UNIVERSITA’/ Berlinguer (Pd): una riforma centralista che salva solo i "baroni"
04 maggio 2010 INT. Luigi BerlinguerLuigi Berlinguer (Imagoeconomica)
Un momento, un conto sono gli sprechi, un conto gli investimenti. Ci vogliono molti più soldi: non si trovano? Si cerchi altrove. Ci sono e si possono trovare facendo sacrifici in altri campi. In periodi di carestia i contadini hanno risparmiato su tutto fino a fare la fame, ma mai nelle sementi, perché avrebbe voluto dire precludersi l’avvenire. È il nostro caso, mi pare.
Cosa ne pensa della disciplina del reclutamento di docenti e dei ricercatori?
Dico solo che mettere questa disciplina insieme alle altre due, governance e valutazione, rischia di rendere difficilissima l’approvazione della legge.
È una disciplina che andrebbe stralciata?
Andrebbero prima riformate valutazione e governance. Per cambiare il reclutamento è indispensabile che la governance funzioni diversamente, altrimenti qualunque disciplina si introduca adesso il corpo accademico la gestisce a modo suo. Mi pare buona invece - e ci tengo a sottolinearlo - la politica premiale. Vanno finanziate con incentivi ed altro le situazioni, le iniziative e le ricerche che rispondono a criteri di serietà e produttività.
E questo la riforma lo fa, secondo lei?
Lo accenna. Lo pone come un obiettivo e questo è un fatto positivo. Ma se poi quel testo lo si osserva nel suo complesso, si vede il rischio che anche la gestione del merito sia fatta dai corpi accademici. Sfuggendo puntualmente a logiche di qualità.
(Federico Ferraù)
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Perché non l'ha varata lui questa riforma universitaria quando dirigeva l'ambaradan? Siamo alle solite: armiamoci e andate.