STRAGI DI PARIGI/ Il tassista musulmano in lacrime: nessuno vuole salire sulla mia macchina

- La Redazione

Il tassista musulmano che scoppia in lacrime perché nessuno vuole salire sulla sua macchina dopo gli attentati di Parigi, ecco la storia raccontata da un passeggero di New York

taxi_notte_milanoR439 Immagine di archivio

Un tweet che in pochissimo tempo è stato condiviso quasi centomila volte, quello di un newyorchese che venerdì notte poche ore dopo le stragi di Parigi ha chiamato un taxi. Appena salito il conducente ha cominciato a piangere: lo ha ringraziato perché, ha detto, da più di due ore nessuno voleva salire sulla sua macchina quando capivano che era un musulmano. Questa storia l’ha raccontata Alex Malloy che venerdì sera a Manhattan come tante altre volte ha fermato un taxi per farsi condurre a un appuntamento. Il tassista, ha raccontato, ha pianto per tutti i 25 minuti della corsa, “i 25 minuti più tristi della mia vita” ha detto, aggiungendo di aver pianto anche lui. «Continuava a dire, “Allah , Il Mio Dio, non crede in questo! La gente pensa che io sia una parte di quello che sta succedendo, ma io non lo sono. Nessuno vuole venire in macchina con me perché si sentono insicuri. Non riesco nemmeno a fare il mio lavoro”». Un ragazzo di 25 anni, quel tassista: «Non riesco a credere che ho dovuto ascoltare queste parole da un ragazzo che voleva solo portarmi a casa e fare il suo lavoro. Vi prego di smetterla con la generalizzazione nei confronti di queste persone, di distinguerli dagli atti di violenza da parte degli estremisti. Smettete di dire “i musulmani sono il problema”».







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