OBAMA CONTRO PUTIN/ Spie e guerra fredda, siamo tornati agli anni ’50

- int. Giovanni Morandi

Per GIOVANNI MORANDI, è in atto un riposizionamento degli interessi globali di Russia e Stati Uniti, che portano la tensione tra i due Paesi su livelli simili a quelli della guerra fredda

barack_obama_preoccupato Immagine di archivio

Il presidente Usa, Barack Obama, ha annullato la visita a Mosca del prossimo settembre con una dichiarazione in diretta tv. Uno schiaffo in pieno viso per Vladimir Putin, che aveva invitato il presidente americano per un vertice bilaterale che avrebbe dovuto tenersi nella capitale russa a margine del G20 di San Pietroburgo del 5 e 6 settembre. Tra le ragioni della scelta, Obama ha citato la vicenda Snowden e le discriminazioni nei confronti degli omosessuali poste in atto dalla legge russa. Per Giovanni Morandi, direttore responsabile de Il Quotidiano Nazionale ed ex corrispondente da Mosca, “è in atto un riposizionamento degli interessi globali di Russia e Stati Uniti, che portano la tensione tra i due Paesi su livelli simili a quelli della guerra fredda. La cartina di tornasole di quanto sta avvenendo sono le posizioni contrapposte sulla guerra in Siria, dove Assad abbandonato dall’Occidente è stato soccorso da Mosca”.

Morandi, qual è il significato di questo strappo tra Stati Uniti e Russia?

Tra Russia e Stati Uniti sta accadendo qualcosa che non si vedeva da almeno un ventennio. Le due superpotenze si stanno riposizionando dal punto di vista degli interessi economici e della politica estera. Al primo posto tra i motivi di divisione c’è la questione mediorientale, e in particolare la situazione in Siria e Iran. Il fatto stesso che il presidente Obama abbia dato in maniera sprezzante l’annuncio della sua non partecipazione al vertice di settembre durante una diretta tv dà la dimensione di come i rapporti siano diventati tesi.

Ritiene che a Obama siano saltati i nervi?

Certamente no. Quella del presidente Usa è stata senza dubbio una mancanza di garbo calcolata. In queste questioni anche la forma ha sempre dei significati, e vale come in nessun altro campo la legge “occhio per occhio dente per dente”. Putin ha sfruttato la vicenda Snowden per mettere in grande imbarazzo l’amministrazione di Washington, e Obama non ha perso l’occasione per restituire la “cortesia”.

Dove porterà la conflittualità tra le due superpotenze?

Porterà sicuramente a una fase nuova. I tempi di Gorbaciov e Bush e del disarmo bilaterale sono molto lontani, anche perché il quadro politico e la crisi economica hanno posto dei problemi e delle questioni nuove. Oggi come ai tempi della guerra fredda c’è un grande ruolo giocato dalle spie, di questi personaggi che sembrano quasi presi in prestito dalla letteratura, ma che hanno un loro significato e una loro verità.

Al di là delle dichiarazioni di facciata, che cosa c’è veramente dietro queste tensioni tra Obama e Putin?

C’è un riposizionamento di tutti gli interessi che riguardano sia la Federazione Russa sia gli Stati Uniti, a cominciare dal petrolio e dalle altre fonti energetiche. Nella guerra siriana è apparsa inoltre evidente la lontananza tra Washington e Mosca. Nel momento in cui Assad è stato abbandonato al suo destino, la Russia è intervenuta in suo soccorso. Ma le questioni sul tappeto sono anche molte altre, e riassumerle in un unico problema non sarebbe rappresentativo della realtà attuale.

 

Quali attori si muovono alle spalle delle due superpotenze?

In questo grande movimento c’è un fantasma, la Cina, che in questa fase è in affaticamento e su posizioni di difficoltà anche come potenza economica, ma sicuramente rimane il partner con cui Usa e Russia dovranno fare i conti in futuro. Anche questo ha il suo peso nel riaprirsi della competizione tra Mosca e Washington.

 

Quali sono le analogie e le differenze tra quanto sta avvenendo e la guerra fredda degli anni ’50-‘60?

Nello spiegare le ragioni dell’annullamento della visita a Mosca, Obama ha dato al suo “no” un significato anche di contenuto. Era da almeno un paio di decenni che gli Stati Uniti non toccavano il tema dei diritti umani in Russia. Bisogna risalire ai tempi dell’Unione Sovietica, quando uno dei motivi che rendeva inconciliabile la possibilità di un avvicinamento erano le rivendicazioni sui diritti umani da parte dei dissidenti russi. Le denunce di questi ultimi mettevano sotto gli occhi di tutti che come ebbe a dire Reagan quello di Mosca era “l’impero del male”.

 

Oggi però a differenza di allora le tensioni non rischiano di scatenare una terza guerra mondiale…

Questa è un’altra grande differenza. Negli anni ’50-‘60 c’era un serio pericolo militare, perché c’era una competizione per la vittoria globale con pesanti contingenti schierati a Est e a Ovest sugli scenari europei. Mi pare improbabile che oggi si torni a quella situazione, ma qualcosa di quel passato comunque ritorna.

 

(Pietro Vernizzi)





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