SPENDING REVIEW/ Il commissario Yoram Gutgeld alla prova del fact checking

- Linda Irico

Il commissario alla spending review Yoram Gutgeld ha presentato una revisione della spesa in cui figura un risparmio da oltre 62 miliardi in due anni: è davvero così?

Yoram_Gutgeld_lapresse_2017 Yoram Gutgeld (Lapresse)

L’annuncio del nostro commissario alla spending review Yoram Gutgeld sui 62,5 miliardi risparmiati tra il 2017 e il 2018 grazie alla revisione della spesa è finito anche tra i titoli del Financial Times e viene quindi da chiedersi se davvero l’Italia sia riuscita a tagliare circo 30 miliardi l’anno di spesa pubblica. La questione viene analizzata ne La pagella Politica di Agi, che mette in guardia coloro che prendono per oro colato tali affermazioni: “Per prima cosa, il titolo del Financial Times è di certo scorretto, così come tutte le dichiarazioni che parlano di ‘tagli da 30 miliardi’ senza specificare meglio. Lo stesso Gutgeld, infatti, riconosce all’inizio della sua relazione che i ‘risparmi’ non si traducono automaticamente in minore spesa”. Lo spazio di bilancio ottenuto attraverso la spending review può essere utilizzato in vari modi: per abbassare la spesa, ridurre il deficit pubblico e ottenere altri risultati di finanza pubblica. In qualunque caso non si può pensare che si tratti di soldi davvero risparmiati, visto che l’ammontare ottenuto dai tagli viene utilizzato per coprire incrementi di altra spesa pubblica, come ad esempio misure al sostegno della crescita e dell’occupazione.

C’è poi un altro problema, ovvero come si classificano, rispetto allo scorso anno, i famosi 80 euro. Potrebbero finire nella categoria “riduzione di tasse” o come aumento di spesa. Ai 30 miliardi di cui parla Gutgeld parlando dei risparmi del 2017 (quelli previsti nel 2018 sono invece 31 miliardi e 500 milioni) si arriva, oltre che attraverso ai miliardi provenienti dalla misura degli 80 euro, aggiungendo i miliardi stimati per il blocco del turnover nella pubblica amministrazione, che ha diminuito il personale nel triennio 2013-2016 di 84 mila unità e che ha rafforzato gli acquisti centralizzati nelle PA. Parlare di “tagli” di 60 miliardi in due anni non sembra quindi corretto, come scrive l’Agi: “La spesa pubblica italiana, nel suo complesso, non registra diminuzioni significative. Secondo il DEF 2017, dagli 825,4 miliardi di uscite pubbliche del 2014 si è passati a 830,1 nel 2015, a 829,3 nel 2016 e per il 2017 è previsto un totale di 826,9 miliardi di euro. Una riduzione, qualora si avverasse, di soli 2,4 miliardi di euro”.





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