IL FATTO/ Il giudice: siamo sicuri che togliere i bambini obesi alla famiglia sia la cura migliore?

- int. Alda Maria Vanoni

A Dundee, in Scozia, quattro bambini tra i cinque e gli undici anni sono stati tolti ai genitori a causa della loro obesità e ora rischiano di essere adottati da altre famiglie. ALDA VANONI

obesitar400 Il problema dell'obesità in Gran Bretagna (Fotolia)

A Dundee, in Scozia, quattro bambini tra i cinque e gli undici anni sono stati tolti ai genitori a causa della loro obesità e ora rischiano di essere adottati da altre famiglie. La decisione dei servizi sociali ha già scatenato numerose polemiche in Gran Bretagna, dove si parla di campagna discriminatoria nei confronti delle persone sovrappeso: tutto è cominciato nel 2008, quando i servizi sociali lanciano un ultimatum alla famiglia scozzese, in cui la bambina di tre anni pesa già 25 chili, la sorella di 11 arriva a 76, mentre il dodicenne supera la soglia dei 100. I genitori sono costretti a intervenire facendo fare attività fisica ai propri figli e controllando il consumo di cibo spazzatura, ma dopo tre mesi la situazione non cambia e i minori vengono per la prima volta dati in affidamento. La coppia di genitori protesta animatamente e il Comune decide per un particolare programma di monitoraggio, in cui l’intera famiglia deve vivere per due anni in una casa dove ogni pasto è controllato da un assistente sociale e il coprifuoco fissato per le 23. Anche questo incredibile esperimento però si rivela fallimentare, e gli assistenti sociali arrivano così alla decisione di allontanare definitivamente i quattro bambini più piccoli.

La Gran Bretagna, uno dei paesi più obesi del mondo, sta conducendo una vera e propria guerra contro questo fenomeno che ogni anno, secondo gli esperti, costa al servizio sanitario nazionale circa 45 miliardi. IlSussidiario.net ha chiesto a Alda Vanoni, già giudice presso il tribunale dei minori di Milano e già presidente nazionale dell’Associazione Famiglie per l’Accoglienza se, per contrastare un fenomeno dilagante come l’obesità, un governo può arrivare al punto di spezzare un nucleo familiare, allontanando i figli dai propri genitori e addirittura arrivare a darli in adozione ad altre famiglie: «La notizia come riportata dai media sembra contenere solo la versione della famiglia – il comune non ha dato spazio ad alcun commento, limitandosi a dichiarare di aver agito nell’interesse dei minori, per il loro benessere e la loro sicurezza: questo potrebbe far immaginare che ci sia dell’altro che non conosciamo, e che la decisione possa essere stata presa in considerazione di altri elementi che la famiglia ha preferito non rendere pubblici. Se invece la notizia corrispondesse alla realtà, cioè che quattro bambini sono stati allontanati dalla famiglia solo perché obesi, ci sarebbe molto da obiettare. E’ vero che in casi di forte obesità il problema non è più puramente estetico, ma che riguarda il bene della salute: la sua tutela va però garantita senza negare o pregiudicare l’integrità psicologica dei minori. Nella vicenda in esame, i genitori hanno dichiarato di volere molto bene ai propri figli e di aver fatto il possibile per farli dimagrire, e questo sembra indice di un reale rapporto affettivo all’interno della famiglia. Mi sembrerebbe poi una pessima decisione quella di sradicare completamente dei figli da una famiglia a cui gli stessi sentono di appartenere, sarebbe una vera violenza decisa da un’autorità estranea al rapporto, e non importa se motivata “a fin di bene”».

Alda Vanoni spiega poi la legge italiana sull’adozione, che «prevede che vengano adottati non i bambini che hanno una famiglia non idonea, ma coloro che non ce l’hanno proprio, oppure che sono nelle situazioni in cui è così carente da ritenersi inesistente. In questa vicenda non può ritenersi “inesistente” una famiglia che ha aderito al pesantissimo programma di “monitoraggio” tentando di migliorare la situazione sanitaria dei figli; non hanno raggiunto i risultati prefissati, cioè sono inadeguati, ma questo non autorizza l’autorità a strappare i bambini dalla famiglia, è una violenza sociale. Anche il programma di monitoraggio mi è sembrato molto pesante, perché la famiglia ha una sua identità e soggettività che, ove necessario, va sostenuta, aiutata e indirizzata, ma deve essere sempre e comunque rispettata, e metterla sotto osservazione 24 ore su 24 è un’intromissione che non rispetta».

Questa vicenda non convince però del tutto la Vanoni, secondo cui potrebbe essere leggermente “gonfiata” o comunque travisata: «Per quanto si possa pensar male dei servizi pubblici, questo sembra proprio esagerato, quindi potrebbero esserci degli altri elementi non noti. Quando in Italia bambini vengono tolti dalla famiglia, l’autorità si muove su ragionevole accertamento (anche se iniziale e necessario di ulteriori approfondimenti) di una situazione di pericolo, di abuso, di maltrattamento o di gravissima incuria. In questo caso però sembra che i genitori si siano dati da fare per seguire i dettami del servizio sociale pubblico».

Chiediamo a Alda Vanoni in che modo uno Stato potrebbe intervenire per il benessere dei bambini senza però smembrare una intera famiglia: «Non è facile pensare a modalità di intervento su dei bambini che già da così piccoli sono obesi: si potrebbe pensare a dei programmi diurni, in cui i bambini vengono aiutati dalla mattina alla sera per garantire loro una corretta alimentazione. Oppure potrebbero far trascorrere loro qualche giorno in strutture specializzate, ma senza arrivare a darli in adozione ad altre famiglie. Comunque bisogna anche capire che, nonostante questo sia un grande problema, lo Stato non sempre può raddrizzare tutte le cose che vanno male nella società, e c’è un livello davanti al quale non si può fare molto, e strappare un bambino dalla propria famiglia è la cosa più drastica a cui si possa pensare».





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