FINANZA E UE/ L’invenzione di Francia e Germania per spolpare l’Italia

- Paolo Annoni

Francia e Germania vogliono dare vita a una nuova Europa. Nella quale, attraverso regole e procedure, l’Italia diviene sostanzialmente una preda da spartirsi, spiega PAOLO ANNONI

wolfgang_schauble_merkel_1_lapresse_2001 Wolfgang Schäuble e Angela Merkel (LaPresse)

Ieri il mercato italiano ha chiuso con un calo dello 0,6%, tra i peggiori d’Europa, trainato dall’andamento delle banche. A metà pomeriggio il ministro delle Finanze tedesco Schäuble diceva di essere favorevole a un incremento degli accontonamenti sui crediti problematici per le banche europee a partire dal 2018. In pratica un colpo molto duro per il sistema bancario italiano, che sta ancora finendo di smaltire le sofferenze della crisi 2011. Lunedì lo stesso Schäuble ribadiva ancora una volta la sua visione per una maggiore integrazione europea: ancora una volta veniva messo al centro dell’attenzione il ruolo dell’Esm come Fondo monetario europeo designato a intervenire quando un Paese membro va in crisi.

La questione è semplice: l’Europa ha bisogno di più integrazione, ma bisogna evitare che alcuni se ne approfittino. In questo schema chi se ne approfitta è l’Italia e mai la Germania che pure lucra un surplus commerciale spaventoso, contro i trattati, grazie a una moneta svalutata, all’assenza di investimenti e a un equilibrio di potere che la tutela quando ci sono magagne. L’Italia è una cicala, ha troppo debito e si approfitta degli onesti olandesi e tedeschi. 

Chi ha potere scrive la storia. A nessuno viene in mente di dire che gli italiani sono pieni di risparmio, che economie di successo prosperano con debiti alti (il Giappone), che l’Italia è dovuta passare per un calvario di austerità e che le è stato imposto di adeguarsi a regole che non erano fatte per lei. Questa discussione sull’Europa parte dal presupposto che l’unica possibilità per salvare il progetto europeo è una maggiore integrazione per evitare che ognuno vada per la propria strada. Per ottenere questo bisogna trasferire sovranità dai singoli stati alla sovrastruttura europea.

Ed è qui che le cose diventano interessanti. Schäuble vuole passare immediatamente all’azione con una soluzione intergovernativa che dia più poteri all’Esm. Un processo che non richiede fastidiosi passaggi per elezioni o referendum. L’Esm garantirebbe flessibilità ai Paesi colpiti da una crisi, ma in cambio avrebbe potere sulle scelte fiscali dei singoli Paesi. Il potere verrebbe trasferito dalla Commissione all’Esm.

Facciamo degli esempi. Nel 2019 l’economia globale va in crisi. I mercati mettono nel mirino i debiti delle economie europee più fragili dopo che gli stati dell’Europa core iniziano un dibattito sulla “cattiveria” dell’Italia. L’Esm interviene per salvare l’Italia e magari per veicolare un po’ di investimenti, in compenso l’età pensionabile passa a 70 anni, i dipendenti pubblici perdono la tredicesima e si fa una mega-patrimoniale sulle case degli italiani. Tutto questo deciso dall’Esm, controllato da Francia e Germania e alleati, senza che né il parlamento italiano, né il parlamento europeo possano dire niente. Immaginate gli effetti di una nuova austerity stile 2011 su un Paese che ha il doppio della disoccupazione del 2010. L’Italia ovviamente non potrebbe neanche contemplare né una svalutazione della lira, né un mega piano di sottoscrizione di debito pubblico da parte dei risparmiatori, né un tentativo di richiesta d’aiuto a Paese extraeuropei perché ingabbiata nell’Europa.

Veniamo al secondo punto e cioè le banche italiane che rimangono un elemento di forza del sistema italiano perché custodiscono una marea di risparmio — italiano — che non ha eguali in Europa. Oggi l’Europa ha due linee di discussione che impattano il nostro sistema bancario. La prima è quella di un incremento degli accantonamenti sulle sofferenze che passerebbe da un’altra tornata di aumenti di capitale dopo probabili cali di borsa, la seconda è quella di porre un limite alla percentuale di debito pubblico sul totale degli attivi che stanno in pancia alle banche di un Paese. In sostanza, le banche italiane non potrebbero avere titoli di stato italiano oltre un certo limite perché il loro rischio sarebbe troppo concentrato su un singolo Paese. Le banche italiane dovrebbe vendere titoli di stato italiano, che sono sempre stati a zero rischio, e non potrebbero più fare come accaduto negli ultimi anni da cuscinetto in caso di crisi.

Per la cronaca, chi ha comprato debito italiano nel 2011 ha fatto una marea di soldi e l’Italia ha sempre pagato i suoi debiti. Le banche tedesche o francesi in una fase di conflittualità intra-europea non toccherebbero il debito italiano neanche per sbaglio. Il risultato è che l’Italia non può più fare affidamento sul suo sistema bancario forte di un risparmio, quello degli italiani, che non ha paragoni in Europa e in più quei risparmi volerebbero verso banche francesi o tedesche perché percepite più sicure. Questa percezione in realtà deriva da un situazione di fatto in cui le banche di alcuni stati sono più uguali di altre perché i “loro” stati hanno più potere in Europa e la capacità di forzare le regole e influenzare le istituzioni.

Il dibatto sull’Unione europea oggi è un dibattito che passa sopra la testa dell’Italia in una trattativa tra Francia e Germania in cui si stanno introducendo regole che sono fatte apposte per esautorare completamente di potere 60 milioni di italiani e per prenderne il risparmio veicolandolo al finanziamento delle economie dell’area core. Noi italiani ci prestiamo benissimo a questo gioco, vittime di un complesso di inferiorità che non dovrebbe esistere e di un’ideologia sull’Unione Europea che ormai cancella la realtà. Schäuble si è permesso di dare degli stupidi a chi ha votato Brexit. La Gran Bretagna prima di perdere qualsiasi potere ha chiesto un voto agli inglesi e ha detto no. Noi italiani stiamo per diventare una colonia franco-tedesca che non solo non ha sovranità, ma in cui non si concorre nemmeno a influenzare le decisioni dell’Europa perché le istituzioni che contano, l’Esm, non rispondono agli elettori europei.

Si ritorna alla cartina preunitaria. Questo processo è ormai sotto la luce del sole, ma nessuno ha il coraggio di dire cosa vuol dire veramente per noi italiani per non offendere “l’Europa”. Tanto meno qualcuno osa proporre un voto. L’Italia non sta concorrendo a formare l’Europa, ma si sta vendendo a Francia e Germania autodistruggendosi nel processo.





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