IL CASO PUTIN/ Così Berlusconi e lo “zar” smascherano Scajola & Co.

- Robi Ronza

Non finisce di far discutere il volo di Silvio Berlusconi da Vladimir Putin per un incontro di cui molto è rimasto strettamente riservato. Ma cosa lo giustifica? Il commento di ROBI RONZA

Putin_microfonoR375x255_2sett08 Vladimir Putin (Foto: ANSA)

Riguardo a Putin e a che cosa sia la democrazia nella Russia di oggi ho un piccolo ricordo personale. Nel 2005, trovandomi a San Pietroburgo e dovendo tornare in Italia, insieme ad altre centinaia di passeggeri restai bloccato per molte ore nell’aeroporto, che era stato misteriosamente chiuso al traffico causa imprecisate turbolenze meteorologiche in una splendida giornata di sole.
Cercando di saperne di più anche per ingannare il tempo, qualcuno infine mi filò la notizia che in effetti l’aeroporto era stato chiuso in previsione dell’arrivo da Mosca dell’aereo presidenziale con a bordo Putin. Tenuto conto del tempo di volo tra Mosca e San Pietroburgo e del numero di ore in cui l’aeroporto rimase chiuso, si poteva stimare che la chiusura fosse stata ordinata nemmeno alla partenza dell’aereo da Mosca ma addirittura non appena al Kremlino Putin, che continua ad avere una residenza della sua città natale, aveva detto alla sua segreteria: “Quasi, quasi oggi faccio una scappata a casa”.
Putin insomma non si spiega se non nel quadro della Russia con tutte le grandezze ma anche con tutto il peso millenario della tradizione bizantina col suo debordante ruolo del potere politico. Un debordante ruolo di cui i recenti settant’anni di potere sovietico sono stati in certo modo una tremenda malattia senile. Sia allora per la Russia, che per le sue responsabilità nel mondo in cui viviamo, ciò che soprattutto deve preoccupare non è tanto il lungo cammino che ancora la separa dal raggiungimento di una libertà civile e di una democrazia compiute quanto la strada sbagliata che sta sin qui percorrendo, quella che mira a una crescita quasi del tutto basata sulle esportazioni di materie prime: un modello che  per natura sua spinge verso una concentrazione della ricchezza e pertanto del potere.
Ciò detto possiamo anche fare due chiacchiere  sulla gita di Berlusconi in Russia per partecipare in forma privata alla festa di compleanno del suo amico Putin. Una gita con cui  il povero Berlusconi (c’è motivo di definirlo così, per paradossale che ciò possa essere) ha dato nuovo carburante alla mobilitazione ormai permanente di quella larga parte dei suoi avversari che suppliscono con palate di moralismo farisaico alla mancanza di un loro progetto politico alternativo minimamente credibile a quello pur troppo timido e traballante del suo governo.

In fin dei conti se Berlusconi va in Russia con un suo aereo privato a bere champagne alla festa di Putin a noi che ce ne importa? E prima ancora, con buona pace del Corriere della Sera e compagnia, a noi che ce ne deve importare? 
Non ce ne importa nulla, come pure giustamente anni fa non ci importava che il giovane D’Alema in missione a Mosca brindasse con (pessimo) spumante russo offerto a lui e ai suoi compagni di viaggio dal governo sovietico. Benché, precisiamo, pur con tutto ciò che si può dire di lui, in quanto a tirannide l’amico di Berlusconi sia un dilettante rispetto agli amici del D’Alema di quei tempi.
Con tutto questo si può forse dire che Putin sia un capo politico innocente come san Luigi re di Francia, saggio come re Salomone e asceticamente dedito alla causa come il Mahatma Gandhi? Non lo si può dire di lui, ma di chi altro si potrebbe tessere una tale lode? Resta poi il dovere e l’opportunità di un giudizio politico su Putin, che però come dicevamo non può essere soltanto su di lui in quanto tale ma anche nel suo rapporto con la Russia di oggi, che è poi in certa misura la Russia di sempre. 
E resta pure il dovere e l’opportunità di una valutazione del peso delle relazioni del governo Berlusconi con i nostri grandi fornitori di gas e di petrolio, a mio avviso troppo sbilanciate a favore della Russia rispetto a quelle che abbiamo con gli stati della riva sud del Mediterraneo e del Levante, ma questo è un altro discorso.

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