DALLA GRECIA/ Perché stupirsi dei 24.000 euro a Varoufakis?

- Sergio Coggiola

Yanis Varoufakis, ex ministro greco, ha ricevuto 24.000 euro per la sua partecipazione a Che tempo che fa. Per SERGIO COGGIOLA non c'è da stupirsi più di tanto della cosa

YanisVaroufakises_R439 Yanis Varoufakis (Infophoto)

A giorni, il primo novembre, sapremo se la scena politica ellenica, forse europea – e, perché no, mondiale -, assisterà alla “carica dei 1101”, con alla testa il poliedrico Yanis Varoufakis. L’ha promesso, tramite video e internet. Ma sarà un nuovo movimento politico? Una trasmissione satirica?  Dal filmato – sembra un “trailer” di un film di spionaggio – nessun indizio. Non resta che aspettare, con trepidazione.

Comunque sia Yanis Varoufakis non ha rinunciato alla ribalta per dedicarsi all’insegnamento e alla ricerca. Gira il mondo per raccontare la sua esperienza di ministro delle Finanze di un Paese sconfitto e in bancarotta. Su un punto comunque ha ragione nei suoi racconti: il referendum doveva servire per la sconfitta della linea del governo, dunque per giustificare la futura resa di Atene alle richieste dei creditori. Di quel risultato a sorpresa non c’è più traccia nella narrazione politica e sociale. 

La crisi economica, le trattative con l’Ue, le schermaglie tra lui e Schauble, la volatilità dell’euro sono gli assiomi dei suoi interventi pubblici. Perché dunque stupirsi che tagli a stipendi e pensioni, a cure mediche, a servizi sociali essenziali e via discorrendo siano diventati materia di “intrattenimento” per un pubblico curioso, e forse un tantino morboso? Che cosa hanno in comune quegli ascoltatori con i protagonisti coatti e passivi di questa euro-tragedia? Nulla. Perché stupirsi se Varoufakis per questi suoi racconti chieda di essere retribuito. Perché stupirsi se l’italica Rai gli ha versato 24.000 euro per una sua tele-conferenza, se il conduttore non ha saputo fargli le domande giuste (già, chi in Italia conosce a fondo la situazione ellenica?): l’arena dello spettacolo esige il “sangue” delle vittime. 

Comunque sia, un’inchiesta della tv francese – i giornalisti ellenici sono troppo occupati  a capire le prossime e confuse mosse del governo – ha rivelato il tariffario di Varoufakis: per una sua partecipazione, fuori dai confini europei – chiede 55.000 euro. Ovviamente è arrivata la smentita dall’ex ministro: “Finora e da quando sono uscito dal governo ho tenuto dieci discorsi e ho partecipato a trenta dibattiti. Per tutto questo ho ricevuto 1.100 euro, neanche i soldi per i taxi”. Beh, almeno con la Rai ha cambiato strategia economica. 

C’è da stupirsi? No, prima di lui, l’ex primo ministro George Papandreou ha girato il mondo a raccontare le disgrazie elleniche – anche lui un testimone diretto della crisi. Il suo onorario era di 50.000 dollari. Lo stesso non ha potuto fare il suo ministro della finanze, Giorgos Papakonstantinou, troppo impegnato con la giustizia ellenica che lo accusava di aver cancellato alcuni nomi dalla famosa “lista Lagarde”, l’elenco dei grandi evasori. 

Entrambi hanno contrastato le imposizioni europee in nome dell'”orgoglio nazionale”  e della sua “indipendenza” – la Grecia ad esempio è forse l’unico Paese che festeggia l’inizio di una guerra (28 ottobre 1940, il giorno del “no” alle richieste di Mussolini) – eppure eccoli girare il mondo – ormai Papandreou ha esaurito il suo carburante politico – a raccontare, dietro compenso, una tragedia di cui sono stati primi attori.







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