico comunque rimane e bisognerà ragionarci”.

Per Giuseppe Consorte, l’intervento di nazionalizzazione di Montepaschi è “indispensabile”, anche se andava realizzato prima, “perché tra la speculazione in atto e le pressioni della Bce è stato un errore illudersi che qualche privato avrebbe comprato”. Intervistato da Libero, l’ex numero uno di Unipol spiega di essere rimasto sorpreso del fatto che la stampa non abbia dato informazioni dettagliate sulla proposta che Corrado Passera ha fatto alla banca toscana e che è stata poi ritirata. “Credo che abbiano giocato ancora una volta fattori politici e territoriali: è stato fermato perché è un big, e per di più italiano, e avrebbe avuto molta voce in capitolo”, dice Consorte con riferimento proprio allo stop subito dall’operazione dell’ex ministro dello Sviluppo economico.

Montepaschi, si è letto in questi giorni, starebbe pensando a emettere due tranche di obbligazioni per aumentare la propria liquidità. Secondo quanto ha dichiarato Pier Paolo Baretta, c’è comunque da considerare che “la liquidità cresce o cala a seconda del tasso di fiducia dei risparmiatori nei confronti dell’istituto”. Intervistato da Class Cnbc, il sottosegretario all’Economia ha detto che “nel momento in cui lo Stato interviene con una cifra importante, dai 5 miliardi in su, per realizzare l’aumento di capitale produce sicuramente un effetto di fiducia che può consentire che la liquidità si realizzi e soprattutto che si arresti la fuga dei risparmiatori e che si attivino nuovi risparmi”. Va tuttavia evidenziato che ancora non è chiaro quale sarà la tempistica dell’intervento pubblico nella banca toscana.

Su Montepaschi Enrico Zanetti aveva chiesto ieri l’avvio di una Commissione d’inchiesta parlamentare. E a quanto pare le sue parole non sono piaciute a Renato Schifani. L’ex viceministro dell’Economia oggi ha quindi scritto un post su Facebook rivolgendosi al Senatore di Forza Italia: “Caro Senatore @RenatoSchifani, visto che si stupisce per le mie dichiarazioni di ieri su MPS, le ricordo che già quando ero al Governo mi battevo perché ci fosse una commissione di inchiesta sul sistema bancario italiano, si fosse coerenti con le promesse fatte agli obbligazionisti e si mandasse a casa Vegas che aveva fatto eliminare gli scenari probabilistici facili da capire. Ho anche cercato una sua dichiarazione contro la riforma costituzionale dei tempi in cui non era ancora diligentemente rientrato in Forza Italia e non l’ho trovata”. Un “contro-attacco” abbastanza forte all’ex Presidente del Senato.

Il Governo ha deciso di incardinare la discussione del decreto salva-banche, varato con specifico riguardo alla vicenda Monte dei Paschi di Siena, onde consentire l’ingresso dello Stato nel capitale di Rocca Salimbeni, al Senato e non alla Camera come si pensava. E l’approvazione del provvedimento potrebbe essere non scontata, dato che già la maggioranza di governo a palazzo Madama non ha numeri forti. Certo, Forza Italia, tramite Silvio Berlusconi, ha fatto sapere di volere il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena, ma tra gli azzurri c’è già chi annuncia che seguirà una propria linea. Augusto Minzolini, infatti, su Twitter ha scritto: “Leggo che Gov ha portato decreto su banche a Senato confidando in responsabilità FI. Lo dico per me sin da ora: se non mi convince non lo voto”. Come l’ex direttore del TG1 potrebbero esserci altri senatori che potrebbero non dare per scontato il loro supporto al provvedimento.

Secondo Il Messaggero, il Tesoro, per far fronte, tra le altre cose, all’impegno finanziario necessario a rendere disponibili i 20 miliardi di euro per il decreto salva-banche, necessari anche per mettere in sicurezza Montepaschi, starebbe pensando di chiedere alle società partecipate dallo Stato un dividendo extra, che andrebbe quindi a finire nelle casse pubbliche, rendendo meno pesante il fardello che già sembra destinato ad aumentare il debito pubblico del Paese. Il quotidiano romano segnala in particolare che la Cassa depositi e prestiti ha 900 milioni in più nella propria riserva legale, mentre Ferrovie dello Stato dispone di 1,3 miliardi che erano stati accantonati per operazioni di mercato. In ogni caso sarebbero state avviate valutazione con tutte le società per capire gli spazi di manovra e l’entità delle possibili extra-cedole.

Una delle vertenze più intricate relativa a Monte dei Paschi di Siena è quella dei cosiddetti crediti deteriorati. Cosa ne sarà dei 27,7 miliardi di sofferenze dell’istituto di credito più antico al mondo? Come spiega Firenze Post, sulle tranche senior sarebbe possibile avvalersi della Gacs (la garanzia pubblica); Mps, però, dovrà in ogni caso liberarsi degli npl seguendo una via alternativa diversa da quella tramontata insieme al piano che prevedeva di ricapitalizzare la banca trovando fondi sul mercato. A questo punto, la strada maestra indicata dal ceo Marco Morelli potrebbe essere quella proveniente da tre direzioni differenti: la prima prevede la svalutazione, la seconda il mantenimento in portafogli, e la terza ha a che vedere con la cessione e conseguente “separazione attraverso un veicolo della banca”. Quale strada decideranno di percorrere i vertici di Monte dei Paschi di Siena?

Pompeo Locatelli, liberista e consulente aziendale, dalle pagine de Il Giornale commenta la vicenda di Montepaschi spiegando che a suo modo di vedere lo Stato deve rimanere nella banca toscana solo per la fa di ristrutturazione. Inoltre, rimprovera al ministro Padoan di criticare i controllori europei senza ammettere le proprie colpe,condivise con l’ex Premier Renzi, per aver aggravato la situazione di Monte dei Paschi di Siena. Locatelli lancia poi una provocazione: “Si introduca per Mps un’addizionale (ne esistono e resistono tante!) una tantum in misura percentuale e che preveda una franchigia per i redditi molto bassi. Chi paga l’addizionale si veda assegnate azioni della banca. In tal modo prenderebbe vita una public company dove, grazie alle proprie azioni, sarà possibile dar vita ad aggregazioni per incidere nella scelta del management e nei programmi”.

Paolo Savona non risparmia critiche a come è stata gestita la vicenda Mps, spiegando che il Governo sarebbe dovuto intervenire prima nel capitale della banca toscana per poi offrire subito la partecipazione al mercato. L’economista, in un articolo pubblicato da Milano Finanza, aggiunge anche che “i danni fatti al risparmio con le direttive europee approvate dall’Italia sono irrimediabili e ciò che rimane di buono poggia sull’illusione che i depositi siano protetti, cosa non vera per l’esiguità e i tempi di costituzione dei fondi a disposizione del Fondo Tutela Depositi e gli oneri che porta a carico del sistema bancario. Rischiano infatti di metterlo in crisi con un meccanismo simile a un pozzo di San Patrizio”. Savona ricorda che “per finanziare queste esigenze e i loro profitti le banche spremono il sistema dei pagamenti, spostando l’onere sui depositanti, che sono in numero maggiore dei contribuenti, con una quota che ha maggiore capacità di assorbimento degli shock. La dirigenza bancaria dovrebbe avere il buon senso di non vantarsi degli utili così fatti e di cessare di riscuotere prebende nel caso di perdita del loro incarico per il mancato raggiungimento degli obiettivi di crescita”. 

Intervistato da Il Sole 24 Ore, Giana Maria Gros-Pietro ha spiegato che l’intervento dello Stato nelle banche (come quello che si prospetta per Mps) è giustificato perché esse rappresentano uno snodo importante della ricchezza nazionale, “ma è necessario che una volta entrato, lo Stato prenda realmente il controllo, compia scelte forti ed esca il prima possibile”. Il Presidente di Intesa Sanpaolo ha anche detto che i 20 miliardi messi sul tavolo dal Governo “saranno sufficienti se si dimostrerà di essere capaci a usarle subito e bene”. Rispetto alla sua passata esperienza all’Iri, Gros-Pietro ha ribadito che “quando lo Stato prende decisioni importanti raccoglie risultati straordinari: non basta entrare, occorre agire”.

Mps prepara il primo intervento del 2017 per cercare di ripristinare la propria liquidità e fermare la fuga dei depositi. Secondo quanto scrive Milano Finanza, la banca starebbe quindi pensando di dar vita a un’emissione obbligazionaria da 15 miliardi di euro in due tranche. La prima dovrebbe partire nell’arco delle prossime settimane. I vertici di Rocca Salimbeni dovranno poi mettere mano al piano industriale, che dovrà essere riscritto entro febbraio, a seguito del fallimento dell’aumento di capitale privato, così da poter far scattare la ricapitalizzazione pubblica e l’ingresso massiccio del Tesoro nella banca, che dovrebbe arrivare a detenere il 70% del capitale. Resta solo da capire quale sarà la cifra che dovrà stanziare lo Stato rispetto agli 8,8 miliardi indicati dalla Bce.

Si torna a chiedere l’avvio di una Commissione parlamentare d’inchiesta per Monte dei Paschi di Siena. Stavolta la richiesta arriva da Enrico Zanetti, che mette in dubbio anche il sostegno di Scelta Civica al decreto varato dal Governo. Vogliamo pari trattamento retroattivo anche per gli obbligazionisti subordinati delle quattro banche e vogliamo la commissione parlamentare d’inchiesta. Troppo comodo chiedere senso di responsabilità quando si tratta di aumentare ai contribuenti il debito pubblico e non avere alcun senso di responsabilità quando si tratta di fare chiarezza per i cittadini su Mps”, ha dichiarato l’ex viceministro dell’Economica. Parole che proprio in virtù del suo precedente incarico possono finire facilmente per essere usate dai suoi detrattori, dato che il non intervento del Governo Renzi ha certamente aggravato la situazione di Monte dei Paschi di Siena. Tuttavia, Zanetti chiede una “parità di trattamento” che pare ragionevole e che verrà senza dubbio accolta con favore ad Arezzo, dove da alcuni giorni i risparmiatori di Etruria chiedono di non essere discriminati.

Il decreto “salva banche” che è stato approvato prima di Natale per il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena doveva cominciare il suo iter dalla Camera, ma oggi è stato passato al Senato. La decisione non è ufficiale, ma è stata rivelata da fonti parlamentari e desta qualche preoccupazione in particolare all’interno di Forza Italia. «Presentare un provvedimento in un ramo del Parlamento per poi ritirarlo e depositarlo nell’altro costituisce un’operazione procedurale alquanto anomala e irrituale» ha dichiarato Renato Brunetta, che non sa spiegarsi la ragione di una simile decisione anche perché al Senato la maggioranza ha numeri meno sicuri e legati a rapporti «non ancora del tutto chiari». Dietro questa decisione ci sarebbero motivi politici? Si cerca un incidente di percorso sulla pelle dei risparmiatori? Sono questi gli interrogativi di Brunetta, intervenuto in merito allo spostamento del decreto “salva banche” importante per il salvataggio di Monte dei Paschi.

Enrico Rossi “scuote” il suo partito sulla vicenda Mps. Per il Presidente della Regione Toscana, infatti, il Pd deve dare delle risposte su quanto accaduto alla banca toscana. Perché si è indubbiamente intervenuti in ritardo. “Si è atteso troppo e attendere non ha fatto bene. Sono stati messi 20 miliardi per salvare Mps e non sono poca cosa in un Paese che non se la passa bene. Il governo deve dirci come vuole risanare le banche, chi paga e come pagherà”, ha detto Rossi a Radio Cusano Campus. “Chi ha fallito la privatizzazione non è che può essere riproposto con stipendi da 1,4 mln all’anno come direttore della banca. Il Pd se non dà queste risposte si condanna da solo. Il Pd deve farsi una sua idea e avanzare una sua proposta”, ha aggiunto l’esponente dem.

Anche Roberto Ciambetti chiede la costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta su Mps, ma non solo. Secondo il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, anche le vicende delle popolari venete e delle quattro banche fallite a fine 2015 devono avere un chiarimento definitivo. Del resto il solo salvataggio di Montepaschi costerà circa 333 euro a cittadino, secondo le stime di Federconsumatori e Adusbef. Dunque il debito pubblico aumenterà, facendo sentire il suo peso sulle generazioni future. Per Ciambetti è quindi diritto dei cittadini sapere “chi sono i colpevoli di questo disastro finanziario, perché il sistema della vigilanza non ha funzionato e se vi sono state delle collusioni e coperture a qualsiasi livello politico come nelle istituzioni di controllo a iniziare da Bankitalia”. “Che il caso delle banche sia di pubblico interesse è fuor di dubbio, e fuori da ogni dubbio dovrebbe essere il principio per cui la rifondazione del sistema bancario deve avvenire nella massima trasparenza e chiarezza, sulla base di principi etici tra i quali la cristallinità e la pulizia sono imprescindibili”, aggiunge.

Marco Sbarra, dipendente della filiale di Massa di Montepaschi, ha deciso di scrivere una lettera aperta a Marco Morelli, amministratore delegato della banca, nella quale gli sottopone alcune osservazioni. La prima è quella che occorrerebbe licenziare “tutti gli alti dirigenti compromessi con le vecchie gestioni deficitarie che ancora siedono in posti di grande responsabilità” e aprire poi un’indagine interna “per fare piena luce sull’enorme scandalo dei crediti deteriorati, cui far seguire denunce alla magistratura degli eventuali responsabili”. La seconda è l’auspicio che le autorità europee non abbiano nulla da dire sulle iniziative del Governo per ristorare i possessori di bond subordinati di Mps. La terza riguarda le difficili condizioni di lavoro del personale della banca. Infine si evidenzia come bisognerebbe far sì che i ruoli dell’azienda e del sindacato fossero nettamente distinti.





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