SCUOLA/ Fondi alle paritarie, dove sono i soldi del 2014-15?

- Pierluigi Castagneto

La giunta regionale ligure ha sbloccato i fondi destinati alle scuole paritarie. Ma molto problemi ancora restano aperti. E dipendono tutti dal centralismo imperante. PIERLUIGI CASTAGNETO

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La giunta regionale ligure ha sbloccato i fondi destinati alle scuole paritarie. Una boccata d’ossigeno per le circa 250 istituzioni scolastiche non statali che, per gravi inefficienze dell’amministrazione finanziaria statale e delle regioni, hanno avuto problemi sulla quadratura dei bilanci. Il sussidiario aveva anticipato il caso (pare che a Genova qualcuno ci legga) parlando di pasticcio all’italiana, in quanto i 5,9 milioni di euro erano rimasti bloccati presso la ragioneria della regione Liguria a causa dei ritardi della giunta Burlando. Con il cambio della guardia a Palazzo dei Liguri erano finiti nella terra di nessuno, in attesa della nuova amministrazione guidata da Giovanni Toti. 

Nella prima seduta di giunta i fondi che andavano a chiudere l’anno scolastico 2013-14 (si è già chiuso anche il 2014-15) sono stati sbloccati e il nuovo assessore all’istruzione, Ilaria Cavo, ha reso pubblico il provvedimento. La sollecitudine della nuova amministrazione è stata accolta con favore dal mondo delle scuole paritarie dell’infanzia, anche se si lamenta un totale pressapochismo nell’erogazione dei contributi. Infatti questi ritardi eccessivi sono dovuti al doppio canale sinora utilizzato: una parte dei fondi era erogata dallo stato, un’altra dalle regioni. Ora questo sistema è stato archiviato e dal 2015 tutti i fondi delle paritarie saranno devoluti dall’amministrazione scolastica tramite le direzioni regionali. 

Il centralismo statale tuttavia non migliora, e spesso aggrava la malattia. Infatti ora spetta al ministro firmare il decreto che finanzia il capitolo di bilancio previsto dall’annuale legge di stabilità. Quest’anno Stefania Giannini ha avviato la pratica amministrativa a marzo, ma dei soldi del 2014-15, ad anno totalmente chiuso non c’è ancora traccia. Il capitolo 1477 ha iniziato la sua trafila e nei vari passaggi tra Mef e Miur rischia di incagliarsi in qualche secca amministrativa, che gli uffici definiscono laconicamente “verifica contabile”. Le scuole non sanno mai quando arrivano i soldi, a volte a marzo, altre a maggio, oppure a luglio o ad agosto. In questi ultimi anni gli enti gestori non sanno mai nulla di certo e gli uffici scolastici provinciali rimpallano sempre le responsabilità con quelli regionali, in una perfetta tecnica dello scaricabarile.

L’incertezza genera dipendenza, per cui chi chiede la disponibilità dei finanziamenti necessariamente è vincolato a coloro che gestiscono i flussi finanziari. Si tratta di un mondo capovolto, secondo cui chi è titolare di un diritto è costretto a chiedere il favore a chi è preposto al funzionamento del meccanismo. Questo arbitrio statalista è uno dei mali più gravi dell’amministrazione del Bel Paese e garantisce alle burocrazie un enorme potere di interposizione, che permette loro di usufruire di ampi privilegi. E così le scuole non sanno mai il quanto e il quando, anche se tutti i mesi devono pagare gli stipendi ai dipendenti. 

Ora il caso limite della Liguria sembra sanato, ma continua lo stillicidio delle erogazioni statali alle scuole non statali. Se non è ancora arrivato nulla per l’anno appena concluso, sussistono molte incertezze su quando arriverà l’anticipo per il prossimo anno. In Liguria poi c’è la necessità di ristabilire un sistema equilibrato tra scuola statale e scuola paritaria. Esso venne smantellato da Burlando quando nel 2005 divenne governatore ligure e abrogò la legge 14/2002, pensata dal centrodestra di Sandro Biasotti a sostegno delle famiglie per favorire il percorso educativo degli allievi delle scuole statali e paritarie. Insomma il nuovo Centrodestra di Toti dovrà riallineare la Liguria con il Veneto e la Lombardia per distinguersi dal centralismo burocratico egualitario con cui il Pd ha gestito il sistema scolastico negli ultimi dieci anni. Sarà necessario rimettere in moto il sistema educativo della Liguria, puntando su autonomia, libertà di educazione, merito ed innovazione. Un bel banco di prova, perché le nuove sfide oggi si giocano, più che sul capitale materiale (produzione, infrastrutture, occupazione), sulle cosiddette risorse umane e sul problem resolving. È sempre più chiaro che al centro dell’innovazione sta proprio il cambiamento del sistema scolastico. Speriamo che il nuovo assessore leghista all’istruzione, Ilaria Cavo, abbia la consapevolezza che la svolta per il nuovo centrodestra, e una nuova chance per la Liguria, passano proprio dal suo ufficio.





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