VIA CRUCIS/ A Rio de Janeiro una croce turba il riposo di una giornata “normale”

- La Redazione

Centocinquanta persone hanno partecipato alla Via Crucis che si è snodata la mattina del Venerdì Santo, tra i viali del Parco do Flamengo, uno dei più frequentati della città

viacrucis_riodejaneiro_2013 Via Crucis a Rio de Janeiro

Rio de Janeiro, Parco do Flamengo, uno dei più frequentati parchi della città: ieri, Venerdì Santo, chi c’era ha visto una via Crucis, non fatta dai grandi numeri cui si è abituati nelle metropoli brasiliane, ma ugualmente significativa: un segno di fede nella disattenzione della città. Ecco le riflessioni di uno dei partecipanti al gesto.

Siamo in 150 più o meno nella processione che attraversa il Parco do Flamengo, luogo di jogging e corse in bicicletta dei giorni di riposo e di festa a Rio de Janeiro. Alla mia sinistra Matheus di 14 anni porta la croce, vicino a me Victor e Gabriel di 10 anni, tutti camminiamo in silenzio.

A un certo punto vedo un signore che passa dall’altro lato della strada, passeggia col suo cane… E vibrano dentro di me le parole di Péguy appena sentite: “Le autorità pensavano che andasse tutto bene, fino al giorno in cui cominciò la sua missione. Fino al giorno in cui ha introdotto il disordine, il maggior disordine mai sentito al mondo, il più grande ordine che si sia mai sentito al mondo, l’unico ordine, che mai si sia sentito al mondo….”.

Che incrocio di strade quello tra questo signore e noi. Lui, tranquillo, cercando riposo in questa giornata normale, ordinaria e ordinata, e noi lieti seguendo il più grande disordine che un uomo potesse recare alle giornate spesso immobili dei giorni di festa. Questo incrocio è la possibilità della nostra salvezza, è quello che in fondo cercano e sperano tutti di incontrare.

Sguardi lieti si salutano, torniamo a casa ognuno avendo sperimentato quello che ci diceva Papa Francesco: «Sulla croce Gesù “mi ha amato e ha consegnato se stesso per me”. Ciascuno di noi può dire: Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Ciascuno può dire questo “per me”».

Oggi ci è accaduto proprio questo.







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