DALLA GRECIA/ Le “scosse” che avvicinano le elezioni ad Atene

- Sergio Coggiola

Tsipras è pronto a dar vita al rimpasto di Governo. Per SERGIO COGGIOLA il nuovo esecutivo non potrà andare lontano e quindi le elezioni anticipate sono inevitabili

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Le vecchie abitudini sono dure a morire. Ieri, il sindacato del pubblico impiego ha indetto uno sciopero per protestare contro le nuove misure del governo. Al suo fianco, ma separatamente, sono scesi in piazza anche i sindacati che fanno riferimento al Kke (Partito Comunista di Grecia). Ieri si sono votate le prime misure, sono più pesanti rispetto ai termini dell’accordo, come ad esempio l’aumento immediato del Fpa (Iva) per gli alberghi. 

Oggi Alexis Tsipras darà il via al rimpasto. Fuori i ribelli, dentro facce nuove. Ma il nuovo governo di coalizione Syriza-Greci Indipendenti non andrà molto lontano. Troppe le contraddizioni interne e i cambi di marcia. Per mettere in moto la macchina delle riforme ci vorranno altre elezioni che esprimano un governo che dichiari esplicitamente di voler attuare le riforme, perché altrimenti le rate del prestito verrebbero bloccate. Quando? Forse il più in fretta possibile per evitare che i “resistenti” di sinistra si organizzino e inizino una feroce opposizione.
Nella sua intervista di martedì sera, Tsipras ha ammesso di aver cercato finanziatori fuori dall’area geografica europea. Cina e Russia lo hanno invece consigliato di restare nella zona euro. Eppure il capo-fila della Piattaforma di sinistra, Panagiotis Lafazanis, aveva già “venduto” l’arrivo di 5 miliardi quale caparra che Mosca avrebbe versato ad Atene per la costruzione del gasdotto turco-russo. L’ex ministro è noto per alcune sue posizioni politiche ed economiche. È lui il “dracmista” per eccellenza, è lui che sostiene che “la Grecia ha altre soluzioni per uscire dalla crisi e altre strade da percorrere”. 

Ieri, il quotidiano “I Kathimerinì” ha rivelato una sua proposta, forse la più geniale. Secondo il giornale, l’idea di Lafazanis, che l’avrebbe esposta anche durante un consiglio dei ministri, era di “occupare” la Zecca dì Stato (equivalente ellenico del Palazzo d’Inverno?), sequestrare i 22 miliardi ivi depositati e iniziare a stampare dracme. Nella fase di transizione, i 22 miliardi sarebbe serviti a pagare stipendi e pensioni e far fronte alle spese correnti. Nell’intervallo tra il conteggio del malloppo e una pausa, si sarebbe costretto il Governatore della Banca di Grecia, Yannis Stournaras alle dimissioni. 

Secondo fonti governative, Lafazanis si era dichiarato entusiasta circa la proposta di Yanis Varoufakis di attivare la moneta parallela usando gli Iou. Non c’erano dubbi.







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