TURCHIA/ Il Governo brancola nel buio. Chi c’è dietro l’attentato di ieri notte?

- La Redazione

In una situazione difficilissima per il premier turco Erdogan gli attentati terroristici scuotono la Turchia. Se da un lato l’attentato ha suscitato l’accorato sostegno della comunità internazionale, quel che preoccupa soprattutto i paesi Ue è la delibera della Corte costituzionale sulla possibile messa al bando dell'Akp, porterebbe probabilmente nuove elezioni anticipate. Ascolta il commento di VITTORIO EMANUELE PARSI, Docente di Relazioni intenazionali all'Università Cattolica del S. Cuore di Milano

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La Corte costituzionale turca ha terminato ieri sera la prima giornata di consultazione sulle presunta natura anti-laica dell’Akp, il partito del premier Tayyip Erdogan e del presidente della repubblica Abdullah Gul. La riunione, iniziata in mattinata, si è protratta per tutto il giorno senza approdare ad un verdetto. I giudici, da stamane, torneranno a riunirsi fino a che non sarà formulata una decisione sul caso che preoccupa le cancellerie dei Paesi Europei.
Ma quel che tiene col fiato sospeso la comunità internazionale è il grave attentato che si è consumato ieri a Istanbul, nel quartiere popolare di Gungoren, alla vigilia della prima riunione della Corte e che ha causato 18 morti e quasi 150 feriti. L’interpretazione è controversa, sono ancora in corso accertamenti e le autorità sono prudenti. I media turchi accusano il separatista Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) che, da parte sua, respinge ogni accusa. Vale la pena di ricordare che il governo di Ankara – insieme a Usa e Ue – considera Il Pkk un gruppo terrorista e lo accusa della morte di almeno 40.000 persone, in maggioranza curdi, dall’inizio nel 1984 della rivolta per la costituzione di uno Stato indipendente curdo nel sud-est della Turchia. Il governatore della città, Muammer Guler, ha detto senza mezzi termini che «sembra esserci un collegamento con il gruppo terrorista separatista». Nel maggio 2007 il Pkk rivendicò un attacco suicida in una via commerciale di Ankara che provocò 7 morti. Secondo i giornali locali, l’esplosivo usato ieri sera è dello stesso tipo. “Massacro di civili del Pkk”, ha titolato il quotidiano liberale Hurriyet. Il leader del partito d’opposizione laicista Chp, il Partito repubblicano del Popolo, Deniz Baykal, ha confermato: «anche le autorità pensano che ci sia dietro il Pkk». Da parte sua il capo dell’esercito, il generale Yasar Buyukanit, ha espresso «profondo cordoglio per questo attacco codardo contro cittadini innocenti» e ha «maledetto con odio» i responsabili.
Non è mancata la reazione dell’agenzia filo-curda Firat, che ha smentito la tesi prevalente avanzata dai media turchi e avvalorata dalle dichiarazioni delle autorità. Zubeyir Aydar, il leader, ha negato ogni responsabilità del suo gruppo nell’attentato. «Il movimento per la libertà dei curdi non ha niente a che fare con questo attacco. Quanto avvenuto non può essere attribuito al Pkk» ha detto all’agenzia Firat.
Nel frattempo, vista la fase di grave incertezza, il premier Erdogan ha richiamato il paese alla coesione e ha rivolto un appello all’unità nazionale. «Oggi è il giorno dell’unità nazionale – ha detto – ancora oggi ci troviamo di fronte al terrore. Sono 30-35 anni che la Turchia si oppone al terrore. Non posso fare politica da questi microfoni. Non si può fare politica davanti ai morti e al sangue. Questo voglio dire. Oggi dobbiamo essere uniti».
La strage ha suscitato la pronta reazione della comunità internazionale, che a espresso vicinanza e solidarietà al paese colpito. «In questi momenti difficili la Turchia può contare sul sostegno dell’Unione europea», ha dichiarato il Rappresentante Ue per la politica estera Javier Solana. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha espresso «la più ferma condanna» degli attentati e ha ribadito l’appoggio dell’Italia alla candidatura della Turchia all’Unione europea. Analoghi attestati di solidarietà con Ankara sono arrivati dalla Nato, dalla Commissione europea e dal Consiglio d’Europa.
D’altra parte le bombe di Istanbul accrescono il momento delicato della Turchia. Se da un lato l’attentato ha suscitato l’accorato sostegno della comunità internazionale, quel che preoccupa soprattutto i paesi Ue è la delibera della Corte costituzionale sulla possibile messa al bando dell’Akp, che innescherebbe una nuova crisi politica e porterebbe probabilmente il Paese a nuove elezioni anticipate. Se la sentenza della Corte costituzionale turca fosse favorevole alla richiesta di messa al bando per attività anti-laiche dell’Akp, non ci si nasconde che ci sarebbero conseguenze serie sui negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione europea. La Ue, infatti, vedrebbe una simile interferenza del supremo organo giudiziario con la scelta degli elettori turchi come una grave provvedimento antidemocratico. E la messa fuorilegge di un partito politico per via giudiziaria allontanerebbe di fatto la Turchia dai valori europei.
«La Commissione Ue è in attesa del pronunciamento della Corte», ha detto il portavoce Amadeu Altafaj. «Nel merito della vicenda, per noi valgono i commenti già fatti sulla separazione tra potere politico e giudiziario». Dello stesso avviso l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue, Javier Solana, il quale ha rilevato che «non è molto normale che un partito che ha vinto elezioni, che la Ue ha giudicato libere ed eque, sia sottoposto a questa trafila. Nel caso in cui l’Akp venisse dichiarato illegale non ne verrebbe fuori nulla di buono nel processo europeo della Turchia».
Il caso trae origine dalla denuncia di «attività antilaiche» mossa contro l’Akp il 14 marzo scorso dal Procuratore Generale della Cassazione Abdurrahman Yalcinkaya in 17 circostanziati capi d’accusa. In seguito all’iniziativa di Yalcinkaya, il 31 marzo l’Alta Corte decise di aprire contro l’Akp il procedimento avviato oggi per attività contrarie al principio della laicità dello Stato, uno dei pilastri immodificabili sanciti, insieme con il nome del fondatore della patria Kemal Ataturk, nel preambolo della Costituzione della Turchia.







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