SCUOLA/ Il buonsenso della Gelmini: non ha rinviato, ma ha aperto un dibattito

- La Redazione

Ospitiamo l’intervento di Max Bruschi, consigliere del ministro per l’Istruzione, che risponde alle critiche, mosse anche da ilsussidiario.net, in merito alla decisione di rinviare la riforma delle superiori. Il ministro avrebbe deciso di aprire un dibattito con tutte le parti direttamente coinvolte nel riordino della scuola secondaria superiore

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Giovedì 11 dicembre, a partire dalle 19, il mio cellulare ha iniziato a suonare incessantemente. Non ho risposto che alla sesta telefonata, e la voce dall’altra parte del “cavo” (oramai solo metaforico) mi ha apostrofato con un “ma che diavolo avete combinato?”, spiegandomi come la Gelmini, a detta dei Tg a reti unificate, avesse fatto “marcia indietro” su maestro unico e dintorni. Ora, in quel momento ero a Roma, in viale Trastevere, sede del ministero, e dal pomeriggio, assieme ai dirigenti, ero impegnato a rifinire il regolamento della “riforma del primo ciclo di istruzione”. Regolamento cui stavo lavorando, per inciso, dai primi di settembre e che da mesi recitava quanto da sempre sostenuto dal Ministro e dai suoi collaboratori. Dunque, il tempo pieno sarebbe stato confermato e ci sarebbero state, oltre al tempo pieno a quaranta ore con due insegnanti (esattamente come è configurato dal 1990), tre opzioni a 24, 27, 30 ore tra cui le famiglie e le autonomie scolastiche avrebbero potuto scegliere, tutte con un insegnante attorniato da altri insegnanti specialisti. Il modello stellare, insomma, che fa la fortuna delle scuole primarie più avanzate del mondo, dalla Federazione Russa a Hong Kong, oltre che di moltissime scuole paritarie.

Altro che arretramento, altro che cedimento alla piazza. La conferma, piuttosto, della forza della disinformatia: si crea un falso (la fine del tempo pieno), lo si propaganda per vero per poi, quando la verità emerge, dichiarare che han vinto le proteste. Senza curare se le proteste, in realtà, avevano un obiettivo artatamente sbagliato. Tra i pochissimi a non cascarci, Renato Farina.

Il rinvio dell’entrata in vigore della riforma del secondo ciclo (licei, tecnici, professionali) merita invece due parole in più. E’ stata una scelta saggia, dettata da due motivi. Nell’approntare i regolamenti, il ministero ha tenuto conto di tutto il lavoro fatto dai ministri Berlinguer, Moratti, Fioroni; delle proposte e degli studi che sono arrivati nel corso degli anni da parte del mondo della scuola e dagli esperti.

In alcuni casi si tratta, come è ovvio che sia, di opzioni diverse, ma in moltissimi altri, e sono decisamente la stragrande maggioranza, assolutamente convergenti, basate su alcune comuni linee di indirizzo e sul Quaderno bianco sulla scuola, scritto sotto l’egida del precedente governo ma che rappresenta, per molti versi, il punto d’arrivo di un dibattito ultradecennale. Dunque, diboscamento della selva di indirizzi, autonomia responsabile, differenziazione dei percorsi affinché ciascuno possa trovare l’occasione per formare il proprio talento, riduzione di un carico orario eccessivo senza paragoni al mondo.

Ma se vogliamo che il nuovo secondo ciclo dell’istruzione superi l’assetto che per oltre ottanta anni lo ha sostanzialmente retto, dalla Riforma Gentile ai provvedimenti di Bottai, erano necessarie due condizioni: che la ristrutturazione dei percorsi non fosse percepita come “calata dall’alto”, ma che, fermi i principi, fosse affinata da un serio, rigoroso, cadenzato dibattito; che i nuovi percorsi venissero pienamente recepiti e fatti propri da chi poi è chiamato a dare gambe e respiro ai nuovi assetti, in primo luogo, dunque, dai dirigenti scolastici e dai docenti, ma anche dalle famiglie e dagli stessi studenti che, vivendo l’attuale assetto dei cicli, sono in grado di dare utili indicazioni.

Due condizioni incompatibili con i due mesi disponibili oggi. Per questo, più che di un rinvio, si deve parlare dell’apertura di una fase di dibattito che ha una scadenza precisa, il giugno 2009, e l’anno scolastico 2010/2011 per quanto riguarda l’attuazione.

Chi conosce Mariastella Gelmini, sa che la parola “ritirata”, ancorché strategica, non fa parte del suo vocabolario. C’è un’altra parola che invece lo domina, ed è buonsenso. L’assenza del quale ha fatto fallire tutti i tentativi di riforma provati dal 1923 ad oggi. Che invece questa sia la volta buona?

Max Bruschi

Consigliere del Ministro per l’Istruzione, l’università e la ricerca







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